C’è chi si approfitta della guerra e chi si approfitta della pace. Spesso sono gli stessi. Tra questi spiccano le banche.
Dopo tre anni di conflitto in Ucraina ed ora che la pace con la Russia pare un’ipotesi più concreta, le banche – ma anche le grandi multinazionali – si stanno attrezzando per coglierne i vantaggi e magari aumentare i loro dividendi.
Ad esempio la banca d’affari Goldman Sachs registra “flussi sproporzionati verso i settori e i titoli legati al tema del cessate il fuoco in Ucraina”.
Milano Finanza commenta questo come “Un fatto che porta a supporre che sempre più investitori stanno iniziando a prevedere in portafoglio un calo progressivo del rischio Ucraina. Detto in una parola: i mercati sentono profumo di pace”.
La stessa Goldman Sachs ha creato di recente un paniere di società quotate dedicato appositamente a questo scenario con il lancio dell’indice Ukraine Ceasefire (GSXECEAS Index) che comprende le 50 società europee più sensibili alla risoluzione del conflitto fra Ucraina e Russia. Un paniere di azioni che vale, nel complesso, quanto a capitalizzazione aggregata, 1,5 trilioni di dollari e comprende titoli specializzati nella (ri)costruzione, alcune banche, compagnie aeree e titoli rivolti ai consumatori che potrebbero beneficiare di un accordo di pace.
Per quanto sia salito del 5,5% subito dopo la notizia di un possibile accordo di pace in Ucraina, l’indice “continua a essere scambiato con uno sconto del 30% rispetto al mercato e ben al di sotto dei massimi storici del 2021, offrendo punti di ingresso interessanti”, commentano gli analisti della banca d’affari.
Emblematicamente anche la seconda banca italiana – Unicredit – sembra voler trarre vantaggio dalla possibile fine del conflitto in Ucraina. Il gruppo bancario – il più attivo nei paesi dell’Est – è stato uno dei pochi rimasto in Russia nonostante le sanzioni.
Unicredit in questi anni si era rifiutata di cedere la sua controllata russa se non ad un «prezzo equo», fra mille difficoltà normative e legali e soprattutto pressioni della Russia a cedere la sua controllata russa a valori irrisori.
“Se il quadro politico cambia, la nostra capacità di vendere la banca in Russia a condizioni più interessanti è destinato a migliorare, perché, la situazione si normalizzerà per entrambe le parti”, ha affermato Orcel nel corso dell’intervista al Financial Times. “Quindi potremo uscire a prezzi decisamente migliori”.
Altre grandi banche europee come Société Générale e Ing ad esempio avevano scelto di uscire subito dalla Russia ma subendo forti svalutazioni. Diversamente Unicredit ha invece continuato a operare in Russia nonostante le pressioni da parte della Ue e della Bce di accelerare l’uscita dal mercato russo.
“La banca si è «impegnata seriamente negli ultimi tre anni con un numero significativo di controparti nell’esplorazione di tutte le opzioni di uscita dalla Russia”, ha aggiunto Orcel, “ma date le diverse complessità e sanzioni in atto, non siamo stati in grado di andare avanti col processo».
Il problema è che nonostante le sanzioni la Russia ha inciso per il 5% dei ricavi totali del gruppo Unicredit lo scorso anno. Non solo. Questi ultimi sono saliti del 9% a 1,3 miliardi di euro nel 2024 e la Russia ha contribuito con 577 milioni di euro di utile netto annuale su 9,3 miliardi totali.
Milano Finanza sottolinea come Unicredit abbia nel frattempo ridotto di molto i prestiti e i depositi in Russia e si aspetta quindi che i profitti derivanti dalle attività russe saranno “marginali” entro il 2027.
Ma con gli scenari che cambiano anche gli interessi della banca li potrebbero trovare interessanti. A meno che non sia costretto, Orcel afferma che non venderà la propria controllata in Russia “per un euro o a un valore che non sia un prezzo equo”.
Nell’intervista al Financial Times il boss di Unicredit afferma di ritenere che il potenziale recupero dell’economia europea dalla fine della guerra in Ucraina sia stato sottovalutato. “La fine della guerra, che spero avvenga alle giuste condizioni, eliminerà l’incertezza geopolitica... e i livelli di investimento e rimbalzo saranno davvero significativi. I mercati lo hanno ignorato per ora, ma lo vedremo”.
Tra le righe emerge piuttosto nitidamente la soddisfazione di un banchiere che se ne è “impippato” delle sanzioni alla Russia durante la guerra ed ora pensa di poterne ricavare guadagno, come tutti i banchieri del resto.
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