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21/02/2025

Oggi a Riad il vertice arabo sul futuro di Gaza

L’Arabia Saudita ospita oggi i leader di Egitto, Giordania, Qatar ed Emirati Arabi Uniti a Riad per discutere la proposta egiziana sul futuro della Striscia di Gaza. I più stretti partner arabi degli Stati Uniti in Medio Oriente sono stati gettati nel caos quando Trump ha detto di voler svuotare Gaza dai palestinesi e prendere il controllo dell’enclave, ma hanno iniziato a muoversi su una controproposta.

Il vertice arabo a Riad si svolge contemporaneamente ad un evento economico a Miami ospitato dal Fondo per gli investimenti pubblici dell’Arabia Saudita. Trump ha più volte affermato di essere ansioso di vedere aumentare gli investimenti sauditi negli Stati Uniti e ha in programma di parlare all’evento. Il debito annuo di duemila miliardi di dollari che attanaglia gli Stati Uniti deve infatti essere coperto dagli investitori esteri, il rischio è il crack degli USA.

Dopo l’incontro a Washington tra Trump e il re Abdullah di Giordania all’inizio di febbraio, alcuni ritengono che il sovrano hascemita sia riuscito a convincere Trump ad abbandonare la sua idea di acquisizione di Gaza in cambio di un piano postbellico guidato dal Cairo, ha detto un funzionario egiziano a Middle East Eye.

Il piano egiziano prevede che i palestinesi rimangano nella Striscia di Gaza. Vivranno in alloggi mobili mentre i detriti vengono rimossi e inizia la ricostruzione. Il principale punto critico è chi pagherà per la ricostruzione e gli alloggi temporanei.

L’ipotesi di Trump che gli Stati Uniti prendano il controllo dell’enclave senza pagarla appare uno stratagemma per far pagare il conto agli stati arabi del Golfo. Una valutazione congiunta fornita martedì dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale ritiene che saranno necessari più di 50 miliardi di dollari per ricostruire Gaza, di cui almeno 20 miliardi di dollari nei primi tre anni. Ma Egitto e Giordania sono a corto di liquidità, quindi i candidati a pagare il conto sarebbero l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar.

E poi c’è la situazione sul campo. Israele è fermamente contrario alla creazione di uno Stato palestinese e all’unificazione di Gaza e della Cisgiordania occupata sotto un unico governo palestinese. Ma questa è anche la precondizione ufficiale dell’Arabia Saudita per normalizzare le relazioni con Israele. Il piano egiziano per il controllo di Gaza prevede una forza di polizia composta da palestinesi di Gaza ma che non appartengono ad Hamas nè all’Autorità Nazionale Palestinese. Nel frattempo, verrebbero nominati dei tecnici e notabili locali per governare l’enclave nei suoi primi giorni.

Del resto già adesso come parte dell’accordo di cessate il fuoco, contractors militari privati americani ed egiziani sono stati dispiegati nel corridoio Netzarim che divide Gaza.

Tra i candidati a governare Gaza rispunta la figura di Mohammad Dahlan, ampiamente screditato tra tutte le fazioni palestinesi ma uomo di fiducia degli Emirati Arabi Uniti ed anche degli egiziani. Dahlan ha viaggiato spesso al Cairo negli ultimi mesi. Era un ex membro dell’Autorità Palestinese a Gaza, ma si è scontrato con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ed è stato espulso.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato pubblicamente di essere disposti a schierare forze di pace arabe a Gaza in cambio di una nuova leadership nell’Autorità Palestinese. Ma l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti hanno interlocutori diversi tra i palestinesi, se sarà dovranno trovare un accordo.

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