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26/02/2025

Israele bombarda la Siria dopo le manifestazioni contro l’occupazione del Golan

Aerei da guerra israeliani hanno lanciato una serie di attacchi martedì notte, prendendo di mira la città di Kisweh, situata a soli 20 chilometri a sud di Damasco, e altri siti nella provincia di Daraa.

I raid, riportati dai residenti locali, dai media siriani e dall’agenzia Reuters, hanno colpito installazioni militari, anche se i dettagli rimangono scarsi. Gli attacchi hanno fatto seguito a giorni di tensione, durante i quali la Siria ha condannato le azioni israeliane nella regione e ha chiesto il ritiro delle forze straniere. Resta da vedere se questi attacchi segnaleranno un’intensificazione del coinvolgimento di Israele in Siria.

Israele ha preso di mira al-Kiswah nella campagna di Damasco e nelle vicinanze della città di Izraa nella campagna di Daraa, nel sud della Siria, e le forze israeliane sono penetrate nel villaggio di Ain al-Bayda nella campagna di Quneitra, nel sud della Siria, secondo quanto hanno confermato fonti ad Al Jazeera.

I raid israeliani hanno preso di mira un sito militare appartenente al Ministero della Difesa siriano a Tal al-Hara, nella campagna occidentale di Daraa. Le fonti hanno indicato ad Al Jazeera che le forze israeliane sono penetrate fino al confine amministrativo tra le province di Daraa e Quneitra nel sud della Siria. I bombardamenti israeliani sono avvenuti mentre a Damasco si era conclusa martedì la prima conferenza di dialogo nazionale.

I siriani sono scesi in piazza lunedì nel sud del paese per protestare contro l’espansione di Israele e le dichiarazioni del suo primo ministro secondo cui le forze armate siriane non possono muoversi a sud della capitale.

In un discorso tenuto domenica, Benjamin Netanyahu ha detto che non permetterà alle forze dei nuovi governanti siriani di “entrare nell’area a sud di Damasco”. “Prendete nota: non permetteremo alle forze di HTS o al nuovo esercito siriano di entrare nell’area a sud di Damasco”, ha detto, riferendosi al nuovo governo siriano e a Hay’at Tahrir al-Sham, il principale ex gruppo ribelle oggi al potere a Damasco.

Riunendosi nelle piazze delle province citate da Netanyahu, i siriani hanno espresso lunedì il loro fermo rifiuto di qualsiasi smilitarizzazione. “Netanyahu, porco, la Siria non è per la divisione”, hanno cantato a Daraa, insieme a “La Siria è libera, Israele vattene!”.

Nel frattempo, anche i manifestanti drusi del Golan hanno tenuto una manifestazione a Sweida, portando striscioni che respingevano l’invasione di Israele nella loro regione. “Il popolo di Sweida fa parte della Siria e non accetterà altro che lo Stato siriano. La legge siriana è la loro protettrice e garante dei loro diritti”, si legge su un cartello.

A Quneitra la popolazione ha esposto cartelli che sottolineavano la loro appartenenza alla Siria e il rifiuto di qualsiasi occupazione israeliana. La maggior parte della provincia di Quneitra è occupata da Israele dal 1967.

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