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24/02/2025

Psicodramma a Kyev. Zelenskij disposto a dimettersi in cambio dell’adesione alla Nato

Sulla possibile conclusione della guerra in Ucraina ogni giorno si manifesta una ruvida novità, fino a rasentare lo psicodramma come quello messo in scena dal presidente ucraino Zelenskij, il quale ha annunciato di essere pronto alle dimissioni in cambio della pace o dell’adesione dell’Ucraina alla Nato. Una contraddizione in termini perché è proprio quest’ultimo scenario – più che la sorte politica di Zelenskij – che la Russia ritiene un punto non negoziabile.

“Penso che la Nato sia l’opzione più economica”, ha detto Zelenskij. “In ogni caso, indipendentemente da chi la sostiene o meno, l’argomento è sul tavolo. E sarà sul tavolo delle garanzie di sicurezza e dei negoziati”, ha continuato. “Non so come le trattative finiranno ma sarà sul tavolo”.

La pace con la Russia “è impossibile senza garanzie di sicurezza per l’Ucraina, incluse l’adesione all’Ue e fondi per le Forze armate. Servono garanzie che siano anche di sicurezza economica” e “questo per noi è l’adesione all’Unione europea”. In secondo luogo, serve finanziare “un esercito di almeno 800 mila unità se non entreremo ancora nella Nato”, ha continuato il presidente ucraino.

L’enorme pressione su Zelenskij del suo ex mandante – gli USA – non sta risparmiando nulla alla leadership ucraina, inclusa la pretesa della definizione in tempi brevi dell’accordo per fornire agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari di terre rare presenti sul territorio dell’Ucraina e che, non da oggi è bene precisare, fanno gola agli USA. Non è superfluo rammentare che società Usa – incluse quelle legate al figlio di Biden – già da tempo avevano cominciato a mettere mano a queste risorse naturali dell’Ucraina.

Zelenskij ha parlato degli aiuti Usa, affermando che: “So che abbiamo ricevuto 100 miliardi di dollari (di aiuti statunitensi) e questo è un fatto”. Tuttavia, non ha intenzione di interpretarli come debiti perché sono aiuti che ha negoziato con il Congresso Usa e con l’ex presidente degli Stati Uniti, Biden. Se ora gli Usa intendono offrire altri aiuti che però sarà necessario restituire in seguito “sono pronto a questo dialogo”, ha continuato. “Sono sicuro che sarà positivo, che mi piaccia o meno, perché di aiuto abbiamo bisogno”.

Il presidente ucraino ha infine detto che non intende firmare un accordo sui minerali rari con gli Stati Uniti “che sarà pagato da dieci generazioni di ucraini”. Serve un accordo che consenta di “rimanere amici e partner”. Zelenskij ha dichiarato di rifiutarsi di riconoscere che l’Ucraina deve agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari per gli aiuti di guerra che Washington ha fornito a Kiev, una cifra spesso citata dal presidente americano Donald Trump (una cifra di molto superiore a quanto gli USA hanno sempre dichiarato di aver speso per l’Ucraina, almeno ufficialmente).

Secondo Zelenskij “Devono ancora essere forniti i pacchetti di armi statunitensi per un valore di circa 15 miliardi di dollari”, inoltre, ha fatto sapere che l’Ucraina sta lavorando a un'“alternativa” ai sistemi satellitari per le telecomunicazioni di Starlink, fondamentali per il suo esercito, in un contesto di forti tensioni con il presidente americano e il suo alleato miliardario Elon Musk, proprietario dell’azienda che li produce. Quest’ultimo ha smentito di voler sospendere il decisivo sostegno di Starlink alle forze armate ucraine, ma probabilmente a Kiev hanno cessato di avere fiducia nei nuovi vertici statunitensi.

Il New York Times riferisce che l’attuale proposta degli Stati Uniti riguardo ai minerali critici dell’Ucraina mira a ottenere il 50% dei ricavi dalle risorse naturali dell’Ucraina, senza offrire in cambio alcuna garanzia di sicurezza, secondo una bozza dell’accordo vista dal quotidiano statunitense.

Gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno lavorato intensamente negli ultimi giorni per definire i dettagli di una versione rivista dell’accordo. Ruslan Stefanchuk, presidente del parlamento ucraino, ha dichiarato che Kiev mirava a concludere l’accordo entro oggi, 24 febbraio, terzo anniversario dell’intervento militare della Russia.

I termini della bozza rivista sono praticamente gli stessi di una versione precedente respinta però da Zelenskij, scrive il New York Times citando una bozza dell’accordo datata 21 febbraio. In alcuni casi, le richieste degli Stati Uniti sono ancora più stringenti.

I trumpiani non mollano la presa neanche sulla narrazione della guerra. La guerra è stata “provocata. Questo non significa necessariamente che è stata provocata dalla Russia. Allora c’erano conversazioni sulla possibilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Questo è divenuto una minaccia per i russi”. Lo ha detto l’inviato di Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff in un’intervista alla CNN. “La guerra, a prescindere da chi l’ha iniziata, deve finire. Il presidente vuole essere un pacificatore”, ha aggiunto lo stesso Witkoff, ribadendo che si attende che l’accordo sui minerali con l’Ucraina sia firmato in settimana.

Il neocommissario europeo alla Difesa (figura istituita dalla nuova Commissione, ndr), il lituano Kubilius, in una intervista al Kyev Indipendent si è fatto vanto degli aiuti europei all’Ucraina, a suo avviso superiori a quelli statunitensi. “Durante i tre anni di guerra (su vasta scala), il sostegno dell’UE all’Ucraina, che comprende il sostegno militare, il sostegno al bilancio e il sostegno umanitario, è stato di circa 134 miliardi di euro (140 miliardi di dollari). Se si calcola lo stesso sostegno da parte degli Stati Uniti, si tratta di circa 100 miliardi di dollari. Quindi, il sostegno complessivo dell’Unione Europea è del 30% superiore a quello degli Stati Uniti”.

La proporzione cambia sul piano degli aiuti militari “Se guardiamo al sostegno militare, gli americani hanno fornito circa 60 miliardi di dollari e il sostegno europeo è di 48 miliardi di euro (50 miliardi di dollari)” ha precisato Kubilius.

A cercare di mettere una pezza ad una situazione in Ucraina che ormai pare lacerata in più punti e spazza via tre anni di mistificazioni, l’Unione Europea condurrà i suoi vertici in visita oggi a Kyev: la Von Der Leyen e Costa insieme al premier spagnolo Sanchez.

Una ennesima pantomima come quelle viste in questi anni in cui i paesi europei hanno sistematicamente alimentato la guerra istigando l’Ucraina a proseguire un conflitto che non poteva vincere. Fino ad un epilogo che non era difficile immaginare anche se non con la brutalità con cui lo sta imponendo l’amministrazione Trump.

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