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01/07/2013

Gli Stati Uniti spiano l'ambasciata italiana e al governo Letta sta bene

L'unico governo che ancora non ha protestato con gli Usa per lo spionaggio dei propri "premier" e diplomatici è l'Italia. Un caso sublime di servilismo che sembra aver tolto l'uso della parola persino a dei contafrottole professionali.

Le reazioni delle cancellerie europee sono indignate. Un po' per obbligo formale - nessuno può essere credibile nel chiedere "sacrifici" ai propri cittadini se accetta di essere spiato da quello che riteneva un alleato "liberale e democratico" - un po' perché effettivamente fa incazzare che l'imperatore ti chieda sempre di dargli una mano e intanto con l'altra ti frughi in tasca.
Tanto più se è in corso una "piccola" trattativa sulla costruzione di un mercato comune transatlantico. Qui la politica c'entra un po' meno, ma il business moltissimo. Come fai a fare affari con uno che pretende di sapere prima cosa farai tu, quale prezzo chiederai e quali strategie commerciali vuoi adottare? Si può anche condividere un'ideologia truffaldina, ma insomma, non è che mi puoi fregare e che io debba star zitto.
Litigate tra complici, insomma, sull'entità della parte del bottino. Ma almeno litigate.
Il governo italiano non fa neppure questo. Né sulla sostanza di relazioni commerciali "deviate" da un monopolio informativo che falsa la normale contrattazione tra parti diverse. Né, tantomeno, sulla natura politicamente inaccettabile di un'"alleanza" tanto sbilanciata. Non resta che una conclusione: sapevano di essere spiati e sono contenti di esserlo. Non una parola da Letta il Giovane, ma neanche da Letta il Vecchio. Silenzio assoluto da parte della Bonino (incerta evidentemente sulla propria identità prevalente: ministro italiano o promoter dell'american way of life dalle nostre parti?). Tace il super-esternatore Napolitano. Non si è sentita una parola neppure da Berlusconi, per motivi intuibili. La prova regina è comunque il silenzio di Renzi. "Oh, ragazzi, far star zitto uno così ce ne vuole...", direbbe Bersani. A noi sembra evidente che valga in questo caso il principio del silenzio-assenso: se non protestano, vuol dire che approvano.
Cavoli loro, si potrebbe dire. E invece no. Sono cavoli nostri.
In primo luogo perché le politiche economiche fallimentari e gli sbilanciamenti commerciali ricadono immediatamente sulle nostre spalle; condizioni di lavoro e salariali peggiori, welfare in dismissione, salute collettiva a rischio, ecc.
In secondo luogo perché è impossibile - come paese, ma anche come entità sovranazionale (pensiamo all'Alba latino-americana, se in Europa diventasse possibile un'alternativa simile) - sopravvivere dentro certe relazioni internazionali se non si ha una "classe dirigente" minimamente dignitosa. Questi piccoli figuri tanto abili nel distribuirsi poltrone e costruire clientele sono assolutamente nulla sul piano internazionale. Servi silenziosi di interessi estranei intuiti come superiori, sconfitti nella testa prima ancora di affrontare non una battaglia, ma una semplice trattativa. Incapaci quindi persino di far finta di essere "indignati" davanti a un "alleato" che ti prende manifestamente per i fondelli e, al tempo stesso, non si fida di te.
Da questa gente non potrà mai venire nulla di buono, nemmeno per sbaglio. Non possiedono né la statura né la dignità minime per poterci almeno provare.
Un motivo di più per spazzarli via definitivamente, con tutte le "formazioni" che fanno finta di farsi "concorrenza politica" presenti nel Parlamento attuale.

Fonte

Questo meritava d'essere citato.

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