La Turchia è colpevole di aver ordinato il bombardamento aereo dei due
villaggi curdi di Kuskonar e Kocagi che nel 1994 causò 33 morti ed è
tenuta a pagare un risarcimento alle famiglie delle vittime pari a 2,3
milioni di euro in danni morali. E' quanto ha stabilito ieri la Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo, aggiungendo che Ankara dovrà condurre una
nuova inchiesta sull'accaduto che "metta fine all'impunità" dei
responsabili.
Una sentenza dura, ma non definitiva - la Turchia ha tre mesi di
tempo per fare appello - basata sul "carattere insufficiente
dell'inchiesta" condotta dalle autorità turche sul massacro: Ankara, che
nega da sempre ogni responsabilità sul bombardamento - attribuendolo
invece a una vendetta dei guerriglieri del PKK contro due villaggi
"insubordinati" - ha condotto un'inchiesta di facciata, in cui le
testimonianze dirette venivano raccolte dall'esercito e non da
un'autorità giudiziaria indipendente. E i giudici turchi, secondo la
sentenza, "avevano preconcetti sugli avvenimenti", preconcetti che li
hanno portati ad "incolpare in fretta il PKK senza possedere alcuna
prova".
La versione di Ankara - un'operazione montata dal PKK per punire i
residenti dei villaggi per non voler celebrare il nuovo anno curdo - non
ha retto a Strasburgo, che ha dato invece ragione agli abitanti dei due
villaggi: sono stati bombardati il 26 marzo 1994 dalle forze aeree
turche per essersi rifiutati di collaborare con le autorità contro i
separatisti del PKK. Nell'attacco morirono 33 persone, tra cui donne e
bambini. Secondo la sentenza, "i piloti e i loro superiori hanno
ordinato ed eseguito l'attacco senza preoccuparsi affatto della vita
umana" e le vittime "hanno dovuto affrontare le conseguenze del
bombardamento senza alcuna assistenza umanitaria da parte delle autorità
turche".
Ci sono decine di altri casi come quello di Kuskonar-Kocagi nel
Kurdistan turco, la parte sud-orientale della Turchia, dove l'impunità
per i mandanti, a detta dei giudici di Strasburgo, "era la prassi": dal
1983, infatti, in molte province venne instaurata la legge marziale in
risposta alle attività dei separatisti del PKK, e la guerra civile
scoppiata in quegli anni si protrasse fino alla metà degli anni '90.
Molte zone furono evacuate, migliaia di villaggi curdi distrutti e si
registrarono esecuzioni sommarie extra-giudiziarie da entrambe le parti.
La sentenza, a detta del quotidiano turco Today's Zaman, è comunque
significativa alla luce del bombardamento di Uludere, la notte del 28
dicembre del 2011, in cui 34 curdi rimasero uccisi da un raid aereo di
Ankara: il gruppo, composto in maggioranza da giovani, era diretto al
confine con l'Iraq con l'intento di contrabbandare sigarette e gasolio:
per Ankara erano invece ribelli del Pkk.
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