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17/11/2013

L'Ue sanziona di nuovo l'Iran

L'Iran, come ha dichiarato l'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) dopo un giro d'ispezione nella Repubblica islamica, ha fermato l'espansione del suo programma nucleare. Ancora troppo poco, evidentemente, per l'Unione Europea, che ieri ha ripristinato le sanzioni contro Teheran annullate lo scorso settembre. La notizia è giunta ieri in serata a conclusione di un meeting a Bruxelles dei ministri europei delle Finanze in cui, secondo una fonte diplomatica citata dall'AFP, è stato deciso di re-imporre le misure punitive su sette banche e alcuni organismi iraniani accusati di sovvenzionare il controverso programma nucleare di Teheran: misure che erano state annullate lo scorso settembre dalla sentenza di un tribunale europeo, che le aveva giudicate "illegittime".

Stando alle parole del diplomatico riportate dall'AFP, ripristinando le sanzioni l'Unione Europea ha risposto ai "requisiti di legge in materia di denominazioni" e non "alla politica comunitaria sul programma nucleare iraniano", aggiungendo che "queste decisioni non cambiano in alcun modo il livello di sanzioni dell'Europa contro l'Iran, ma sono destinate a mantenere le inserzioni in corso".

La doccia fredda arriva in un momento molto delicato per il contenzioso sul programma atomico della Repubblica islamica, a pochi giorni dal terzo round di colloqui previsto a Ginevra il 20 novembre tra Teheran e le potenze del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna + Germania) il quale - si vocifera alla Casa Bianca - potrebbe essere decisivo. Fonti dell'amministrazione americana hanno svelato infatti che l'accordo con l'Iran sul programma nucleare "è vicino" ed è "abbastanza possibile" che venga siglato già la prossima settimana a Ginevra.

Due settimane fa, nel corso del secondo round di colloqui, l'accordo che sembrava sul punto di essere firmato - con la Repubblica islamica che aveva ceduto ai compromessi rispetto al piano iniziale presentato a Ginevra e tutti i capi della diplomazia del 5+1 che si erano precipitati nella città svizzera per suggellare l'accordo - è sfumato all'ultimo momento a causa dei paletti imposti dalla Francia. Parigi, infatti, si era improvvisamente allineata con Israele, che da giorni gridava allo "storico errore" che avrebbe prodotto il sollevamento delle sanzioni a Teheran senza che l'arricchimento dell'uranio non fosse cessato del tutto e le scorte in possesso dell'Iran liquidate completamente.

I timori francesi e la strategie belligeranti di Tel Aviv sono state parzialmente smentite dall'agenzia Onu per il nucleare giovedì scorso, quando al termine di una visita dei siti iraniani l'Aiea aveva dichiarato che Teheran aveva congelato l'espansione del suo programma nucleare. Secondo il rapporto dell'agenzia Onu, infatti, negli ultimi tre mesi soltanto quattro nuove centrifughe sono state installate presso l'impianto di Natanz, a fronte di 1.861 macchine messe in atto nel periodo precedente.

Presso l'impianto di Fordo - il più allarmante per la comunità internazionale, dato che arricchisce uranio che può essere utilizzato per un ordigno nucleare se altamente purificato - invece, nessuna nuova centrifuga è stata messa in funzione. Il rapporto dell'Aiea ha poi sottolineato che l'Iran non ha iniziato a far operare nessuna delle centrifughe di nuova generazione IR-2M - necessarie per produrre in breve tempo abbastanza uranio arricchito per una possibile bomba - che "nessuna delle principali componenti" erano state installate nel reattore ad acqua pesante in costruzione ad Arak.

Un rapporto che non ha minimamente intaccato le posizioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è detto "non impressionato" dalla relazione dell'Aiea. "L'Iran - ha detto Netanyahu - non ha bisogno di espandere il suo programma perché già possiede le infrastrutture necessarie a costruire un ordigno nucleare". Il primo ministro è impegnato in una strenua opera di convincimento dell'alleato americano, per cui ogni occasione è buona per fare pressione: l'ultimo episodio viene da Washington, dove durante una visita il ministro israeliano dell'economia Naftali Bennet - leader di "Focolare ebraico", partito nazionalista religioso partigiano della colonizzazione dei Territori palestinesi occupati - ha cercato di far pressione sul Congresso americano per non allentare le sanzioni all'Iran. Normale, per un paese in cui - secondo un sondaggio pubblicato ieri - due terzi della popolazione si dice contraria a un accordo sul nucleare iraniano.

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