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15/11/2013

Egitto e Russia verso la cooperazione militare

Un affare da due miliardi di dollari in armamenti riscalda i rapporti, un tempo freddi, tra Mosca e il Cairo che paiono avviarsi verso il rilancio di una ampia cooperazione militare. L'Egitto, dunque, guarda al Cremlino, dopo il recente taglio degli aiuti (1,3 miliardi di dollari l'anno) al governo egiziano da parte dell'amministrazione statunitense. La decisione della Casa Bianca è seguita al golpe delle Forze armate che lo scorso 3 luglio ha deposto l'ex presidente Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani.

I ministri russi degli Esteri e della Difesa, Serghiei Lavrov e Serghiei Shoigu, hanno incontrato al Cairo i colleghi egiziani e il capo dei militari e ministro della Difesa Abdel Fattah el Sissi, per proporre all'Egitto elicotteri di ultima generazione, caccia Mig-29M/M2, sistemi di difesa anti-aerea, missili anti-carro Kornet ed equipaggiamenti moderni per un valore di oltre due miliardi di dollari. "Adesso la parola passa al nostro rispettabile partner", ha detto Zavaili in un'intervista a Ria Novosti.

Un vertice definito "storico" dalla stampa egiziana, i cui dettagli non sono ancora noti, ma che prelude a una nuova fase nei rapporti tra i due Paesi vicini ai tempi dell'Unione sovietica. Negli anni Sessanta e Settanta l'Urss era il principale fornitore di armamenti dell'Egitto, ma la cooperazione si esaurì, a favore degli Stati Uniti, in seguito all'accordo di pace siglato tra il Cairo e Israele. Secondo il quotidiano russo Vedomosti, dietro l'affare ci sarebbero i soldi dell'Arabia Saudita che ha sostenuto la cacciata di Morsi e ha elargito i suoi petrodollari al governo dei militari.

Il golpe è stato seguito da una serie di manifestazioni di piazza dei sostenitori di Morsi, represse nel sangue dai militari. Dal 14 agosto, giorno in cui le forze di sicurezza hanno sgomberato il presidio di piazza Rabaa, diventata simbolo della protesta, sono morte negli scontri almeno 989 persone, di cui 627 soltanto il 14 agosto.

Il vertice del Cairo è stata anche occasione per parlare di Siria e Russia ed Egitto si sono trovati in sintonia. Lavrov ha ribadito la posizione contraria del Cremlino a ogni intervento militare per risolvere la crisi siriana e l'urgenza di convocare Ginevra 2. Gli ha fatto eco il ministro degli Esteri egiziano, Fahmy: "Esortiamo tutti ad impegnarsi per una soluzione politica".

Fonte

Impressionante il ritrovato protagonismo politico internazionale della Russia, ennesimo segno del declino unipolare americano.

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