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20/11/2013

A Genova, la rabbia dei lavoratori strappa la maschera alla giunta arancione


A luglio, solo i carabinieri avevano protetto la giunta arancione dalla rabbia dei lavoratori delle partecipate che assediavano un comune blindato. Quella mobilitazione spontanea aveva convinto il sindaco a rimandare la delibera che privatizza tutto ciò che a Genova rimane di pubblico (Aster, Amt, Amiu, bagni comunali, farmacie).

Da allora, il sindaco ha iniziato una serie di colloqui con le burocrazie sindacali ben spalleggiato dal PD. L'obiettivo era quello di portare l'attacco azienda per azienda, dividendo il fronte dei lavoratori. Obiettivo che Doria era convinto di raggiungere e che in parte ha funzionato solo con le burocrazie di Amiu (l'azienda che cura la raccolta dei rifiuti), nonostante i lavoratori di questa azienda sì siano autorganizzati raccogliendo al loro interno più di 400 firme contro la privatizzazione.

Il caso più spinoso è quello dell'azienda di trasporto AMT (già passata per una devastante privatizzazione nel recente passato che ha portato solo ulteriori debiti e diminuzione dei servizi).

A maggio i sindacati confederali avevano firmato con l'azienda di trasporto e il comune un accordo che prevedeva enormi sacrifici per i lavoratori e diminuzione dei servizi a fronte di un aumento dei biglietti e degli abbonamenti. Le burocrazie di Cgil, Cisl, Uil e Faisa pensavano di far pagare ai lavoratori il prezzo di un salvataggio che però doveva garantire la proprietà pubblica. I lavoratori più combattivi avevano però rifiutato l'accordo (uscendo sconfitti dal referendum capestro per pochissimi voti) definendolo inutile e capendo che sarebbe servito a poco. Le trattative di questi giorni tra il comune e i sindacati di AMT sono girate a vuoto. Il comune ha ribadito la volontà di privatizzare e i sindacati sono stati costretti dai lavoratori a lottare.

Nella giornata di lunedì, il sindaco ha tentato una mossa disperata scrivendo su un social network (!) che la parte della delibera privatizza-tutto riguardante AMT poteva essere stralciata. I lavoratori, però, non ci sono cascati e, nonostante l'intervento repressivo del Prefetto, hanno deciso in assemblea uno sciopero immediato di 24 ore. Questa forma di lotta era già stata usata in passato dai lavoratori di AMT che hanno pagato per mesi in busta paga la sanzione prevista in questi casi. La repressione non ha fermato i lavoratori nemmeno questa volta. Le rimesse si sono bloccate e lo sciopero (con adesione del 100% dei lavoratori) è cominciato la mattina presto.

Nel pomeriggio i lavoratori di AMT sono giunti in Comune, dove hanno trovato molti militanti politici e sociali, ma soprattutto i loro colleghi di Aster e Amiu. Senza perdere un minuto è stato invaso il consiglio comunale. Prima si sono riempiti gli spalti, poi i lavoratori Aster hanno forzato il blocco e invaso l'aula dei consiglieri trascinandosi dietro i lavoratori delle altre aziende. Per ore il consiglio comunale è stato invaso dai lavoratori, mentre il Sindaco è apparso verso le 17 accolto da cori irripetibili.

A questo punto il consiglio comunale è stato interrotto, mentre il Sindaco con arroganza rispondeva negativamente ad una richiesta dei lavoratori riguardo al mantenimento pubblico dell'azienda.

Un corteo di lavoratori si è poi spostato in Prefettura dove è arrivata una convocazione governativa a Giunta e sindacati. Un gruppo di lavoratori è rimasto ad occupare il Comune, mentre un corteo si è portato sotto la Prefettura e ha bloccato per due ore le arterie principali del centro città.

Verso le 19, il nulla di fatto in Prefettura e l'ennesima precettazione dei lavoratori che, rientrati nell'aula comunale occupata, hanno deciso di continuare lo sciopero. Ai lavoratori AMT si sono aggiunti gli operai Aster che domani (oggi, ndr) sciopereranno per altre quattro ore.

Ciò che emerge con evidenza è l'enorme rabbia dei lavoratori nei confronti di un sindaco che avevano in gran parte votato. La campagna elettorale del sindaco arancione era centrata sui temi della partecipazione e, pur con notevoli ambiguità, aveva rassicurato i lavoratori sul mantenimento della proprietà pubblica. In questi mesi, dopo un po' di esitazioni, il sindaco ha mostrato il suo vero volto. L'unica partecipazione reale è quella di alcune associazioni, con cui la giunta continua la sua luna di miele assegnando loro spazi e pezzi di città. Il rapporto con i lavoratori però si è incrinato subito. Il PD è il principale artefice delle privatizzazioni e i consiglieri di centrosinistra sono assolutamente sdraiati su queste politiche.

Molti lavoratori hanno capito che da questo tipo di politica non ci si può aspettare niente. Tutti i tentativi del PD e del sindaco di ingannare i lavoratori con piccole concessioni o promesse si infrangono con una crescente quantità di lavoratori che non cade nel tranello. Il ruolo dei movimenti politici e sociali più attenti è quello di far comprendere ad un maggior numero di lavoratori coraggiosi che le privatizzazioni e i disastri che ne conseguono, non sono dei tradimenti ma rappresentano l'unico programma politico per il centrosinistra e per il centrodestra.

Tutto questo ha come conseguenza che, bloccare una delibera, si deve fare e sarebbe una vittoria ma questo risultato può essere mantenuto solo se si innesta su una visione generale di quello che sta accadendo non solo nelle singole aziende, non solo a Genova ma in tutta Italia.

Per questo occorre lavorare e ricostruire una sinistra anticapitalista e comunista che riparta non da accordi di vertice, ma dalle lotte e dai lavoratori più coscienti.

La rabbia e la determinazione di questo pezzo di classe operaia genovese, in questo senso può essere una buona base di partenza.

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