di Michele Paris
Il primo mese dall’entrata in vigore di una delle componenti
fondamentali della cosiddetta “riforma” del sistema sanitario americano
del presidente Obama è stato segnato da infinite polemiche e imbarazzi
per un’amministrazione democratica che ha visto crollare rapidamente
ogni pretesa di promuovere la nuova legge come un passo avanti
nell’offrire una copertura assicurativa accessibile e di qualità per
decine di milioni di americani.
Il primo ottobre scorso ha aperto
i battenti il sito web HealthCare.gov grazie al quale coloro che
risultano sprovvisti di una polizza sanitaria e sono obbligati per legge
ad acquistarne una dalle compagnie private, potrebbero in teoria
scegliere la più adatta alle proprie esigenze mediche ed economiche tra
un ventaglio di piani messi a disposizione (“Exchanges”).
Il sito
è risultato in realtà un fiasco clamoroso che ha costretto il governo
di Washington a correre ai ripari per limitare i danni di fronte alle
critiche alimentate dai repubblicani e dagli altri oppositori della
legge. Lo stesso Obama ha più volte affrontato la questione in pubblico
per assicurare che le difficoltà iniziali sono da attribuire a questioni
tecniche più o meno facilmente risolvibili.
Il Ministero della
Salute (Department of Health and Human Services, HHS) ha finora cercato
di occultare la gravità degli impedimenti del sito che stanno rendendo
più che difficoltosi i tentativi di quegli americani che dovrebbero
dimostrare di avere acquistato una polizza entro poche settimane.
Perciò, non è dato sapere quanti utenti siano riusciti finora ad
ottenere una copertura sanitaria in questo modo, anche se alcuni
documenti ufficiali da poco resi noti hanno rivelato come nelle prime 24
ore dal lancio di HealthCare.gov solo 6 americani avevano visto andare a buona fine la procedura di acquisto.
Altre
rivelazioni giornalistiche hanno poi messo in luce come la Casa Bianca
fosse perfettamente al corrente dei problemi successivamente emersi,
come conferma una comunicazione inviata a fine agosto da CGI Federal -
la compagnia informatica che si è assicurata l’appalto del progetto per
il valore di quasi 100 milioni di dollari - al Centro per i Servizi di
Medicare e Medicaid, responsabile dell’implementazione di questa sezione
della legge, per avvertire che il sito era pronto soltanto al 55%.
Ciononostante,
l’amministrazione democratica ha deciso di far partire il progetto alla
data prevista, soprattutto per evitare possibili nuove polemiche da
parte dei repubblicani già impegnati ad attaccare la legge con
iniziative al Congresso nell’ambito dello “shutdown” e dell’innalzamento
del tetto del debito federale.
Successivamente, il presidente
Obama è finito ancor più nella bufera dopo che le compagnie assicurative
hanno iniziato a inviare lettere di rescissione delle polizze sanitarie
già esistenti a milioni di clienti. L’inquilino della Casa Bianca è
stato così accusato di avere mentito spudoratamente agli americani,
quando in più occasioni aveva promesso che “chi era soddisfatto del
proprio piano sanitario avrebbe potuto conservarlo”. Gli studi interni
al governo nei mesi successivi al passaggio della “riforma” avevano
infatti mostrato come tra il 40% e il 67% dei detentori di polizze di
compagnie private avrebbero perso la loro copertura con l’entrata in
vigore della nuova legge.
Le azioni in corso da parte delle
grandi compagnie sono la diretta conseguenza di una disposizione
contenuta nella “riforma sanitaria” (“Obamacare”) che impone ad ogni
piano assicurativo di includere almeno dieci “servizi essenziali”, tra
cui le cure per la maternità, il trasporto ad una struttura di pronto
soccorso, gli esami di laboratorio e i farmaci prescritti dal proprio
medico.
Dal
momento che milioni di polizze già stipulate da coloro che acquistano
individualmente la propria copertura sanitaria non contengono tutti
questi servizi, le compagnie sono state costrette a rescinderle. Questa
spiacevole sorpresa, secondo alcune stime, potrebbe riguardare fino
all’80% dei 14 milioni di americani che non sono coperti da una polizza
fornita dai loro datori di lavoro o da programmi pubblici.
Soprattutto,
questi ultimi saranno obbligati ad acquistare una nuova polizza che
rispetti gli standard di “Obamacare” pagando premi e costi vivi spesso
molto più alti rispetto a quelli sostenuti finora. Molti altri, inoltre,
non potranno nemmeno beneficiare dei sussidi federali previsti per
l’acquisto di una nuova assicurazione sanitaria perché hanno un reddito
considerato “troppo alto”, anche se si ritroveranno a dover pagare fino a
centinaia di dollari in più al mese, talvolta per piani meno generosi.
Anche
quanti rientrano invece nelle fasce di reddito che hanno diritto ai
sussidi, potendo ottenere a volte un’assicurazione senza sborsare un
solo dollaro, otterranno comunque piani di copertura ridotti all’osso e
con spese consistenti in caso di necessità di cure o servizi non inclusi
nelle polizze.
Come ha spiegato recentemente un articolo del Washington Post,
i dieci “servizi essenziali” imposti da “Obamacare” determinano un
aumento medio dei costi per le compagnie assicurative tra il 30% e il
50%. A ciò va aggiunto il fatto che esse non possono più escludere dalla
copertura sanitaria coloro che hanno “condizioni pre-esistenti” di
malattia, facendo lievitare ulteriormente i rischi e, dunque, anche i
costi che verranno ovviamente scaricati sui loro clienti.
Come
già ricordato, ad esclusione degli americani con redditi da fame, tutti
sono obbligati ad acquistare una polizza assicurativa per non incorrere
nel pagamento di una penale, così che le compagnie private si
ritroveranno con decine di milioni di nuovi clienti e, oltretutto, senza
significativi meccanismi di controllo sui premi da esigere.
Le
difficoltà che sta incontrando l’amministrazione Obama in queste fasi di
avvio della “riforma” approvata dal Congresso nel 2010 stanno
inevitabilmente alimentando gli attacchi da destra dei repubblicani, i
quali sfruttano politicamente una più che legittima avversione per la
nuova legge sanitaria diffusa tra gli americani.
Soprattutto,
però, le vicende di queste settimane confermano come “Obamacare” non
abbia pressoché nulla a che vedere con il diritto ad una copertura
sanitaria accessibile e di qualità per tutti gli americani.
La
“riforma” voluta da Obama, infatti, non è altro che il risultato degli
sforzi della classe politica e delle compagnie assicurative per ridurre i
costi dell’assistenza sanitaria pubblica e privata, riducendo i servizi
offerti ai cittadini e facendo aumentare i profitti delle stesse
corporation che operano in questo settore.
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