20/11/2013
Renzi parte bene... Vuol abolire le pensioni reversibilità
Basta accusare il povero Renzi di fare discorsi senza programmi, che non dicono nulla! Una cosa, parlando alla trasmissione di Michele Santoro, l'ha quasi detta: "in Italia ci sono troppe pensioni di reversibilità, il 30.40% più che in altri paesi".
Come sempre, bisognerebbe aggiungere che è veramente da idioti confrontare sistemi pensionistici diversi senza fare "la tara" tra istituti pensati per realizzare lo stesso risultato con mezzi differenti. Per esempio, se in un paese (quasi tutti, in Europa), c'è un reddito minimo garantito per disoccupati e anziani, questi ultimi non figurano tra i pensionati ufficiali (gente che ha lavorato per decine di anni, ecc). Se, inoltre, in un paese c'è stato anche nel lontano passato un tasso di lavoro femminile molto alto (al contrario che in Italia), avremo anche molte più donne pensionate grazie al proprio lavoro pregresso, e non a quello del coniuge nel frattempo scomparso (gli uomini muoiono un po' prima, è un dato statistico). Insomma, in Italia ci sono più "reversibilità" per colpa di un sistema economico e sociale più arretrato della media europea. Punto.
Quindi, pensare di "ridurre le pensioni di reversibilità" significa cercare di anticipare la morte di un bel po' di nonnine, a meno che i nipoti o i figli non se ne facciano carico (che comporta un mutamento delle relazioni sociali di grande rilevanza e soprattutto di lunga durata; nel frattempo...).
Ma siccome Renzi è un democristiano che non vuole certo passare per uno che "ammazza la vecchia col gas", si è affrettato anche a dire "senza toccare le pensioni basse". Respiro di sollievo? Nemmeno per sogno. Le pensioni di reversibilità sono già ora quasi tutte bassissime.
Dati ufficiali: nel bilancio dell’Inps la spesa per pensioni ai superstiti (termine tecnico della "reversibilità") è di 28 miliardi per 3,8 milioni di pensioni erogate. Importo medio: 565 euro”. Insomma: ci sarà qualche "privilegiato" che arriva a 1.000, ma sappiamo per esperienza che ce ne sono molti sotto i 500.
Non è però la prima volta che Renzi si avventura in discorsi concreti, e sempre in termini alquanto fascistoidi. Tempo fa, in un confuso argomentare intorno al mercato del lavoro, se n'era uscito dicendo "ma se un lavoratore tedesco viene in Italia, non si potrà trattarlo con le regole tedesche"? Un'idea del genere era venuta anche alla Ue, si chiamava "direttiva Bolkestein". Ovviamente la previsione era esattamente opposta a quella propagandata da Renzi. Si cercava infatti di favorire la prassi di trattare in modo peggiore ("come nel loro paese di origine") i lavoratori di paesi meno sviluppati, con ovvio guadagno per le imprese e maggiore disoccupazione per gli "indigeni". In Francia scoppiò la "guerra all'idraulico polacco" e la direttiva venne seppellita dalla stessa Ue.
Renzi è rimasto lì. Ma questo testimonia non solo della sua (scarsa) preparazione, certifica il suo pensare di destra. In senso tecnico, a qualunque partito dica di essere iscritto.
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