Il leader di Hamas, Meshaal, e il presidente dell'ANP, Abbas |
"L'Autorità Palestinese ha ricevuto informazioni sul coinvolgimento di Hamas e le ha girate all'Egitto - ha detto Abbas - Ma spetta alla magistratura egiziana stabilire se Hamas è colpevole o meno". Nel mirino del presidente dell'ANP sono finiti anche i tunnel sotterranei di collegamento tra la Striscia di Gaza e Rafah, definiti non solo "illegali", ma valido strumento nelle mani di 1.800 uomini d'affari gazawi che approfittano dell'assedio della Striscia per contrabbandare sigarette, missili, droghe.
Da cui il plauso alle autorità del Cairo, impegnate dal 3 luglio scorso - giorno della deposizione del presidente islamista Morsi - nella distruzione di quasi 800 tunnel. Oltre 1.500 quelli demoliti dal gennaio 2011, inizio della primavera egiziana. Una politica che, però, è andata a peggiorare drammaticamente le condizioni di vita di un milione e 700mila gazawi, ritrovatisi privi di beni di prima necessità, di carburante per il funzionamento di ambulanze, ospedali e scuole e del principale generatore di energia elettrica di Gaza. Mancano le medicine e i materiali di costruzione, un'emergenza nella crisi ormai cronica della Striscia.
Da parte sua Abbas dice di apprezzare gli sforzi egiziani nel processo di riconciliazione tra Fatah e Hamas, tra Cisgiordania e Gaza. Nella pratica, però, pare più interessato ad indebolire un avversario già in crisi dopo la caduta dell'Islam politico e del regime dei Fratelli Musulmani in Egitto. Il mese scorso, durante la festa musulmana del sacrificio, Abbas aveva parlato al telefono con il leader di Hamas, Meshaal: entrambi si erano detti pronti a sedersi al tavolo del dialogo, per giungere alla creazione di un governo ad interim e all'organizzazione di nuove elezioni nazionali. Parole rimaste tali: nessun tentativo di riavvicinamento è stato compiuto e gli screzi e gli attacchi piovono copiosi da entrambe le parti.
A pagarne le conseguenze è, ancora una volta, la Striscia di Gaza, dimenticata dalla politica nazionale e dallo stesso Hamas, troppo impegnato a cercare appoggi regionali dopo l'abbandono degli alleati storici, Siria ed Hezbollah. Il Qatar e la Turchia, nuovi punti di riferimento del movimento islamista che ne ha tratto denaro e legittimazione, hanno già fatto un passo indietro, lasciando Hamas alle prese con le conseguenze dei propri errori strategici: aver messo in un angolo gli interessi politici, sociali ed economici del popolo palestinese, a favore di quello globali della rete della Fratellanza Musulmana.
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Io ste cose non le capisco. Ma come cazzo si fa a mettersi le dita negli occhi tra gente assediata e ridotta alla fame da decenni?
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