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29/11/2013

Honduras: il candidato della destra golpista proclamato presidente tra le proteste dell'opposizione

Dopo le elezioni svoltesi domenica scorsa il Tribunale Supremo Elettorale dell'Honduras ha proclamato presidente il candidato della destra Juan Orlando Hernández, espressione di quei settori che nel 2009 avevano destituito con un colpo di Stato (con l'appoggio di USA e Israele) il presidente democraticamente eletto Manuel Zelaya Rosales. Hernández avrebbe riportato circa il 34% dei voti contro il 29% della principale candidata dell'opposizione, Xiomara Castro (nella foto), moglie di Zelaya, che rappresentava la coalizione LIBRE. L’opposizione denuncia irregolarità e “carenze negli atti”. La polizia è intervenuta violentemente contro gli studenti che per protesta occupavano l'Università nella capitale Tegucigalpa. Pubblichiamo un commento tratto dal portale Rebeliòn. Redazione

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L’Honduras di fronte a una nuova crisi politica

Juan Manuel Karg y Mariana Katz

Rebelión

Lo scrutinio che poteva aver chiuso il ciclo inaugurato dal golpe del 2009, quando fu deposto della carica il legittimo presidente José Manuel Zelaya, non ha fatto altro che approfondire le differenze tra due progetti antagonisti di Paese.

Il partito Libertad y Refundación – LIBRE – ha denunciato irregolarità e “carenze negli atti”, dopo i primi dati forniti dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE), che danno in vantaggio il Partido Nacional (34,1% a 28,5%, con il 46% delle schede scrutinate). Secondo queste cifre il candidato del PN, Juan Orlando Hernández, si è aggiudicato la vittoria, ed ha affermato di aver ricevuto le congratulazioni di Juan Manuel Santos, presidente della Colombia, Otto Perez Molina, presidente del Guatemala, e Roberto Martinelli, presidente di Panama. Cioè ha “costruito” la sua vittoria di fronte ai media dopo che il TSE aveva emesso il primo bollettino contenente solo i dati del 24% delle schede.

José Manuel Zelaya, Coordinatore Nazionale di LIBRE, ha dichiarato che “chi altera la pace è chi mente: ci hanno rubato le elezioni”, aggiungendo che, secondo le schede scrutinate in tutto il Paese, il risultato è di 30,6% a 25,6% a favore della candidata Xiomara Castro. Dopo ha affermato: “difenderemo ogni circoscrizione,ogni municipio e ogni seggio, e i suoi risultati in Honduras” . Secondo il primo comunicato pubblico di LIBRE, più del 20% del totale delle schede in favore del TSE “non è stato conteggiato a causa di presunte anomalie”. 

Cronaca di uno sviluppo annunciato

La possibilità dell’esistenza di irregolarità in questa direzione è stata denunciata da settimane da diversi analisti internazionali e mezzi di comunicazione di tutto il mondo in tutto il continente. A quanto pare, il dispiegamento di migliaia di rappresentanti di lista di LIBRE in tutto il Paese non è riuscito ad evitare le manovre, e tutti gli sguardi sono puntati sul lavoro dello stesso TSE. Per Rafael Alegría, dirigente della Vía Campesina dell’Honduras, la spiegazione è semplice: “Il Tribunale Supremo Elettorale risponde al candidato del governo. È triste perché ci aspetta una maggiore crisi sociale e politica nel Paese”. Dopo aver commentato così, Alegría ha dichiarato pubblicamente: “non resteremo a braccia conserte, se c’è bisogno di tornare nelle piazze lo faremo”.

Intanto, anche dal Partito Nazionale cercano di riprendere l’iniziativa: Juan Orlando Hernández ha dichiarato che la vittoria “non si negozia”, e ha comunicato che comincerà subito a formare il suo gabinetto. “Il popolo ha già scelto, ora dobbiamo lavorare e lavorare”, ha dichiarato il candidato del PN. L’esempio messicano - la frode contro Andrés Manuel Lopez Obrador nel 2006 - mostra che i primi giorni possono decidere molto in questi casi: se non si riesce ad articolare una solida mobilitazione nel Paese, e se non si riesce a denunciar massicciamente a livello internazionale il caso, la possibile reversibilità del quadro diventerà sempre più difficile. La destra lo sa, e per questo si darà da fare con molta iniziativa durante le prossime settimane: lì sta la possibile sopravvivenza del governo contestato.

Il ruolo degli USA e i governi dell’Alleanza del Pacifico

Non a caso, il primo governo che ha riconosciuto Hernández, tramite la sua ambasciatrice a Tegucigalpa - Lisa Kubiske - è stato quello degli USA. Kubiske ha dichiarato, dopo che è stato reso noto il secondo bollettino, “riconosco i risultati annunciati e quello che gli osservatori ci riportano" . La stessa ambasciatrice aveva affermato - qualche ora prima, la domenica, in pieno processo di votazione! - che gli honduregni non dovevano avere “paura” di “utilizzare il potere del suffragio: dovete chiedervi che genere di Paese vogliono costruire gli honduregni”.

Inoltre, come si diceva prima, chi ha parlato per primo con Juan Orlando Hernández - dopo il primo bollettino - è stato Juan Manuel Santos. Il significato della dichiarazione è chiaro: la Colombia negozia l’ingresso dell’Honduras come membro a pieno titolo nel blocco dell’Alleanza del Pacifico per l’anno 2014. L’unico candidato che gli può assicurare questa appartenenza è Hernández. Xiomara de Castro aveva dichiarato che, nel caso LIBRE fosse arrivato al governo, avrebbe scelto altri meccanismi di integrazione regionale, autonomi, come l’Unasur e il Celac.

Un futuro incerto, in un Paese con crescente povertà e vulnerabilità dei diritti umani

La situazione, per tutti i motivi che abbiamo visto, è quella dell’inizio di una nuova crisi politica nel Paese. L’Honduras ha oggi due candidati presidenziali che si proclamano vincitori delle elezioni di domenica. Ci sono cifre che esprimono preoccupazione sulla congiuntura politica e sul futuro del Paese: a livello economico c’è un notorio aumento della povertà in ampi settori della popolazione, prodotto di un orientamento politico che privilegia meno la cura del “sociale” rispetto al governo di Zelaya.

Su questo ha svolto una ricerca il “Centro Ricerche Economiche e Politiche”, con sede a Washington (CEPR la sua sigla in inglese), che ha affermato recentemente che dal 2010 a 2012 la povertà in Honduras è aumentata del 13,2% - e la povertà estrema è salita al 26,3% -. La stessa ricerca mostra che, durante la gestione Zelaya (2006-2009), la povertà si era ridotta del 7,7% - ed era diminuita anche quella estrema del 20,9% -.

Anche la situazione dei diritti umani è preoccupante, dato che c’è stata una crescente repressione su due settori specifici: i contadini da un lato, e i lavoratori e le lavoratrici della stampa dall’altro. Tra varie fonti consultate si calcolano in circa 300 gli omicidi politici negli ultimi quattro anni, una cosa sulla quale l’opinione pubblica internazionale, sfortunatamente, non si è espressa.

Se si affermasse la “vittoria autocostruita” di Juan Orlando Hernández, l’attuale schema di potere in Honduras continuerà: cioè non ci potranno essere progressi nello smantellamento del regime politico imposto dal 2009, che era quello che si proponeva, durante la sua campagna, Xiomara Castro, tramite la proposta di una Costituente. I prossimi giorni - e il ruolo delle organizzazioni sociali e politiche che hanno sostenuto LIBRE - saranno elementi chiave per sapere qual è il futuro di milioni di honduregni in relazione al loro governo.

Juan Manuel Karg. Laureato in Scienze Politiche UBA / Ricercatore del Centro Culturale della Cooperazione

Traduzione per Senzasoste Andrea Grillo, 26/11/2013


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