La poliomielite torna a fare paura nel vicino Oriente. Dopo le notizie
di casi riscontrati in Siria nelle ultime settimane, si sta preparando una
campagna di vaccinazione che dall'Egitto alla Turchia, passando per
tutti i Paesi dove stanno cercando riparo i profughi siriani in fuga
dalla guerra, raggiunga oltre 22 milioni di bambini sotto i cinque anni.
È infatti dalla Siria, dove è stato rilevato un ceppo di polio
probabilmente proveniente dal Pakistan, che rischia di diffondersi
l'epidemia. Due anni e otto mesi di conflitto hanno fatto saltare il
sistema sanitario, provocando un drastico calo nelle vaccinazione
(500mila bambini sono stati esclusi) e il ritorno di una malattia
incurabile, che paralizza e uccide. La campagna di vaccinazione da
30 milioni di dollari promossa dall'Onu interesserà sette Paesi: Egitto,
Iraq, Giordania, Libano, Turchia, Siria e la Cisgiordania e la Striscia
di Gaza. La vaccinazione in massa è inevitabile, ha spiegato Soha Boustani dell'Unicef all'agenzia AP: "Non abbiamo altra scelta. Tutti devono vaccinarsi, per la polio non c'è cura, non si può fare altro che prevenirla".
In Siria infuriano i combattimenti e gli operatori sanitari impiegano cliniche mobili per raggiungere i bambini: ci sono circa quattro milioni di sfollati interni nel Paese e individuarli è complicato.
I primi dieci casi denunciati dall'Organizzazione mondiale della Sanità
(Oms) sono stati rilevati nella provincia settentrionale di Deir
al-Zour. Lunedì scorso, altri tre bambini nella stessa zona sono
risultati contagiati dal virus, di cui è stato rintracciato un ceppo
anche in alcuni campioni degli scarichi fognari in Egitto, Israele e
Cisgiordania. Nonostante i Paesi arabi abbiano in genere un alto tasso
di immunizzazione, circa il 90 per cento, l'Oms ha giudicato a rischio
decine di migliaia di bambini.
Il vaccino sarà somministrato anche a coloro che l'hanno già fatto, ha
spiegato Mike Ryan, coordinatore della campagna anti-polio dell'Oms, che
ha sottolineato l'importanza di agire subito, in particolare in Libano che accoglie la maggioranza degli oltre due milioni profughi siriani.
Sono circa 815.000 per l'Alto commissariato Onu per i Rifugiati, ma
secondo Beirut sarebbero già 1,5 milioni e gli arrivi non si fermano. Una presenza massiccia che ha messo in crisi il sistema sanitario libanese, soprattutto nelle aree più povere.
Nel Paese dei cedri c'è allarme per la polio. I profughi si trovano
soprattutto al Nord e nella Valle della Bekaa e non ci sono campi di
accoglienza, affittano case o vivono in ripari di fortuna. L'Onu ha
iniziato una campagna di informazione per le vaccinazioni, soprattutto
nei quartieri più degradati delle città libanesi, dove si sono sistemati
molti siriani. Sono impiegate cliniche mobili per raggiungere mezzo
milioni di bambini (siriani e libanesi) sotto i cinque anni cui
somministrare il vaccino. Lungo la frontiera con la Siria sono stati
istituiti centri di vaccinazione e si impiegano i media per esortare i
siriani arrivati nel Paese a portare i figli nelle cliniche. La campagna
anti-polio è stata estesa a tutta questa settimana e riprenderà a
dicembre. Si sta cercando di evitare un'epidemia che avrebbe effetti
devastanti, la poliomielite è una malattia altamente contagiosa e le
precarie condizioni di vita di molti profughi possono favorirne la
diffusione. Lo scorso inverno il morbillo contagiò 1.400 bambini siriani e libanesi.
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