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17/11/2013

Vendola, togliti di torno!

Se ci sia qualcosa di penalmente rilevante non spetta a noi indicarlo, ma sul piano politico l'intercettazione della telefonata tra il governatore della Puglia Nichi Vendola e Girolamo Archinà, ex capo delle Relazioni esterne dell'Ilva oggi agli arresti domiciliari, è devastante. Un amministratore locale dovrebbe trarne le dovute conseguenze e dare le dimissioni. Un leader politico – tantopiù di sinistra – dovrebbe evitare di far vedere ancora in giro la sua faccia in qualsiasi ambito o manifestazione che voglia rappresentare un anelito di cambiamento politico e sociale in questo paese.

Abbiamo più volte espresso la nostra estraneità alla logica del giustizialismo e alla morbosità nell'uso delle intercettazioni telefoniche che ispirano spesso i “mattinali” de Il Fatto Quotidiano, un giornale che su altri versanti produce invece inchieste e informazioni importanti.
Ma la cifra della conversazione tra Nichi Vendola e la macchina da guerra della famiglia Riva proprietaria dell'Ilva, è qualcosa di più e di più grave. E' la naturalezza della collusione tra istituzioni e i poteri forti. Il tentativo di abituarci e fossilizzarci sulle esclusive malefatte di Berlusconi, in alcun modo deve e può impedire di vedere le cose per quelle che sono e di tirarne le inevitabili conclusioni.

Ci sono due aspetti decisivi che azzerano qualsiasi indulgenza verso il governatore della Puglia e leader di Sinistra Ecologia e Libertà.
In primo luogo il contesto dell'Ilva e della contraddizione enorme e dolorosa tra la salute della popolazione e il ricatto occupazionale verso un'intera città. Una contraddizione che è potuta crescere e incarognirsi anche per il livello di dimostrata complicità di tutti gli ambiti preposti ad una funzione di controllo e interdizione sulle scelte aziendali: dai sindacati Fim, Fiom e Uilm alle agenzie che si occupano della tutela della salute fino ad arrivare al governo della Regione.

In secondo luogo il fatto che Nichi Vendola abbia ritenuto di poter convivere tra le suggestioni progressiste evocate dalla sua affabulazione e una realtà ben più meschina fatta di connivenza con gli interessi di una famiglia di “prenditori senza scrupoli” come i Riva. Una doppiezza che qualcuno può ritenere un male necessario per chi ha “responsabilità di governo” ma che la realtà dimostra essere inaccettabile.

Come già detto, se tutto ciò sia penalmente perseguibile non spetta a noi definirlo, ma politicamente è una pagina vergognosa che va chiusa senza sconti. Prima è, meglio è.

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