Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

15/11/2013

Hic sunt peones, i forzati dell'emendamento...

Uno sforzo titanico di sembrare utili... Molto è cambiato nella politica di Palazzo da quando la Troika ha deciso di "invadere" l'Italia, nel novembre del 2011. Per esempio, la "legge finanziaria" - che ora si chiama "di stabilità" (e anche il nome ha un significato chiaro: scordatevi la crescita...) - ora viene di fatto scritta a Bruxelles. Sì, è vero, Letta e Saccomanni si affannano a dire che la scrivono loro, e che la Troika interviene solo per sollevare obiezioni a questa o quella voce. Falso: il trattato detto "Two pack", da poco entrato in vigore (il 30 maggio 2013), impone che l'Unione Europea abbia l'ultima parola sui bilanci nazionali.

Si tratta di due "regolamenti molto dettagliati. Il primo si applica a tutti gli Stati membri della zona euro, prevedendo regole specifiche per quelli che rientrano nel "braccio correttivo" del patto di stabilità e crescita, cioè la procedura per i disavanzi eccessivi. Il secondo regolamento definisce invece norme chiare e semplificate per la sorveglianza rafforzata degli Stati membri che si trovano in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria, degli Stati membri che ricevono assistenza finanziaria nonché di quelli il cui programma di assistenza finanziaria giunge a termine. L'Italia è chiaramente fra questi.

Cosa ne deriva? Che qualsiasi cosa faccia un parlamentare per cambiare (con un "emendamento") l'iter della legge di stabilità alla fin fine saranno gli ispettori di Bruxelles a deciderne le sorti. Anzi, prima ancora di consegnare alla Troika il proprio "compitino", sarà lo stesso governo nazionale a spazzar via le cartacce (gli "emendamenti depositati") proponendo un proprio "maxi-ememdamento", su cui naturalmente pone la fiducia.

Quindi, a cosa serve tutto l'affannarsi dei "peones" - i parlamentari sconosciuti ai più, ma con qualcuno che li ha fatti eleggere e a cui devono render conto? Un emendamento dopo l'altro per questo o per quello... Sono già 3.000, forse di più. Non passeranno mai al vaglio dell'aula. Al massimo possono sperare che qualcuno della Commissione bilancio li faccia propri, inscrivendoli in qualche testo che poi - forse, molto forse - potrebbe trovar spazio nel maxi-emendamento governativo. Ma che potrebbe anche venir depennato d'autorità da un burocrate "europeo".

Beh, signori, bisogna capirli... Li hanno fatto arrivare la (non più con le "preferenze", ma in virtù di un certo pressing sui leader di partito e dei compilatori delle liste elettorali), qualcosa devono pur fare per dimostrare almeno di averci provato... E poi lo sanno anche loro che ormai qui comanda la Troika!

Per una buona mappa dei "servi di qualcuno" paracadutati in Parlamento, ecco un divertente articolo tratto da Il Fatto. Depurato dal moralismo tipico di questo giornale, è un elenco illuminante sui rapporti tra peones e lobby specifiche.

*****

Legge stabilità, gli onorevoli vogliono la mancia
di Marco Palombi

Cambiargli nome non serve a niente. Inventarsi una bizzarra procedura di tutela europea nemmeno. Quando arriva il momento della Finanziaria, anche se ora si chiama ddl Stabilità, gli eletti non resistono e scaricano sugli uffici una valanga di emendamenti. Microrichieste per far girare un po’ di soldi verso collegio, amici o lobby di riferimento. La maggior parte di queste proposte verrà cassata ancor prima del voto. Ecco il riassunto della lettura di alcune centinaia di emendamenti su oltre tremila.

TERREMOTI. Insieme a nevicate eccezionali, inondazioni e altre calamità sono un’attrazione irresistibile per i parlamentari: dal Veneto alle Marche, dal Molise alla Toscana, dall’Abruzzo alla Sicilia, non c’è Regione che non chieda un po’ di soldi per ricostruire, ristrutturare, rilanciare . Qualcuno esagera. Paola Pelino (Pdl) chiede 600mila euro per i Comuni che hanno subito danni fuori dal cratere de L’Aquila: Sulmona, la città in cui produce i confetti, ne beneficerebbe. Il braccio destro di Alfano, Giuseppe Marinello, vuole 10 milioni per i contenziosi post-sisma del Belice (1968).

CULTURA. I senatori la hanno assai a cuore. Andrea Marcucci (Pd) vuole “diffondere la cultura contemporanea” con un milione al Piccolo Teatro e uno alla fondazione RomaEuropa. In molti chiedono soldi per celebrare Resistenza e Prima guerra mondiale. Pare che servano 5 milioni alla Fabbrica del Duomo, a Milano, in vista dell’Expo. E poi il calabrese Caridi vuole 500mila euro per valorizzare i Bronzi di Riace; il trentino Panizza li darebbe al Club alpino; il siciliano Alicata preferirebbe finanziare l’Istituto del Dramma Antico di Siracusa (2 milioni); Pagliari del Pd è preoccupato per il Regio di Parma (un milione); Bonfrisco e Ceroni vogliono darne 300mila all’Orchestra sinfonica di Sanremo e altrettanti al complesso “I virtuosi italiani” di Verona. Non mancano sacrari (al Vajont), archivi storici (Fiume), gente preoccupata per il destino della lingua slovena in Italia (3,4 milioni). Il renziano Martini chiede 450mila euro per pagare i mondiali di ciclismo che si sono tenuti a Firenze in settembre.

STRADE. Ognuno vuole la sua. Va elogiata la pervicacia della Lega, che tenta in ogni modo di togliere soldi ai lavori nel Mezzogiorno (con una preferenza per la Salerno-Reggio Calabria) per pagare strade padane. Pdl e sudisti reagiscono rilanciando alla grande il Ponte sullo Stretto.

MILITARI. Il Pdl vuole dare cento milioni ai carabinieri (invece di dieci) e 400 per l’acquisto di nuove armi (invece di cinquanta). Il democratico Vattuone e altri chiedono invece 25 milioni l’anno per la ristrutturazione delle fabbriche di armamenti.

ASSUNZIONI. Per il Pd servono operai alla Forestale (1,5 milioni di euro), il Pdl gradirebbe l’utilizzo degli Lsu (Lavoratori socialmente utili) nelle opere di pubblica utilità connesse alle grandi infrastrutture. Per i Pdl Ceroni e Milo serve personale pure all’Ente nazionale per il microcredito (mezzo milione), feudo di Mario Baccini, ex Udc.

CIECHI. L’alfaniano siculo Marinello vuole “ampliare il panorama dei servizi culturali per i non vedenti del Meridione”: per farlo la Biblioteca italiana per i ciechi deve convenzionarsi per 800mila euro con il Polo tattile multimediale di Catania. Almeno quattro emendamenti, poi, vogliono togliere soldi all’Unione dei ciechi per darli all’Associazione Privi Vista: servono 300mila euro per la scuola di cani guida di Campagnano (Roma).

MEDICINA. L’attivissimo Ceroni (Pdl) chiede due milioni per l’Istituto di genetica molecolare “per potenziare la ricerca da osso”. Il democratico Salvatore Tomaselli vuole 1,5 milioni per il Polo tecnologico Magna Grecia (che sta a Bari). Motivo? “In considerazione delle forti criticità ambientali e sanitarie che affliggono Taranto”. Al relatore berlusconiano D’Alì bastano 20 milioni per ricerca e formazione a Napoli. Motivo: lo sviluppo del Mezzogiorno.

AGRICOLTURA. Roberto Formigoni chiede 15 milioni per rifare da capo il settore caseario, 25 per i centri di assistenza agricola, 40 per i premi ippici. Al pugliese del Pdl Tarquinio serve un milione per l’Agenzia per la sicurezza alimentare che sta a Foggia, mentre il fantasioso Pd molisano Ruta vuole fondere tutti gli istituti di ricerca in uno solo. Il nome? “Verdissima”.

SANTO PADRE. Secondo la Lega bisogna dare 10 milioni a Sotto Il Monte, comune di nascita di Giovanni XXIII, visto che il Papa buono sarà canonizzato ad aprile.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento