Non ricordo di aver visto gallerie di foto per neoelette deputate
comuniste bulgare o sudafricane o svizzere. In queste ore, da Repubblica
al Fatto, tutto il mainstream sgomita per mostrare gallerie di foto
della neodeputata comunista cilena Camila Vallejo. E’ evidente che
l’unica cosa che interessa ai quotidiani non sia informare ma aizzare il
voyerismo dei lettori mostrandone l’avvenenza. Altrimenti
intervisterebbero la donna politica cilena per raccoglierne la storia,
le idee, i progetti, la radicalità della militanza. Eppure sa parlare
Camilla, ha idee ben chiare, milita in un partito che viene da lontano e
ha avuto centinaia di martiri, uomini e donne, sa tenere discorsi
pubblici e incantare il pubblico non col bel viso ma con le cose che ha
da dire. Al contrario il nostro mainstream la umilia privandola di voce e
la sbatte lì, come una velina qualsiasi, per racimolare qualche click
accomunandola alla nostra triste tradizione politica, quella delle
Nicole Minetti. Non è in parlamento perché è bella Camila Vallejo. Lei e
i suoi colleghi sono in parlamento perché leader di un movimento di
moltitudini che ha tenuto in scacco per un anno e mezzo il governo
neoliberale e oggi chiede a Michelle Bachelet di rispettare i patti per
un sistema educativo pubblico, efficiente e gratuito.
È vero, Camila è la “fidanzata d’America”, ricevuta insieme ad altri
leader studenteschi cileni, come Karol Cariola, segretaria generale
della gioventù comunista, anch’essa eletta ma non oggetto di gallerie,
da tutti i principali dirigenti integrazionisti latinoamericani, da
Fidel Castro a Hugo Chávez. Li hanno ricevuti perché quel movimento ha
rappresentato la novità più importante in un quarto di secolo di un
paese ancora strangolato dal regime neoliberale. Ma vallo a spiegare a
Repubblica… Camila Vallejo è appunto la fidanzata di un’America latina
integrazionista costantemente demonizzata da quegli stessi giornali.
Camila è esponente di quell’asse del male latinoamericano da colpire per
il quale i nostri giornali sarebbero stati pronti ad appoggiare una
guerra contro l’America latina nell’era Bush. Oggi, denudandola della
propria identità e delle proprie idee, pretendono di venderne il corpo.
Addirittura il TG3 delle 19 di ieri, nel darla in pasto ai propri
spettatori, ha evitato di dire di che partito fosse Camila Vallejo.
Troppo scomodo.
Solo una chiosa. Per le gallerie di Camila Vallejo il mainstream usa
indistintamente il termine “pasionaria”. Come la pensi chi scrive di
questo stantio stereotipo per il quale ogni donna comunista di lingua
spagnola sia “pasionaria” è qui dal lontano 2005.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento