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11/11/2013

La crisi si porta via anche i dipendenti mascherati da "partite Iva"

Quando andavano di moda - anche nella "sinistra radicale" - il "piccolo è bello" e "il popolo delle partite Iva", scambiato per un "nuovo soggetto sociale" (invece che per il ritorno in campo dell'"esercito salariale di riserva" sotto altre nomenclature), tutti volevano spiegarci come questo fosse il futuro del mondo.

La crisi spazza via le stronzate teoriche e quelle propagandistiche. Purtroppo si porta via anche le persone in carne e ossa, ovvero quei disperati costretti negli anni scorsi  ad aprire una partita Iva pur di trovare un lavoro. Il segreto di Pulcinella era semplice: così il padrone ti poteva licenziare quando voleva, tanto tu eri una "ditta indipendente". Ora che hanno cancellato anche l'art. 18 non c'è più bisogno di questa ingombrante formula contrattuale e i padroni procedono con molta rapidità a svuotare la sacca delle "partite Iva mono committenti". Anzi, saltano quasi per primi, perché a loro non spetta nessuna cassa integrazione o altro ammortizzatore sociale cofinanziato dall'impresa.

A voi il rapporto appena pubblicato dalla Cgia di Mestre, associazione degli artigiani di ambiente Pd che non poco si era spesa per esaltare il "piccolo è bello" e la "creatività" superiore di questa formula contrattuale. Ora anche loro ammettono: "giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attività come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi". Prima illusi, poi fottuti e mazziati.

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LAVORO: E’ CROLLATO IL POPOLO DELLE PARTITE IVA
Dal 2008 hanno cessato l’attività 400 mila autonomi. In controtendenza solo i liberi professionisti (+ 125 mila). Male il Nordovest

Dal 2008 al giugno del 2013 hanno cessato l’attività ben 400 mila lavoratori indipendenti. In questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione è stata del 6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni cento lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno chiuso i battenti. Al 30 giugno di quest’anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammonta a 5.559.000 lavoratori.

A scattare la fotografia sul mondo del lavoro autonomo e delle micro imprese è stata la CGIA.

“A differenza dei lavoratori dipendenti – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – quando un autonomo chiude l’attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Ad esclusione dei collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassaintegrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare”.

Una situazione di difficoltà, ricordano dalla CGIA, che, purtroppo, ha spinto in questi ultimi anni molti piccoli imprenditori a compiere dei gesti estremi dettati dalla disperazione.

“In proporzione – prosegue Bortolussi – la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente. Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3 per cento, mentre l’incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5 per cento. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti”.

Analizzando tutti i profili professionali che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva, si nota che la contrazione più significativa è avvenuta tra i lavoratori in proprio: vale a dire tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. In questi ultimi cinque anni e mezzo sono diminuiti di 357.000 unità, pari ad una contrazione del 9,9 per cento. Male anche l’andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione è stata di 78.000 unità (-19,4 per cento). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale è stata di 56.000 unità (-12 per cento). Anche gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attività strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 37.000 unità (-12,9 per cento). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unità, pari al +6,2 per cento) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di ben 125.000 unità (+10,7 per cento).

“Verosimilmente - conclude Bortolussi - la tendenza positiva fatta segnare dai liberi professionisti potrebbe essere riconducibile sia all’aumento del numero di coloro che hanno deciso di mettersi in proprio non avendo nessun’altra alternativa per entrare nel mercato del lavoro, sia all’incremento delle cosiddette false partite Iva. In riferimento a quest’ultimo caso, ci si riferisce, ad esempio, a quei giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attività come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi. Una modalità, quest’ultima, molto praticata soprattutto nel Pubblico impiego”.

Infine, segnala la CGIA, a livello territoriale è stato il Nordovest a registrare la caduta occupazione più forte tra gli autonomi (-7,9%), mentre il Centro è stata l’area geografica meno investita dalla crisi, nonostante la contrazione sia stata di tutto rispetto: - 4,1 per cento.

Fonte

Come al solito questi volponi pseudo istituzionali ce la mettono tutta per instillare l'idea che, comunque, il lavoratore dipendente, anche in condizioni di sfascio come quelle attuali, è un privilegiato. Sta gente non perde davvero occasione per mettere in pratica il dividi et impera.
Che schifosi.

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