Il leader leghista è onnipresente in tv e sui giornali. E non è certo un caso.
Appena incontrate qualcuno per strada e tra un saluto e un discorso “da filobusse” vi inizia a parlare del tempo, delle mezze stagioni, del mondo che è nella miseria e che “ha ragione Salvini”, tenetevi sempre pronta questa domanda: “Ma te lo sei mai chiesto perché Salvini da un giorno all’altro è quotidianamente in trasmissioni, tg, talk show e rotocalchi rosa?”. Probabilmente non se l’è mai chiesto e immediatamente vi dirà la parola magica “rom” per deviare il discorso. Voi insistite e richiedeteglielo, poi però la risposta gliela dovete dare voi. Salvini è ovunque perché designato dall’alto come l’”utile idiota” del sistema, per due principali motivi. Uno elettorale e uno politico.
Iniziamo da quello elettorale. Renzi è stato insignito da Bruxelles con il premio di miglior attore politico italiano. Molto più efficace per perforare l’opinione pubblica rispetto ad un Letta o ad un Monti. È chiaro però che lo spartito da recitare è il solito e viene dal nord Europa. Quindi Renzi con le sue politiche di tagli, di privatizzazione, svendita del patrimonio pubblico e dei diritti dei lavoratori e di consegna del paese in mano alla grande finanza internazionale non può far altro che erodere i consensi a destra a Forza Italia, Ncd e in parte anche alla parte imprenditoriale della base 5 Stelle perdendone però un bel po’ a sinistra. L’unico modo per recuperare voti a sinistra è far designare come suo sfidante qualcuno che spaventa l’elettore di sinistra, che poi sarà martellato in campagna elettorale con lo slogan “O me o Salvini”. La riproposizione della versione delle campagne elettorali incentrate sull’antiberlusconismo con la differenza che Berlusconi era l’ago della bilancia del sistema e l’elemento forte della competizione mentre Salvini è il “bimbo di bottega” che deve fare lo sparring partner.
Certo, con questo non vogliamo dire che Salvini è una sagoma di cartone. Ha una sua base elettorale e con il mix esplosivo di crisi economica, disoccupazione, distruzione del welfare, immigrazione e degrado delle periferie sicuramente partirebbe da una base di consensi reali. La sovraesposizione mediatica imposta dall’alto serve per trasformarlo da un fenomeno che vale l’8-10% (come ormai è la base minima di consenso in tutta Europa per la destra xenofoba e nazionalista) in un fenomeno che possa diventare il competitor di Renzi. Senza, naturalmente, impensierirlo, perché Salvini non è certo una realtà di carattere nazionale e con le spalle coperte e una base solida come il partito della Le Pen in Francia. Salvini, per quanto possa ripulirsi e essere ripulito, porta in giro la solita base becero-leghista e vari partitini fascisti che rispetto ai salotti della grande finanza che sostengono Renzi, al massimo sono visti come ottimo strumento da sguinzagliare contro le proteste reali a questo sistema di rapina. Che poi non sarebbe altro che il ruolo storico dei fascisti in questo paese.
Ma oltre alla fredda motivazione elettorale, la costruzione del fenomeno Salvini ha anche un connotato fortemente politico: la Lega serve a spostare il discorso sulla crisi, dal piano sociale a quello della sicurezza. Una funzione fondamentale per arginare il riemergere in Italia di una rivendicazione di massa che riguarda il lavoro e le condizioni di vita dei settori popolari. Un assaggio si è già visto con la campagna, lanciata dal Corriere e ripresa da Salvini in ogni talk show, sulle case occupate. L’obiettivo è rappresentare un mondo popolare che non lotta per i propri diritti e contro l’impoverimento causato dall’ideologia del mercato e dei profitti privati, ma un mondo popolare infiltrato dalla criminalità e il cui problema principale sono gli immigrati.
Contemporaneamente alla costruzione del personaggio Salvini, i media ogni giorno costruiscono un immaginario per spianare la strada a Renzi: la casta dei politici e dei sindacati, tutti uguali e tutti “mangiapaneaufo”, è corrotta e agisce solo per se stessa o per difendere un mondo che non c’è più, quindi l’unico soggetto che può sostituirsi alla guida della società e del sistema è l’impresa. E Renzi appunto lotta ogni giorno contro la casta e per liberare le magiche energie dell’impresa. Insomma, il modello politico italiano dei prossimi anni è già impacchettato. Per bloccarlo serve uno sforzo massimo e quotidiano per proporre modelli, concreti e reali, di solidarietà, di riappropriazione e di sistemi alternativi che funzionino. Su questo poi crescono anche i soggetti politici. Se invece ci aspettiamo il nuovo salvatore o il nuovo soggetto della sinistra che rappresenti l’opinione pubblica, prenderemo l’ennesima cantonata.
Franco Marino
Pubblicato sul numero 99 dell'edizione cartacea di Senza Soste (dicembre 2014-gennaio 2015)
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