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22/01/2015

Su alcuni “presidenziabili”


Man mano che ci avviciniamo ai nastri di partenza iniziano a profilarsi i nomi dei più probabili candidati al Colle. Come era facile prevedere, la prima fase è quella della ricerca di un candidato nell’area del “Nazareno”, un presidente di comune gradimento di Renzi e Berlusconi.

Che sia un uomo del Pd, o comunque nella sua area, è dato per scontato in un collegio elettorale in cui il Pd conta circa 440 voti, il Cavaliere si è detto pronto a votare un Pd, purché non sia un ex del Pci (quindi niente D’Alema, Bersani, Fassino; unica probabile eccezione Veltroni che si è dichiarato “Non comunista” retroattivo). Da queste scarne indicazioni si ricavano tre nomi possibili: Giuliano Amato, Sergio Mattarella e Pierluigi Castagnetti, cui potremmo aggiungere l’ ”eccezione” Veltroni.

Iniziamo a tracciare i profili di questi quattro, valutandone anche le probabilità di voti (per la consistenza dei vari gruppi e tribù, rimando al mio pezzo “Quirinale: facciamo due conti” di alcune settimane fa). Ricordo solo alcune stime per le quali individuavamo 5 aree: Nazareni duri e puri, Nazareni morbidi, Antinazareni morbidi, Antinazareni “Duri”, e terra di conquista:

Nazareni “duri” 328  (renziani puri e non organizzati, franceschiniani, veltroniani; berlusconiani; Scelta civica)
 
Nazareni “morbidi” 157  (bersaniani, giovani Turchi, Ncd, Gruppo per l’Italia).

Antinazareni “morbidi” 121 (vari Pd, Sel, ex M5s)
 
Antinazareni duri  371 (cuperliani, civatiani, fittiani, Gal, M5s, Lega, FdI)

“Terra di conquista” 31 (autonomie, misto)

Ovviamente, stime approssimative e sempre in movimento.

Giuliano AMATO: 77 anni, torinese, docente univ., provenienza Psi, biografia da “peso massimo” (due volte Presidente del Consiglio, Vice Presidente del Consiglio, ministro del Tesoro e dell’Interno, Presidente dell’Authority per la concorrenza, parlamentare dal 1983 al 1994 e poi nella XV legislatura; vice segretario del Psi; ora giudice costituzionale); giurista di indiscussa fama, stimato anche come economista. Fu sfiorato da uno scandalo relativo alla costruzione della pretura di Viareggio, ma uscendone indenne. E’ quasi certamente il successore che Napolitano gradirebbe. Grande amico dei Francesi e degli Inglesi che lo hanno insignito di importanti onorificenze. Tuttavia, i buoni rapporti parigini potrebbero alienargli le simpatie di Berlino, Mosca e forse Whashington, mentre è ragionevole che sia gradito presso la Bce. Ma se dovesse avere problemi con gli Usa potrebbe sempre contare su un aiuto dei suoi amici della Fca (ex Fiat) che, da quelle parti, sono sempre ascoltati.

La biografia politica, come si vede, è di gran peso, ma non è mai stato un vero e proprio leader, sia perché privo di una sua corrente di riferimento, sia per le sue caratteristiche personali: privo di una eloquenza trascinante e di carisma, non ha mai brillato tanto come decisore politico (per certi versi piuttosto fiacco quando si è trovato in posizioni apicali).

Tuttavia è sempre stato l’insuperato “Giurecolsulto del Principe” (anche se poi il Principe è cambiato più volte). E’ infatti noto come “Il dottor sottile”: sarebbe l’uomo ideale per risolvere gli annosi problemi giudiziari del Cavaliere, magari senza nemmeno sporcarsi con la firma di una grazia. E’ sempre stato “Uomo di Palazzo” totalmente interno al ceto politico di sistema. Sarebbe sicuramente un Presidente ultraeuropeista: in occasione della non compianta “Costituzione Europea”, una decina di anni fa, scrisse spericolati peana sulla “Costituzione senza Stato”, vere arrampicate di sesto grado su specchi bagnati di vetril. Fautore del grande incontro fra “politici “ e “tecnici” e tecnocrate egli stesso, ha visto con favore le larghe intese come blindatura della costruzione europea contro l’“ondata populista”.  Sul piano politico, dunque, sarebbe perfetto per una intesa Renzi-Berlusconi.

Da un punto di vista caratteriale le cose cambiano: uomo di carattere non facile, pur se non incline agli scontri diretti, ha ripetutamente dimostrato grande suscettibilità. Certe ruvidezze che, nei primi tempi, il giullare fiorentino usò nei confronti di Napolitano (ricordate quando andò via da un ricevimento al Quirinale insalutato hospite?) con Amato non potrebbe assolutamente permettersele, salvo farsi un nemico giurato pronto a silurarlo alla prima occasione. E, dunque, caratterialmente, l’uomo potrebbe rivelarsi un pessimo affare per il “Cancelliere delle Cascine”.

Probabilità di elezione: dovrebbe poter contare su quasi tutti i 328 “nazareni duri” ed aggiungervi buona parte dei 157 “nazareni morbidi”(ma avremmo dubbi sui Ncd, irritati per essere stati scavalcati nella consultazione Renzi Berlusconi e sui Casiniani che potrebbero continuare a pensare al proprio leader; anche fra i bersaniani e i giovani turchi potrebbero esserci molti antipatizzanti per il suo passato craxiano), potrebbe espandere i consensi su parte dei 121 anti nazareni morbidi (gli ex M5s, alcuni Pd ma non tutti: ad esempio i cattolici legati a Fioroni che pensano a Mattarella, nel segreto dell’urna potrebbero cecchinarlo; per cui calcoliamo una sessantina di possibili elettori) e verso i 31 della “Terra di conquista”; dunque sommiamo tutti i 328 Nazareni duri, il 90% dei nazareni morbidi ed abbiamo lo “zoccolo duro” di 468 voti, cui potrebbero aggiungersi il 50% degli antinazareni morbidi e la trentina della “terra di conquista” cioè una ottantina di voti. Totale massimo 558 voti.

In media siamo a 513. Proprio sul filo.

Sergio MATTARELLA: 72 anni, palermitano, docente universitario, provenienza Dc-Ppi-Margherita, biografia da “peso medio” (vice presidente del Consiglio e più volte ministro, ininterrottamente parlamentare per oltre 25 anni, autore della prima legge elettorale maggioritaria, detta, appunto “Mattarellum”, ora giudice Costituzionale), persona di indiscussa onestà personale, mai sfiorato da scandali, tuttavia – salvo che per la legge elettorale varata nel 1993 – non ha legato il suo nome a nulla di memorabile ed ha un cursus honorum un po’ debole per un aspirante al Colle, anche se può sempre dire, come Andreotti, “Sono un peso medio, ma non vedo giganti intorno a me”.

Sicuramente “europeista”, tuttavia non si è mai impegnato specificamente su questo campo. Scarsamente noto all’estero, non sembra avere alcuna particolare “simpatia” per paesi stranieri.

Sicuramente meno organico alla politica del Nazareno di quanto non lo sarebbe Amato, tuttavia, potrebbe rivelarsi un Presidente debole sia dal punto di vista dei supporti politici interni ed esterni, che caratterialmente: si è sempre mostrato uomo di indole conciliante e mite: non è quello che serve con un personaggi come Renzi e Berlusconi, per cui rischierebbe di finire come il classico “vaso di coccio fra vasi di ferro”.

Ragionevolmente potrebbe contare sui 328 Nazareni duri, potrebbe anche attingere generosamente fra i 157 “morbidi”, potrebbe però essere “impallinato” dai sostenitori di Amato che, oggi è il suo concorrente più forte, ed anche i veltroniani, che pensano al loro leader, potrebbero non essere fedeli, per cui prudenzialmente, lo zoccolo duro potremmo calcolarlo a 470 voti circa, cui aggiungerebbe ovviamente i 60 fioroniani (del gruppo dei nazareni morbidi) gli ex M5s, forse qualche cuperliano, i 31 della “Terra di conquista” e, nella migliore delle ipotesi anche la trentina di Sel. Diciamo fra i 475 ed i 585 voti

Media: 530. Meglio di Amato ma pur sempre sul filo.

Pierluigi CASTAGNETTI 70 anni, reggiano, provenienza Dc-Ppi-Margherita, biografia da “peso mosca” (segretario del Ppi, Vice presidente della Camera, parlamentare per quasi 30 anni, più volte presidente di commissione, parlamentare europeo). Fu sfiorato, in una sola occasione da uno scandalo per una piccola tangente, però il processo si esaurì per prescrizione (che non sarebbe il massimo per un Capo dello Stato).

Non si ricordano gesti memorabili (se non il voto contro la partecipazione italiana alla prima guerra del golfo, 1991, in contrasto con le indicazioni del partito) ed il cursus honorum è decisamente scarso, così come il suo profilo politico appare molto debole. Politicamente è ancor meno organico di Mattarella al Nazareno, essendo da sempre amico di Prodi, ma sia per lo scarso peso politico, sia per la debolezza caratteriale, potrebbe rivelarsi decisamente funzionale a quella politica. Potrebbe contare più o meno sugli stessi voti di Mattarella, forse un po’ diminuiti dallo scarso ascendente personale. L’amicizia con Prodi potrebbe alienargli diversi voti del centro destra. Possiamo prevedere una soglia media intorno ai 510 voti: pochini.

Potrebbe, però, rivelarsi un candidato ottimo  in una fase di stallo, quando, per chiudere la partita, molti potrebbero accettare un “presidente incolore”.

Fuori quota, ma comunque da considerare.

Walter VELTRONI: 60 anni, romano, provenienza Pci-Pds-Ds-Pd, biografia da “peso massimo” (direttore dell’Unità, segretario dei Ds prima e del Pd dopo, Sindaco di Roma, vice presidente del Consiglio, ministro). Nonostante i molti incarichi ricoperti, non ha mai raccolto grandi successi: come segretario dei Ds e del Pd ha portato il partito a due sconfitte elettorali: nel 2001 i Ds toccarono il loro minimo storico, nel 2008 il Pd raggiunse il 33% ma la coalizione di sinistra (che includeva l’Idv) toccò la sua punta più bassa. Come sindaco di Roma, alla fine del suo mandato, la sinistra perse il Comune.
Insignito della Legion d’Onore è molto amico dei francesi ma non manca di frequentazioni americane. Berlusconi lo ha sempre definito il suo comunista preferito. Ci credo: non è mai stato comunista! Infatti, una decina di anni fa dichiarò candidamente di aver compreso, sin dal 1976 che il comunismo è nemico della libertà. Il che, peraltro, non gli impedì di proseguire tranquillamente nella carriera in quel terribile partito.

Qualche preoccupazione gliela ha sempre data il fratello maggiore, Valerio, imprenditore coraggioso e, forse anche un po’ avventuroso che ho avuto modo di conoscere personalmente a Bari 45 anni fa (come passa il tempo!). Nel 1969 la Fgci barese si era disintegrata per l’uscita dei maoisti confluiti nel Partito Comunista d’Italia marxista leninistra (non vi fate impressionare dal nome roboante: in tutta Italia superavano di poco i 20.000), così, un bel giorno, capita nei locali della federazione comunista, in via Trevisani, un giovanotto romano biondastro e miopissimo. Era Valerio Veltroni che arrivava come commissario inviato da Roma. Ricordo che era un quadro di solida formazione togliattiana, molto realpolitiker, quanto di più lontano si possa immaginare dal “buonismo” del fratello minore.

Devo dire che era un buon oratore di assemblea che teneva testa ai “gruppettari” ed un ottimo organizzatore. Il politico di famiglia era certamente lui. Molto stimato nel partito, se ne parlava come di uno destinato ad una carriera sino ai più alti vertici. In effetti, dopo meno di due anni baresi, tornò a Roma nella segreteria nazionale della Fgci, poi, l’anno dopo, andava a Trapani come segretario della federazione del Partito ed entrava nel Comitato Centrale. In Sicilia diventava la spalla del segretario regionale, Occhetto, al quale era destinato a succedere, con il che la sua carriera sarebbe entrata nella fase alta: segretario regionale e membro della Direzione Nazionale del partito a 30 anni, la premessa per il “grande salto”. Ma non andrà così: inspiegabilmente la stella di Valerio calava, si disse per un veto di Berlinguer (di cui ignoro le ragioni). La carriera era interrotta per sempre, ma Valerio  trovò lavoro presso la lega delle cooperative (settore cultura) mentre la madre Jovanka spingeva in pista il fratello minore (e meno dotato) Walter. Valerio poi divenne imprenditore nell’edilizia e nella cinematografia, sposò Guendalina Ponti (figlia di Carlo, il grande produttore) ed entrò nel giro importante. Imprenditore si, ma molto avventuroso: finirà nei pasticci per il dissesto di una banca pisana, poi, una interrogazione parlamentare del 1998 lo disse esposto per 100 miliardi del tempo, poi si parlò di affari con Coppola e Ricucci (non so con quanto fondamento) e poi strane amicizie con personaggi di interesse palermitano come Pierfrancesco Marussig o Giuseppe Daghini, storie di evasione fiscale più o meno rattoppate. Insomma, un personaggio turbolento che il fratello ha dovuto più volte soccorrere.

Adesso pare che sia stato sfrattato di casa perché non pagava i 19.000 euro di pigione annuale alla Regione Lazio. Si vede che è di nuovo in difficoltà. Walter Veltroni è ritenuto un anticipatore di Renzi e, peraltro, essendo collaboratore di Mediaset (come critico cinematografico) sarebbe perfetto per un ruolo di regista del Nazareno.

Probabilità di elezione? Bassine direi, credo non supererebbe i 480-490 voti.

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