Man mano che ci avviciniamo ai nastri di
partenza iniziano a profilarsi i nomi dei più probabili candidati al
Colle. Come era facile prevedere, la prima fase è quella della ricerca
di un candidato nell’area del “Nazareno”, un presidente di comune
gradimento di Renzi e Berlusconi.
Che sia un uomo del Pd, o comunque nella
sua area, è dato per scontato in un collegio elettorale in cui il Pd
conta circa 440 voti, il Cavaliere si è detto pronto a votare un Pd,
purché non sia un ex del Pci (quindi niente D’Alema, Bersani, Fassino;
unica probabile eccezione Veltroni che si è dichiarato “Non comunista”
retroattivo). Da queste scarne indicazioni si ricavano tre nomi
possibili: Giuliano Amato, Sergio Mattarella e Pierluigi Castagnetti,
cui potremmo aggiungere l’ ”eccezione” Veltroni.
Iniziamo a tracciare i profili di questi
quattro, valutandone anche le probabilità di voti (per la consistenza
dei vari gruppi e tribù, rimando al mio pezzo “Quirinale: facciamo due conti”
di alcune settimane fa). Ricordo solo alcune stime per le quali
individuavamo 5 aree: Nazareni duri e puri, Nazareni morbidi,
Antinazareni morbidi, Antinazareni “Duri”, e terra di conquista:
Nazareni “duri” 328 (renziani puri e non organizzati, franceschiniani, veltroniani; berlusconiani; Scelta civica)
Nazareni “morbidi” 157 (bersaniani, giovani Turchi, Ncd, Gruppo per l’Italia).
Antinazareni “morbidi” 121 (vari Pd, Sel, ex M5s)
Antinazareni duri 371 (cuperliani, civatiani, fittiani, Gal, M5s, Lega, FdI)
“Terra di conquista” 31 (autonomie, misto)
Ovviamente, stime approssimative e sempre in movimento.
Giuliano AMATO: 77
anni, torinese, docente univ., provenienza Psi, biografia da “peso
massimo” (due volte Presidente del Consiglio, Vice Presidente del
Consiglio, ministro del Tesoro e dell’Interno, Presidente dell’Authority
per la concorrenza, parlamentare dal 1983 al 1994 e poi nella XV
legislatura; vice segretario del Psi; ora giudice costituzionale);
giurista di indiscussa fama, stimato anche come economista. Fu sfiorato
da uno scandalo relativo alla costruzione della pretura di Viareggio, ma
uscendone indenne. E’ quasi certamente il successore che Napolitano
gradirebbe. Grande amico dei Francesi e degli Inglesi che lo hanno
insignito di importanti onorificenze. Tuttavia, i buoni rapporti
parigini potrebbero alienargli le simpatie di Berlino, Mosca e forse
Whashington, mentre è ragionevole che sia gradito presso la Bce. Ma se
dovesse avere problemi con gli Usa potrebbe sempre contare su un aiuto
dei suoi amici della Fca (ex Fiat) che, da quelle parti, sono sempre
ascoltati.
La biografia politica, come si vede, è
di gran peso, ma non è mai stato un vero e proprio leader, sia perché
privo di una sua corrente di riferimento, sia per le sue caratteristiche
personali: privo di una eloquenza trascinante e di carisma, non ha mai
brillato tanto come decisore politico (per certi versi piuttosto fiacco
quando si è trovato in posizioni apicali).
Tuttavia è sempre stato l’insuperato
“Giurecolsulto del Principe” (anche se poi il Principe è cambiato più
volte). E’ infatti noto come “Il dottor sottile”: sarebbe l’uomo ideale
per risolvere gli annosi problemi giudiziari del Cavaliere, magari senza
nemmeno sporcarsi con la firma di una grazia. E’ sempre stato “Uomo di
Palazzo” totalmente interno al ceto politico di sistema. Sarebbe
sicuramente un Presidente ultraeuropeista: in occasione della non
compianta “Costituzione Europea”, una decina di anni fa, scrisse
spericolati peana sulla “Costituzione senza Stato”, vere arrampicate di
sesto grado su specchi bagnati di vetril. Fautore del grande incontro
fra “politici “ e “tecnici” e tecnocrate egli stesso, ha visto con
favore le larghe intese come blindatura della costruzione europea contro
l’“ondata populista”. Sul piano politico, dunque, sarebbe perfetto
per una intesa Renzi-Berlusconi.
Da un punto di vista caratteriale le
cose cambiano: uomo di carattere non facile, pur se non incline agli
scontri diretti, ha ripetutamente dimostrato grande suscettibilità.
Certe ruvidezze che, nei primi tempi, il giullare fiorentino usò nei
confronti di Napolitano (ricordate quando andò via da un ricevimento al
Quirinale insalutato hospite?) con Amato non potrebbe assolutamente
permettersele, salvo farsi un nemico giurato pronto a silurarlo alla
prima occasione. E, dunque, caratterialmente, l’uomo potrebbe rivelarsi
un pessimo affare per il “Cancelliere delle Cascine”.
Probabilità di elezione: dovrebbe poter
contare su quasi tutti i 328 “nazareni duri” ed aggiungervi buona parte
dei 157 “nazareni morbidi”(ma avremmo dubbi sui Ncd, irritati per essere
stati scavalcati nella consultazione Renzi Berlusconi e sui Casiniani
che potrebbero continuare a pensare al proprio leader; anche fra i
bersaniani e i giovani turchi potrebbero esserci molti antipatizzanti
per il suo passato craxiano), potrebbe espandere i consensi su parte dei
121 anti nazareni morbidi (gli ex M5s, alcuni Pd ma non tutti: ad
esempio i cattolici legati a Fioroni che pensano a Mattarella, nel
segreto dell’urna potrebbero cecchinarlo; per cui calcoliamo una
sessantina di possibili elettori) e verso i 31 della “Terra di
conquista”; dunque sommiamo tutti i 328 Nazareni duri, il 90% dei
nazareni morbidi ed abbiamo lo “zoccolo duro” di 468 voti, cui
potrebbero aggiungersi il 50% degli antinazareni morbidi e la trentina
della “terra di conquista” cioè una ottantina di voti. Totale massimo
558 voti.
In media siamo a 513. Proprio sul filo.
Sergio MATTARELLA: 72
anni, palermitano, docente universitario, provenienza Dc-Ppi-Margherita,
biografia da “peso medio” (vice presidente del Consiglio e più volte
ministro, ininterrottamente parlamentare per oltre 25 anni, autore della
prima legge elettorale maggioritaria, detta, appunto “Mattarellum”, ora
giudice Costituzionale), persona di indiscussa onestà personale, mai
sfiorato da scandali, tuttavia – salvo che per la legge elettorale varata
nel 1993 – non ha legato il suo nome a nulla di memorabile ed ha un
cursus honorum un po’ debole per un aspirante al Colle, anche se può
sempre dire, come Andreotti, “Sono un peso medio, ma non vedo giganti
intorno a me”.
Sicuramente “europeista”, tuttavia non
si è mai impegnato specificamente su questo campo. Scarsamente noto
all’estero, non sembra avere alcuna particolare “simpatia” per paesi
stranieri.
Sicuramente meno organico alla politica
del Nazareno di quanto non lo sarebbe Amato, tuttavia, potrebbe
rivelarsi un Presidente debole sia dal punto di vista dei supporti
politici interni ed esterni, che caratterialmente: si è sempre mostrato
uomo di indole conciliante e mite: non è quello che serve con un
personaggi come Renzi e Berlusconi, per cui rischierebbe di finire come
il classico “vaso di coccio fra vasi di ferro”.
Ragionevolmente potrebbe contare sui 328
Nazareni duri, potrebbe anche attingere generosamente fra i 157
“morbidi”, potrebbe però essere “impallinato” dai sostenitori di Amato
che, oggi è il suo concorrente più forte, ed anche i veltroniani, che
pensano al loro leader, potrebbero non essere fedeli, per cui
prudenzialmente, lo zoccolo duro potremmo calcolarlo a 470 voti circa,
cui aggiungerebbe ovviamente i 60 fioroniani (del gruppo dei nazareni
morbidi) gli ex M5s, forse qualche cuperliano, i 31 della “Terra di
conquista” e, nella migliore delle ipotesi anche la trentina di Sel.
Diciamo fra i 475 ed i 585 voti
Media: 530. Meglio di Amato ma pur sempre sul filo.
Pierluigi CASTAGNETTI
70 anni, reggiano, provenienza Dc-Ppi-Margherita, biografia da “peso
mosca” (segretario del Ppi, Vice presidente della Camera, parlamentare
per quasi 30 anni, più volte presidente di commissione, parlamentare
europeo). Fu sfiorato, in una sola occasione da uno scandalo per una
piccola tangente, però il processo si esaurì per prescrizione (che non
sarebbe il massimo per un Capo dello Stato).
Non si ricordano gesti memorabili (se
non il voto contro la partecipazione italiana alla prima guerra del
golfo, 1991, in contrasto con le indicazioni del partito) ed il cursus
honorum è decisamente scarso, così come il suo profilo politico appare
molto debole. Politicamente è ancor meno organico di Mattarella al
Nazareno, essendo da sempre amico di Prodi, ma sia per lo scarso peso
politico, sia per la debolezza caratteriale, potrebbe rivelarsi
decisamente funzionale a quella politica. Potrebbe contare più o meno
sugli stessi voti di Mattarella, forse un po’ diminuiti dallo scarso
ascendente personale. L’amicizia con Prodi potrebbe alienargli diversi
voti del centro destra. Possiamo prevedere una soglia media intorno ai
510 voti: pochini.
Potrebbe, però, rivelarsi un candidato
ottimo in una fase di stallo, quando, per chiudere la partita, molti
potrebbero accettare un “presidente incolore”.
Fuori quota, ma comunque da considerare.
Walter VELTRONI: 60
anni, romano, provenienza Pci-Pds-Ds-Pd, biografia da “peso massimo”
(direttore dell’Unità, segretario dei Ds prima e del Pd dopo, Sindaco di
Roma, vice presidente del Consiglio, ministro). Nonostante i molti
incarichi ricoperti, non ha mai raccolto grandi successi: come
segretario dei Ds e del Pd ha portato il partito a due sconfitte
elettorali: nel 2001 i Ds toccarono il loro minimo storico, nel 2008 il
Pd raggiunse il 33% ma la coalizione di sinistra (che includeva l’Idv)
toccò la sua punta più bassa. Come sindaco di Roma, alla fine del suo
mandato, la sinistra perse il Comune.
Insignito della Legion d’Onore è molto
amico dei francesi ma non manca di frequentazioni americane. Berlusconi
lo ha sempre definito il suo comunista preferito. Ci credo: non è mai
stato comunista! Infatti, una decina di anni fa dichiarò candidamente di
aver compreso, sin dal 1976 che il comunismo è nemico della libertà. Il
che, peraltro, non gli impedì di proseguire tranquillamente nella
carriera in quel terribile partito.
Qualche preoccupazione gliela ha sempre data il fratello maggiore, Valerio,
imprenditore coraggioso e, forse anche un po’ avventuroso che ho avuto
modo di conoscere personalmente a Bari 45 anni fa (come passa il
tempo!). Nel 1969 la Fgci barese si era disintegrata per l’uscita dei
maoisti confluiti nel Partito Comunista d’Italia marxista leninistra
(non vi fate impressionare dal nome roboante: in tutta Italia superavano
di poco i 20.000), così, un bel giorno, capita nei locali della
federazione comunista, in via Trevisani, un giovanotto romano biondastro
e miopissimo. Era Valerio Veltroni che arrivava come commissario
inviato da Roma. Ricordo che era un quadro di solida formazione
togliattiana, molto realpolitiker, quanto di più lontano si possa
immaginare dal “buonismo” del fratello minore.
Devo dire che era un buon oratore di
assemblea che teneva testa ai “gruppettari” ed un ottimo organizzatore.
Il politico di famiglia era certamente lui. Molto stimato nel partito,
se ne parlava come di uno destinato ad una carriera sino ai più alti
vertici. In effetti, dopo meno di due anni baresi, tornò a Roma nella
segreteria nazionale della Fgci, poi, l’anno dopo, andava a Trapani come
segretario della federazione del Partito ed entrava nel Comitato
Centrale. In Sicilia diventava la spalla del segretario regionale,
Occhetto, al quale era destinato a succedere, con il che la sua carriera
sarebbe entrata nella fase alta: segretario regionale e membro della
Direzione Nazionale del partito a 30 anni, la premessa per il “grande
salto”. Ma non andrà così: inspiegabilmente la stella di Valerio calava,
si disse per un veto di Berlinguer (di cui ignoro le ragioni). La
carriera era interrotta per sempre, ma Valerio trovò lavoro presso la
lega delle cooperative (settore cultura) mentre la madre Jovanka
spingeva in pista il fratello minore (e meno dotato) Walter. Valerio poi
divenne imprenditore nell’edilizia e nella cinematografia, sposò
Guendalina Ponti (figlia di Carlo, il grande produttore) ed entrò nel
giro importante. Imprenditore si, ma molto avventuroso: finirà nei
pasticci per il dissesto di una banca pisana, poi, una interrogazione
parlamentare del 1998 lo disse esposto per 100 miliardi del tempo, poi
si parlò di affari con Coppola e Ricucci (non so con quanto fondamento) e
poi strane amicizie con personaggi di interesse palermitano come
Pierfrancesco Marussig o Giuseppe Daghini, storie di evasione fiscale
più o meno rattoppate. Insomma, un personaggio turbolento che il
fratello ha dovuto più volte soccorrere.
Adesso pare che sia stato sfrattato di
casa perché non pagava i 19.000 euro di pigione annuale alla Regione
Lazio. Si vede che è di nuovo in difficoltà. Walter Veltroni è ritenuto
un anticipatore di Renzi e, peraltro, essendo collaboratore di Mediaset
(come critico cinematografico) sarebbe perfetto per un ruolo di regista
del Nazareno.
Probabilità di elezione? Bassine direi, credo non supererebbe i 480-490 voti.
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