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10/07/2015

GB l’austerity continua

di Mario Lombardo

Il bilancio della Gran Bretagna presentato mercoledì al parlamento di Londra dal Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, conferma sostanzialmente il percorso fatto di durissime misure di austerity seguito negli ultimi cinque anni dal precedente governo di coalizione “Tory-Libdem”. La prima proposta di budget stilata da un gabinetto interamente conservatore dal 1996 prospetta ancora una volta una serie di pesanti tagli al welfare e la riduzione del carico fiscale per le imprese, il tutto a fronte dell’introduzione di una modesta tassa a carico delle banche e di un nuovo quanto inefficace salario minimo per i lavoratori.

Svariati commenti sui giornali britannici hanno sottolineato come l’inaspettata vittoria elettorale dei Conservatori lo scorso mese di maggio, che ha permesso al primo ministro Cameron di creare un governo monocolore a Londra, avrebbe potuto spingere Osborne a proporre un bilancio ancora più radicale rispetto a quelli degli ultimi anni.

Invece, secondo questa interpretazione, il Cancelliere - o ministro delle Finanze - avrebbe deciso di muoversi verso il “centro” nell’ambito della politica economica, visto anche il fatto che nel bilancio sono finite molte delle proposte elettorali dei laburisti. In realtà, le misure che si prospettano per la Gran Bretagna minacciano di gettare nella povertà altri milioni di lavoratori.

Facendo riferimento alla situazione della Grecia, Osborne ha ricordato come sia necessario “vivere con i mezzi che si hanno a disposizione” e, quindi, ridurre il peso del debito pubblico e trasformare la Gran Bretagna in un paese con “stipendi più alti, tasse più basse e meno stato sociale”.

Se gli ultimi due obiettivi, in seguito alle politiche economiche rovinose perseguite in questi anni, appaiono a portata di mano, il primo rimane un miraggio per i lavoratori del Regno. Come già anticipato, il nuovo bilancio “Tory” prevede l’aumento del salario minino, ma solo per coloro che hanno più di 25 anni, da 6,5 a 7,2 sterline l’ora a partire dall’aprile del prossimo anno, per poi salire a 9 sterline entro il 2020.

Questi aumenti sono però virtualmente neutralizzati dai tagli al welfare previsti e che riguardano, in particolare, gli assegni famigliari, gli aiuti destinati agli studenti, i sussidi e i crediti d’imposta per le abitazioni. Secondo studi indipendenti, per compensare i maggiori oneri derivanti dalle riduzioni decise per questi e altri benefit sarebbe necessario portare il salario di sopravvivenza in Gran Bretagna a oltre 11 sterline l’ora.

Complessivamente, il welfare britannico subirà una nuova emorragia di fondi pari a 12 miliardi di sterline, anche se spalmati sui prossimi quattro anni invece dei due inizialmente previsti. Il rinvio comporterà anche lo spostamento di un anno del pareggio di bilancio, previsto ora dal governo per l’esercizio 2018-2019.

Ad ogni modo, l’incremento del salario minimo dovrebbe essere una sorta di provvedimento di redistribuzione della ricchezza imposto alle aziende, alle quali verrà regalata una nuova riduzione dell’aliquota fiscale, già una delle più basse in Europa. La “corporate tax” scenderà così dall’attuale 20% al 19% nel 2017 e addirittura al 18% nel 2020.

Quello che Osborne ha assurdamente definito un “bilancio per i lavoratori” include inoltre un tetto dell’1% agli aumenti dei salari dei dipendenti pubblici per i prossimi quattro anni, in aggiunta al blocco che dura già da cinque anni. I crediti d’imposta per le famiglie dal 2017 saranno poi limitati ai primi due figli, così che saranno gravemente penalizzate le famiglie numerose.

Il totale dei benefici erogati dal welfare britannico sarà anche limitato annualmente a un massimo di 23 mila sterline, dalle 26 mila attuali, per quanto riguarda Londra e a 20 mila nel resto del paese. Ancora, gli aiuti per coprire le spese abitative verranno cancellati per i minori di 21 anni, i canoni di affitto “sociale” aumenteranno dell’1% e le borse di studio per gli studenti saranno sostituite da prestiti, da ripagare una volta che il reddito dei beneficiari raggiungerà le 20 mila sterline.

Per Osborne, in definitiva, “la spesa sociale non è più sostenibile”, anche perché le risorse per finanziarla vengono dirottate altrove e lungo precise linee di classe. Infatti, il bilancio conservatore ha ad esempio esentato dalla tassa di successione i beni trasmessi agli eredi fino a un valore di 1 milione di sterline.

Il settore bancario vedrà poi sparire entro il 2021 un balzello sul bilancio globale degli istituti di credito, sostituito con una sovratassa dell’8% sugli utili che, in maniera discutibile, Osborne ha sostenuto genererà maggiori entrate per le casse pubbliche. La prima decisione è secondo molti rivolta al colosso bancario HSBC, il quale aveva recentemente minacciato di lasciare Londra per trasferire il proprio quartier generale a Hong Kong proprio per evitare l’odiata imposta. Complessivamente, i cambiamenti fiscali riguardanti le banche consentiranno al governo di raccogliere in questo settore appena 1,7 miliardi di sterline in più.

Modesta è anche la previsione delle entrate provenienti dalla lotta alle varie forme di evasione fiscale, pari cioè a 5 miliardi di sterline. Ampiamente discussa sui giornali d’oltremanica è ad esempio la trascurabile misura che rende relativamente più severo il regime fiscale per i “non-residenti”, i quali potranno godere di agevolazioni solo per 15 anni e non più indefinitamente.

La pretesa della mancanza di denaro per sostenere le fasce più deboli della popolazione stride però soprattutto con la promessa fatta mercoledì da Osborne di mantenere le spese militari al 2% del PIL britannico fino alla fine del decennio. Questo è il target di spesa teoricamente previsto per tutti i membri della NATO e Londra era stata recentemente esposta alle pressioni del governo americano per prendere una decisione in questo senso, soprattutto per dare l’esempio a quei paesi che si trovano abbondantemente al di sotto di questa soglia.

La Gran Bretagna, in realtà, attualmente spende già più del 2% del PIL in ambito militare ma in molti avevano previsto una consistente riduzione per i prossimi anni, vista la portata dei tagli alla spesa pubblica decisi dal governo Cameron.

Il carattere di classe del nuovo bilancio conservatore risulta dunque evidente, anche se svariati commentatori hanno cercato di farlo passare come un provvedimento “equilibrato” per via della presenza di varie iniziative. Oltre al già citato aumento del salario minimo, Osborne ha ad esempio portato da 10.600 a 11 mila sterline il reddito esente da tassazione. Per i possessori di auto costose ci sarà inoltre una tassa annua pari a 450 sterline per finanziare la costruzione di strade, mentre dovrebbero aumentare leggermente le imposte sui dividenti per i redditi più alti.

I piani di bilancio presentati da Osborne hanno in parte spiazzato l’opposizione laburista, costretta ad ammettere che più di una misura in esso contenuta avrebbe potuto essere adottata dal partito sconfitto nelle elezioni di maggio. Esponenti del “Labour” hanno affermato di condividere alcuni “principi” fissati nel bilancio conservatore, come ad esempio il tetto ai benefici garantiti annualmente dal welfare britannico, pur criticandone le modalità di implementazione.

Ciò non promette nulla di buono per la maggior parte della popolazione britannica, scesa nelle piazze qualche settimana fa per protestare contro l’austerity imposta dal governo Cameron. Anche l’opposizione laburista, come ha dimostrato negli anni di governo Blair e Brown, propone infatti un’idea di società non troppo diversa da quella dei conservatori, fondata sul dominio di banche e grandi imprese e sulla sostanziale distruzione dei diritti sociali conquistati dai lavoratori.

Fonte

Sembra di leggere una cronaca italiana, fortuna che in casa di Sua Maestà (...) si sta meglio che altrove... 

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