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29/07/2015

Turchia scatenata, ancora morti, più di mille arresti

Mentre il regime turco bombarda le posizioni curde in Iraq e in Rojava e prepara l’invasione del nord della Siria per istituire la tanto voluta zona cuscinetto in accordo con Washington, continua all’interno del paese per il quinto giorno consecutivo la cosiddetta operazione antiterrorismo diretta principalmente contro i movimenti curdi e di estrema sinistra. Al quinto giorno di retate in tutto il paese, il numero degli arresti è ormai arrivato all’incredibile cifra di 1100. Di questi, rastrellati in oltre 30 città, a testimoniare la completa strumentalità della “guerra all’Isis” teoricamente dichiarata da Ankara, più di un migliaio sono militanti di organizzazioni e partiti curdi oppure attivisti dei gruppi della sinistra marxista turca. Solo poche decine sono riconducibili a movimenti islamisti fondamentalisti, ad Al Qaeda e allo Stato Islamico in particolare.

Continua anche la repressione e la censura online, con ben 96 siti che sono stati oscurati: di questi 94 fanno riferimento a movimenti curdi o della sinistra radicale turca, e solo 2 a sigle jihadiste. Uno squilibrio che la dice lunga sul vero senso della campagna in atto ormai da venerdì.

A sbugiardare la già poco credibile propaganda turca ci pensa tra l’altro un “funzionario dello Stato Islamico” intervistato da un giornalista del sito turco siyasihaber.org. Il rappresentante del movimento jihadista afferma che Turchia e Isis non sono realmente in guerra e che i rapporti, nonostante la apparenze, sono rimasti gli stessi di prima della strage di Suruc.

Che invece gli apparati dello Stato Turco siano in guerra con tutto ciò che nel paese abbia a che fare con l’estrema sinistra e il movimento di liberazione curdo è innegabile. Naturalmente le retate e gli arresti di massa, gli interventi violenti contro manifestanti e attivisti, la chiusura di siti e giornali online ha suscitato una vasta reazione in tutto il paese, e ormai dalla scorsa settimana non passa giorno senza che nelle principali città non si tengano manifestazioni di protesta anche violente contro il regime.

Per giorni migliaia di militanti del Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo e di altre sigle comuniste e anarchiche, oltre alla locale comunità alevita, hanno difeso le spoglie di Gunay Ozar­slan, uccisa venerdì dai poliziotti che hanno fatto irruzione nel suo municipio, erigendo barricate nel quartiere di Gazi a Istanbul e scontrandosi con le forze antisommossa che hanno addirittura profanato la cemevi – il tempio alevita – pur di riuscire a sequestrare il feretro. Ma alla fine ieri pomeriggio migliaia di persone hanno celebrato i tanto a lungo proibiti funerali della militante dell’organizzazione comunista messa fuorilegge dal regime turco. Negli scontri nel combattivo quartiere un uffi­ciale di poli­zia, Muham­met Fatih Sivri, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un gruppo di manifestanti armati.

Altri cinque poliziotti sono stati feriti la scorsa dome­nica nel quar­tiere di Nusay­bin nella pro­vin­cia di Mardin, a pochi chilometri dalla località curda di Qamishli in Siria; nella stessa località un ragazzo curdo è stato ucciso dalle forze di sicurezza durante le proteste contro i bombardamenti e gli arresti. La stessa sorte è toccata anche ad un ragazzino curdo di soli 11 anni, Bey­tul­lah Aydin, caduto da un palazzo mentre tentava di scappare dalla polizia a Diyarbakir. Precedentemente un ragazzo era stato ucciso a Cizre dalle forze di sicurezza che avevano aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti. A Lice, dove nei giorni scorsi un’autobomba è esplosa uccidendo due soldati e ferendone altri quattro, la poli­zia e l’eser­cito hanno incendiato per rappresaglia alcune abi­ta­zioni e campi. Contemporaneamente la polizia turca ha fatto irruzione in alcuni quartieri delle città curde sparando contro i manifestanti e utilizzando dosi massicce di lacrimogeni. Alcune località montuose della provincia di Hakkari sono state addirittura bombardate nelle ultime ore dall’aviazione militare turca a caccia di postazioni del Pkk. "Due caccia F-16 hanno bombardato alle 15:10 locali il gruppo terrorista" in una regione montuosa al confine con l'Iraq, ha dichiarato in un comunicato l'esercito di Ankara, riferendosi ovviamente al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). 

Sul fronte opposto attacchi contro le forze di sicurezza si sono ripetuti anche nelle ultime ore a Bitlis mentre nella città di Van due poliziotti sono stati feriti a colpi di arma da fuoco. Mentre il Dhkp-C ha colpito il commissariato di Okmeydani a Istanbul il fronte urbano del Pkk ha incendiato un com­mis­sa­riato a Siirt, e varie sedi dell’Akp sono state attac­cate ad Izmir ed in altre città. Diverse installazioni dell’esercito e della polizia sono state prese di mira con lanci di molotov e anche l’uso di lanciagranate.

Inoltre il gasdotto che unisce l’Iran alla Turchia è stato danneggiato da un attentato realizzato questa notte probabilmente dai guerriglieri curdi. Un soldato turco è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in un attacco realizzato nella provincia a maggioranza curda di Mus, nel sud del paese.

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