Mauro Guerra, 33 anni, era nudo e disarmato quando i carabinieri lo hanno freddato in aperta campagna, a Carmignano di Sant'Urbano, in provincia di Padova, intorno all'ora di pranzo di ieri.
A sparare il colpo mortale è stato il maresciallo Marco Pegoraro, comandante della stazione locale, arrivato in paese appena tre mesi fa. Per gli uomini in divisa, Guerra stava aggredendo il brigadiere Stefano Sarto, che lo aveva inseguito per i campi sotto il sole.
Lo aveva persino ammanettato, il carabiniere. Poi l'uomo, scalzo e in mutande, avrebbe reagito, si sarebbe liberato dalla presa del militare e avrebbe cominciato a picchiarlo. A questo punto Pegoraro - questa la versione fornita dal militare - avrebbe prima intimato l'alt e poi aperto il fuoco, trafiggendo il 33enne a un fianco. Inutili i soccorsi, con tanto di cinquanta interminabili minuti di massaggio cardiaco.
Questa la cronaca, nella versione fornita dai carabinieri. Già perché c'è un testimone che ha visto e raccontato una scena diversa: Guerra viene raggiunto dal carabiniere, lo colpisce con due pugni, continua a fuggire e poi muore sparato. E il nodo centrale di questa storia è tutto qui: il colpo è partito mentre Mauro stava massacrando di botte il carabiniere o mentre stava scappando? Si annuncia così una guerra di perizie e controperizie, come da consolidato copione dei casi di malapolizia, dove sembra sempre che sia vero tutto e anche il suo contrario.
Le cronache locali del padovano, oggi, descrivono Mauro come «un uomo difficile», grande e grosso, ma anche sensibile, molto sensibile, troppo sensibile. Uno che veniva alle mani facilmente e dalla stazza imponente, ma che due minuti dopo poteva anche cominciare a parlarti di arte, o di fede, o di amore. Ai tempi del servizio militare aveva scelto i parà come 'Carabiniere ausiliario', reparto durissimo e crudele. Poi si era laureato in Economia Aziendale ed aveva cominciato a lavorare in uno studio di commercialista di Monselice, dedicandosi a tempo perso alla pittura e al design.
In paese lo conoscevano tutti: un ragazzo a posto, anche se con qualche stranezza: pare fosse solito mandare messaggi su Facebook alle ragazze, poi un giorno ha mandato un mazzo di fiori a una ventenne, che però non ha preso bene la sua insistenza ed è andato a denunciarlo. L'ipotesi investigativa era di trovarsi di fronte a uno stalker. Verso mezzogiorno di ieri i familiari di Marco avevano chiamato i carabinieri perché il 33enne stava dando in escandescenze. La situazione è precipitata in maniera assai rapida, Mauro Guerra si è dato alla fuga nei campi, fino al tragico epilogo.
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