Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale di Napoli, retta da Luigi De Magistis, ha approvato il bilancio annuale.
Nonostante gli oltre 200 milioni di tagli lineari che il governo Renzi ha operato, nell’arco di due anni a scapito della città di Napoli, osserviamo che nel documento contabile redatto dall’amministrazione De Magistris non abbiamo riscontrato interventi che inibiranno ciò che residua delle politiche sociali o misure di privatizzazione verso beni e servizi ancora nella disponibilità pubblica.
Tra le varie decisioni adottate ci ha positivamente colpito l’approvazione di una delibera che decide il superamento del rapporto con la famigerata Equitalia e la costruzione, a partire dal 2016, di una società di riscossione comunale che fonderà la sua azione con tassi di aggio nettamente dimezzati rispetto a quelli attualmente in uso e con modalità di riscossione meglio modulate rispetto ai metodi speculativi, affaristici e, spietatamente, criminogeni con cui si caratterizzava (spesso tragicamente) Equitalia.
Alcuni anni fa siamo stati parte attiva – all’indomani di alcuni suicidi che si erano verificati nell’area metropolitana napoletana e di una diffusa situazione di crescente indebitamento popolare verso questa società – di una campagna di denuncia forte contro tale società di riscossione (http://contropiano.org/news-politica/item/8755-napoli-una-mattinata-di-rabbia-degna).
Una campagna, fatta di presidi, conferenze stampe ed assemblee popolari che ebbe un grosso risalto mediatico in tutta Italia perché – finalmente – veniva disvelato uno dei simulacri dell’oppressione fiscale dello stato ed uno strumento di coercizione autoritaria che alimentava, ed alimenta tutt’ora, il sistema di grassazione ai danni dei settori popolari colpiti ed impoveriti dai diversificati meccanismi antisociali della crisi.
Per quel ciclo di proteste, a distanza di anni, sono stati rinviati a giudizio e dovranno essere processati alcuni attivisti dei movimenti di lotta napoletani i quali furono denunciati nel corso di varie iniziative di mobilitazione. (http://contropiano.org/sindacato/item/8835-proteste-contro-equitalia-criminalizzano-e-mischiano-le-carte)
L’approvazione, dunque, di un atto amministrativo che espelle Equitalia dalla città di Napoli non è, certamente, un “editto rivoluzionario” ma – per chi ha animato e sostenuto quell’esperienza di lotta popolare sfidando anche una sorta di spocchia ideologica che albergava ed ancora alligna in alcuni ambienti politici di movimento napoletani – è un motivo di soddisfazione perché rappresenta un approdo normativo, sicuramente parziale rispetto al complesso delle politiche di schiacciamento antiproletarie, di alcune fondate ragioni ed obiettivi che abbiamo agitato e diffuso.
Solo chi ignora la sofferenza, la paura ed il senso di smarrimento individuale che provoca il ricevere una cartella esattoriale da parte di Equitalia o, peggio, un sequestro di un bene per insolvenza può disconoscere il valore di una critica proletaria e di classe a questo iniquo e criminale strumento di oppressione.
Solo chi non conosce l’alto tasso di indebitamento che interessa i lavoratori e l’insieme dei ceti impoveriti e declassati dalle politiche di austerity non coglie l’importanza di inceppare e demistificare uno degli strumenti più crudeli di rastrellamento di denaro a vantaggio dei poteri forti del capitale e del sistema di banche e finanziarie interessate alla diffusione e alla crescita della catena del debito.
Prendiamo atto, quindi, di questo provvedimento varato dall’amministrazione De Magistris e predisponiamo le prossime iniziative di lotta e di organizzazione sociale sul versante della lotta alla disoccupazione, alla precarietà e del diritto al Reddito/Salario, come utilmente sta facendo il costituendo Comitato Regionale per il Reddito Minimo Garantito.
Ma oggi ci gustiamo la cacciata di Equitalia da Napoli.
Scusate se è poco!
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