Un tribunale di Tripoli ha condannato a morte in contumacia Saif
al-Islam, il figlio del defunto leader libico Moammar al-Gheddafi. Puniti con la pena capitale anche altri otto membri dell’ex regime. Tra questi spiccano i nomi di ‘Abdullah Senussi, ex capo di Intelligence e l’ex primo ministro Baghdadi Ali Mahmoudi.
Saif al-Islam – detenuto dal 2011 da una milizia di Zintan che è
alleata con il governo di Tobruq e che si rifiuta di consegnarlo al
governo di Tripoli – è ricercato anche dalla Corte penale Internazionale
dell’Aia (Cpi) perché accusato di aver compiuto crimini contro
l’umanità.
Considerate le circostanze, non è possibile al momento stabilire se la sentenza contro di lui sarà o meno eseguita.
Secondo quanto il procuratore di stato rivelò alla stampa a
inizio giugno, gli imputati sono stati incriminati “per crimini di
guerra e per aver soppresso le proteste pacifiche durante la rivoluzione
[del 2011]”. Gli accusati, inoltre, sono stati condannati
anche per il reclutaggio di mercenari stranieri che hanno progettato e
compiuto attacchi contro obiettivi civili.
Il processo era iniziato nell’aprile del 2014 prima
che i combattimenti tra le fazioni rivali portassero ad agosto alla
formazione di due parlamenti contrapposti: uno a Tripoli a guida
islamista e un altro riconosciuto dalla comunità internazionale a Tobruq
(nel nord est della Libia).
La corte penale internazionale e varie organizzazioni di diritti
umani hanno più volte lanciato l’allarme per la mancanza di imparzialità
del sistema giudiziario del Paese nordaficano.
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