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24/07/2015

Atene, arrivano i commissari della Troika. La presidente del parlamento resiste a Tsipras

I leader delle istituzioni europee e del fondo salva-stati Esm – cioè della Troika in versione allargata – sono arrivati oggi ad Atene per iniziare a imporre la tabella di marcia al governo greco in vista della concessione di circa 90 miliardi di prestiti in tre anni. Da parte greca a condurre i negoziati tecnici sarà il presidente del Consiglio dei consulenti economici (Soe) George Chouliarakis. Per ottenere l’avvio del cosiddetto ‘piano di salvataggio’ e accedere al nuovo finanziamento da parte dei creditori il governo di Atene deve completare entro il prossimo 20 agosto l’approvazione di una lunga serie di controriforme: l’aumento dell’età pensionabile, la privatizzazione di pezzi importanti del patrimonio pubblico, l’abolizione del divieto di licenziamenti collettivi ecc.

Ma un primo intoppo, nonostante la docilità delle istituzioni elleniche, viene dal Fondo Monetario. Già ieri il portavoce dell'Fmi, Gerry Rice, aveva affermato che probabilmente oggi il capo missione dell’istituto finanziario internazionale non si sarebbe unito ai suoi omologhi europei.

Perché il Fmi si sieda al tavolo sul nuovo programma della Grecia "ci devono essere impegni concreti e specifici sul fronte della ristrutturazione del debito" ha detto Rice. "Il cammino è difficile – ha aggiunto l’esponente dell’Fmi – ma la nostra posizione è chiara: una ristrutturazione è assolutamente necessaria perché il programma sia realmente efficace".

"L'eventuale coinvolgimento del Fondo monetario internazionale sul nuovo programma della Grecia – ha ribadito il portavoce – dipenderà da due fattori. Il primo è il cammino delle riforme su cui Atene si deve impegnare attuando le misure prese. Il secondo è la ristrutturazione del debito, fronte sul quale ci devono essere impegni concreti e specifici". "Solo così – aggiunge Rice – si potranno fare quei progressi necessari per andare avanti e centrare gli obiettivi della sostenibilità del debito della Grecia nel medio termine e quello della stabilizzazione della crescita economica e dell'occupazione nel Paese".

E intanto continua aspro lo scontro all’interno di Syriza, dopo che il premier è riuscito l’altro ieri a far passare una seconda parte del pacchetto imposto ad Atene da Bruxelles la scorsa settimana, ma solo grazie al voto in parlamento dei partiti di centrodestra e allo scorporo delle norme riguardanti le tasse sugli agricoltori e la controriforma delle pensioni. Alexis Tsipras sta facendo ora i conti con la presidente del Parlamento, la dissidente Zoe Konstantopoulou, che sia mercoledì scorso che una settimana fa ha non solo votato contro il governo ma ha anche tentato di rallentare l’iter parlamentare di approvazione di provvedimenti che considera sbagliati e iniqui. In un incontro organizzato ieri dal premier con la presidente del parlamento – definito da Tsipras ‘onesto e collegiale’ – sono in realtà emersi dei contrasti molto forti quando la Konstantopoulou avrebbe rifiutato di dimettersi dal suo incarico per facilitare l’operato dell’esecutivo. Da qualche tempo ormai i dirigenti di Syriza di osservanza tsiprasiana e i funzionari dell’Unione Europea chiedono la testa di una delle leader più influenti della minoranza del partito. Minoranza che in realtà potrebbe essere la maggioranza considerando la contrarietà al piano accettato dal primo ministro a Bruxelles da parte degli organi dirigenti che però non vengono riuniti. A lei i rappresentanti del governo hanno espresso la loro preoccupazione per la ‘discordia istituzionale’ che l’avvocatessa starebbe suscitando. Per ora il governo non ha fatto alcuna mossa per presentare una mozione di sfiducia nei confronti della Konstantopoulou ma la posizione del primo ministro suggerisce che Tsipras stia incoraggiando i suoi deputati a votare per la sostituzione dell’esponente della corrente critica di Syriza con qualcun altro più accondiscendente.

Nei giorni scorsi la presidente del parlamento aveva inviato al primo ministro e al presidente della Repubblica – un ex ministro degli interni di Nuova Democrazia scelto da Tsipras suscitando la rabbia di tutta la sinistra interna e di molti militanti – una lettera nella quale ha denunciato la violazione delle prerogative dei deputati e del parlamento. La riproduciamo qui di seguito:
Al Sig. Presidente della Repubblica, Sig. Propkopis Pavlopoulos

Al Sig. Primo ministro, Sig. Alexis Tsipras

In base ai miei doveri istituzionali, vi segnalo che le condizioni nelle quali è stato introdotto al dibattito il progetto di legge «Misure urgenti di messa in atto della L.4334/2015», composto del testo depositato nella notte dal 20 al 21 luglio 2015, contenente 977 pagine, inclusi tutti i testi che i parlamentari devono studiare e prendere in considerazione al fine di formarsi un parere e di votare secondo la procedura d’urgenza  nella giornata in corso, e che contiene:

1. in un articolo (articolo primo) gli 800 articoli del codice di procedura civile e quelli della legge di introduzione del Codice di procedura civile, e

2. in un articolo (articolo 2) i 130 articoli relativi alla trasposizione al diritto greco di una direttiva dell’UE (NdT: tra l’altro, direttiva sulle banche e il salvataggio) non garantiscono che sia rispettata la Costituzione, che sia protetto il funzionamento democratico, che sia esercitato il potere legislativo del Parlamento né che i parlamentari votino secondo la loro coscienza.

Sotto un regime di ricatto più che evidente, proveniente da governi stranieri membri dell’UE, e diretto contro il governo greco e i parlamentari, viene introdotto, e quel che è peggio, «senza la possibilità di introdurre il minimo  emendamento», un testo legislativo che effettua un intervento di grande portata sul funzionamento della giustizia e sull’esercizio dei diritti dei cittadini, in un modo che abolisce tanto il funzionamento della Repubblica greca in quanto Stato sociale di diritto, dove la separazione dei poteri può funzionare, quanto la preservazione del principio del giusto processo.

Ministri che non sono d’accordo con il suo contenuto, sono costretti a introdurre questo testo al Parlamento anche se vi si oppongono direttamente, mentre dei parlamentari che si oppongono anche al suo contenuto sono costretti a votare a favore.

Il tutto sotto la minaccia diretta di un fallimento disordinato.

Si tratta di un atto legislativo che proviene dallo scorso periodo parlamentare, depositato dall’ex ministro della Giustizia Sig. Ch. Athanasiou, a proposito del quale, nel dicembre 2014, gli avvocati di tutto il paese erano stati invitati a pronunciarsi nel quadro di un referendum organizzato sotto l’egida dell’Assemblea generale dei presidenti dei tribunali del Paese, e il cui risultato era stato il rigetto del progetto di legge, con una maggioranza di oltre il 93% degli avvocati che hanno votato contro.

Inoltre, contro il progetto di legge si sono espressi anche i rappresentanti della Giustizia, le assemblee amministrative dei Tribunali e, nell’insieme, gli attori sociali interessati. I due partiti al governo si erano impegnati, prima delle elezioni nazionali, a non introdurre il suddetto atto legislativo e nessuno dei due ha cambiato parere né posizione sul fondo del testo.

Il fatto che questo testo legislativo sia stato scelto da governi stranieri, partecipanti al Vertice europeo, come un «prerequisito», vale a dire come condizione per avviare negoziati in vista di una soluzione (NdT soluzione al «problema greco»), dà la misura del disprezzo di cui danno prova i suddetti governi stranieri verso i principi del funzionamento del parlamento, della sovranità popolare e, infine, della democrazia.

La responsabilità istituzionale di tutti è enorme. Assumendo la mia responsabilità in quanto Presidente del Parlamento, vi domando di informare i vostri omologhi a proposito della mia presente lettera che io notificherò in seguito ai miei omologhi di tutta l’Europa, in seguito ai miei interventi precedenti, alle mie proposte ed alla mia recente lettera al Presidente del Parlamento europeo, Sig. Martin Schulz, che è stata notificata ai membri del Parlamento europeo.

Questo attacco violento contro la Democrazia non può essere commesso nel contesto dell’Unione Europea. E non può certamente essere commesso nel silenzio.

Atene, 22 luglio 2015

La Presidente del Parlamento greco

Zoe N. Konstantopoulou
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