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28/07/2015

Renzi “commissaria” Roma. Marino obbedisce

Alla fine sarà rimpasto della giunta comunale di Roma Capitale. Fuori Sel, dentro altri uomini di fiducia del Pd. Al momento dovranno essere scelti i successori degli assessori dimissionari, ovvero  Luigi Nieri che ricopriva anche la carica di vicesindaco, di Guido Improta, assessore 'renziano' ai Trasporti e di Silvia Scozzese, responsabile della contabilità del Campidoglio. Il nuovo vice sindaco con delega al bilancio dovrebbe diventare il deputato del Pd Marco Causi (di bilancio si era occupato anche durante la Giunta Veltroni). Alla pagina rognosa della mobilità dovrebbe andare Anna Donati, ex assessore alla Mobilità a Bologna e a Napoli. La spinosa delega alla Periferie potrebbe andare invece al nuovo entrante Marco Rossi Doria, diventato famoso come “maestro di strada” a Napoli ma poi diventato sottosegretario all'Istruzione con i governi Monti e Letta.

Per Sel, che ha stampellato fino all’ultimo la giunta Marino nonostante pressioni dal basso che chiedevano da tempo di uscire dalla giunta, si chiude un’epoca. Il neosegretario romano di Sel, l’ex deputato Paolo Cento, ha commentato così il cambio di maggioranza: "Con il Pd si apre una fase di competizione in questa città e se non vengono sciolti questi nodi con il sindaco Marino manterremo un rapporto di verifica delibera per delibera. Abbiamo offerto la massima disponibilità su nomi di alto livello con una proposta aperta ma è evidente che la questione del vicesindaco è tutta legata al tema dell'alleanza con il Pd: se il partito del sindaco vuol far saltare il centrosinistra a Roma se ne assume la responsabilità", ha affermato Cento.

Il rimpasto della giunta coincide però con un altro tornante delicato. Da oggi inizia, infatti al Campidoglio la maratona per approvare entro venerdì 31 luglio l'assestamento al bilancio 2015.

Sulla vicenda Roma è intervenuto anche Renzi. Lo ha fatto con una lettera pubblicata dal quotidiano Il Messaggero, di proprietà di Caltagirone e voce dei costruttori e dei poteri forti della Capitale. "Roma ha eletto un Sindaco, appena due anni fa. A lui oneri e onori. Il Pd capitolino, ben guidato in questa fase di commissariamento da Matteo Orfini, ha un obiettivo unico e semplice: dare una mano a Roma. Non ci interessa puntellare una Giunta, fare un rimpasto, scambiare poltrone", scrive Renzi. "Tocca al Sindaco, adesso, nessuno può sostituirsi. Se ne sarà capace, avrà il nostro appoggio". "Noi ci siamo. Siamo pronti sul Giubileo, siamo pronti sulle Olimpiadi, siamo pronti sulle infrastrutture, siamo pronti sulle periferie, siamo pronti sulle aziende partecipate. Purché dal Comune arrivino proposte, non polemiche a distanza", sottolinea Renzi. "Siamo disponibili a verificare i progetti che la città vorrà proporci, siamo pronti a studiare tutte le soluzioni praticabili per rilanciare Roma. Ma il Sindaco dia un segnale!”

I segnali, a ben guardare, ci sono già stati. Prima il bilancio “lacrime e sangue”, poi il lasser faire sul peso dei privati in Acea nonostante il referendum del 2011, lo scontro con i lavoratori comunali prima e i lavoratori delle aziende di trasporto poi, infine la privatizzazione dell’Atac annunciata pochi giorni fa. Sullo sfondo, come Renzi sottolinea nella sua lettera ammiccante ai poteri forti, i grandi eventi come il Giubileo e le Olimpiadi, eventi capaci di riversare nuovi debiti sui futuri bilanci comunali e di portare soldi solo alle tasche di costruttori e gruppi di affari, quelli di sempre e i nuovi arrivati. Una città ancora ostaggio dunque.

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