Stando almeno alle apparenze, i fascisti di Pravy Sektor sembrano sempre più in rotta di collisione con il presidente Petro Poroshenko e il premier Arseni Yatseniuk, ma anche secondo gli osservatori locali il rischio che la protesta dei gruppi dell’estrema destra, al di là degli slogan altisonanti, si trasformi in una spallata contro il regime è per ora minimo. Semmai, i miliziani dell’estrema destra ucraina sembrano una delle tante pedine dello scontro interno al regime stesso, agitati e mobilitati da alcuni oligarchi e da alcuni interessi contro oligarchi e interessi concorrenti, sotto l’attento sguardo dei padrini della svolta sciovinista di Maidan, a Washington e a Bruxelles.
Niente pericolo di golpe, per ora, anche se certo la situazione politica, economica e sociale nel paese si aggrava ogni giorno di più, l’establishment continua a perdere fiducia e consensi e non si vedono alternative all’orizzonte.
Dopo lo scontro a fuoco tra forze di sicurezza e miliziani di Settore Destro a Mukachevo, nella regione occidentale della Transcarpazia – sul quale abbiamo ampiamente scritto nei giorni scorsi – l’organizzazione neofascista ha tenuto un congresso straordinario nella capitale, durante il quale il leader della formazione ha annunciato l'inizio della raccolta firme per un referendum sull'impeachment e le dimissioni di presidente e governo. Una mossa che sembra un passo indietro rispetto ai propositi bellicisti dichiarati nelle scorse settimane, quando Settore Destro aveva ritirato molti dei suoi battaglioni dal fronte orientale per indirizzarli contro le forze di sicurezza ad ovest, mentre centinaia di militanti presidiavano i palazzi governativi a Kiev e in altre città del paese. Il fatto che la protesta torni ad una dimensione politica dimostra probabilmente che per ora Dmitro Yarosh sembra aver raggiunto un qualche compromesso con il governo o almeno con alcune delle forze maggioritarie del regime, sostenuto da cinque partiti in eterno e crescente conflitto.
Certo è che in una situazione di totale sfacelo economico e di disgregazione del regime le varie forze dell’estrema destra militarizzata e presente anche all’interno delle istituzioni e del parlamento rappresentano una spina nel fianco per Poroshenko e Yatseniuk, che pure a fasi alterne cercano di strumentalizzare le richieste dei fascisti per danneggiare i propri avversari. Ma almeno per ora le forze di Settore Destro, nonostante i lauti finanziamenti di oligarchi come Igor Kolomoisky e gli appoggi negli apparati di sicurezza e militari, sono relativamente esigue e senza l’appoggio popolare Yarosh non può certo sperare di ribaltare la situazione a proprio favore, ammesso che lo voglia. Yarosh e camerati, che più volte in questi mesi hanno minacciato Poroshenko e Yatseniuk di avviare una rivolta di piazza nel caso non vengano accontentate le loro rivendicazioni – ripresa immediata della guerra contro il Donbass, repressione generalizzata nei confronti di tutti i ‘nemici dell’Ucraina’, imposizione della legge marziale ecc. – hanno ricordato anche in questi giorni come già ai tempi di Euromaidan gli uomini di Pravy Sektor abbiano rappresentato l’ariete che trasformò quella manifestazione in un golpe.
Nel frattempo, giusto per aumentare la confusione, uno dei boss del movimento Andriy Tarasenko ha dichiarato che la sua organizzazione vuole tornare su “posizioni rivoluzionarie ortodosse” e si rifiuta di riconoscere la legittimità del sistema attuale e non ha intenzione di partecipare alle elezioni locali. Ma la verità è che, almeno secondo i sondaggi, il partito potrebbe raccogliere al massimo il 3% dei voti, troppo pochi per irrompere nelle amministrazioni locali.
Intanto, per mantenere calda la piazza, alcune migliaia di sostenitori di Pravy Sektor arrivati da molte regioni del paese, hanno manifestato martedì nel centro della capitale invitando governo e presidente a dimettersi. I partecipanti al corteo, con ampio sventolio di bandiere rosse e nere dell’Esercito Insurrezionale Ucraino – quello che collaborò con gli invasori nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale – hanno marciato in tenuta militare fino a Piazza dell’Indipendenza.
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