Un accordo di pace per la Libia proposto dall’Onu è stato firmato
sabato sera in Marocco nonostante il boicottaggio del parlamento non
riconosciuto di Tripoli. “E’ soltanto un passo, ma è un passo davvero
importante per raggiungere la pace” ha dichiarato l’inviato dell’Onu
Bernardino Leon parlando ai giornalisti a Skhirat, la località
marocchina in cui sono avvenute le trattative di pace.
La soddisfazione di Leon appare esagerata.
L’accordo, infatti, è stato raggiunto solo con i membri del parlamento
riconosciuto internazionalmente di Tobruq (nell’est della Libia), con
alcuni gruppi della società civile e con alcune municipalità, ma non con
la capitale. Tra i firmatari, tuttavia, ci sarebbero anche alcuni
rappresentanti delle municipalità di Tripoli e della città di Misurata
che sono alleati con Alba libica, l’alleanza islamista che guida il Congresso Nazionale generale (Gnc), ovvero il parlamento non riconosciuto internazionalmente che ha sede nella capitale.
Il Gnc ha rifiutato al momento il piano Onu, ma non ha escluso di
poter raggiungere una intesa in un prossimo futuro. “Stiamo ancora
dialogando, non capiamo perché c’è fretta di firmare prima che tutte le
parti concordino” ha detto Mowafaq Hawas, rappresentante del Congresso
nazionale presente a Skhirat.
La quinta bozza di risoluzione presentata a inizio giugno
dall’Onu non soddisfa né Tripoli né importanti rappresentanti politici
di Misurata. I motivi del dissenso sono essenzialmente due: il
numero dei membri del Gnc in un nuovo “Consiglio di Stato” sarebbe
notevolmente ridotto e lo stesso consiglio diventerebbe un corpo
consultivo su richiesta del governo di Tobruq. In secondo luogo Alba
libica sostiene che la bozza attuale legittima l’esercito nazionale
libico (Lna) guidato da Khalifa Haftar e non esclude il ruolo
predominante dell’Lna negli apparati di sicurezza dello stato una volta
pacificato.
Problemi non facili da risolvere per l’inviato Onu Leon che,
comunque, si è mostrato conciliante con Tripoli. “La porta resta aperta
per quei gruppi che non erano presenti [a Skhirat]” ha detto aggiungendo
che gli altri temi spinosi saranno discussi al termine del mese sacro di Ramadan. Tra
questi, ci dovrebbe essere anche il “rispetto dell’apparato giudiziario”
ovvero la decisione della Corte Suprema secondo cui il parlamento di
Tobruq eletto nel 2014 è illegittimo.
Le violenze, intanto, non si fermano nel Paese. Ieri
4 persone sono state uccise da un missile caduto in una zona
residenziale di Bengasi nella parte orientale del Paese. Sebbene
l’attacco non sia stato ancora rivendicato da nessun gruppo, è molto
probabile che sia opera dello Stato Islamico (Is) che da più di un anno
combatte in città l’esercito e alcuni gruppi di residenti armati.
Nei violenti combattimenti tra i soldati libici e i combattenti
jihadisti (in corso in città dallo scorso mercoledì) sono state uccise
finora 19 persone. L’esercito sta riguadagnando lentamente il terreno
perso lo scorso anno, ma sacche jihadiste sono ancora presenti in alcuni
quartieri.
Intanto, secondo il il Wall Street Journal, Washington starebbe
pensando di posizionare in una base militare libica alcuni droni nel
tentativo di monitorare le attività dello Stato Islamico in Libia.
“Questa base – ha detto un funzionario statunitense al quotidiano –
colmerebbe le lacune su quanto sta accadendo in Libia”. Il Wall Street
Journal, infatti, scrive che i droni darebbero all’esercito e
all’intelligence statunitensi informazioni in tempo reale sulle attività
dei fondamentalisti islamici.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento