Come si sa, l’oro è il bene rifugio per eccellenza: quando infuria la crisi, si investe in oro, che sale di valore. E’ il motivo per cui, quando sale il prezzo dell’oro (segno di crisi), cala quello del petrolio (che invece sale quando le cose vanno bene e si produce). L’idea è che l’oro può anche perdere di valore, dopo che l’hai comprato, ma non si riduce mai a zero, un valore lo ha pur sempre e qualcosa salvi del patrimonio. Mentre le azioni o le obbligazioni bancarie, se chi le ha emesse fa fallimento, si riducono a zero. Però, c’è oro ed oro.
Infatti, c’è l’oro fisico, bello, giallo, brillante e pesante e c’è quello finanziario, impalpabile e leggero come una lettera di credito che dice “Il signor XY è possessore di X lingotti da 1 Kg presso la Banca tal dei tali”. Ma non è affatto necessario che nel caveau della Banca ci sia proprio tanto oro fisico da compensare tutte le lettere di credito emesse, basta che ce ne sia, poniamo, un decimo per far fronte alle eventuali (ma improbabili) richieste di convertire il finanziario nel fisico.
Poi, se non bastasse, c’è sempre il mercato cui rivolgersi per trovare quel che serve, ovviamente, al prezzo del momento. Il guaio, per il risparmiatore, è che se la Banca fallisce, lui perde tutto perché, in fondo, l’oro finanziario è una obbligazione come un’altra e se il debitore se ne va di sedere per terra, con la lettera di credito puoi accenderci la stufa.
Dunque, il risparmiatore dovrebbe sempre comprare oro fisico per stare al sicuro? Non è così semplice, perché quando poi vai a rivendere l’oro ti accorgi che non puoi venderlo a prezzi di mercato, ad esempio ad una gioielleria o ad un compro oro, te lo pagano ad un quarto del valore di giornata. Anche le Banche non sono tenute a ricomprare l’oro che ti hanno venduto, per cui ti propongono un prezzo, poniamo un terzo, e se vuoi lo vendi altrimenti te lo tieni e può sempre servire come fermacarte.
Quindi, nella maggior parte dei casi è solo oro finanziario quello che si compra, salvo che da parte delle imprese che lo usano per le loro produzioni (gioielli, protesi di vario tipo, soprattutto odontoiatriche, farmaci, arredi sacri, oggetti industriali soprattutto elettronici ecc.).
Nel trading l’oro è essenzialmente quello finanziario, mentre una speculazione in oro fisico sarebbe ritenuta una metodologia primitiva, proprio per i limiti che esso ha (forzatamente la produzione di oro è molto limitata).
A meno che… non si considerino le cose da una altro punto di vista. Ad esempio, non è detto che l’oro si estragga solo da miniere o filtrando sabbie aurifere, magari si estrae anche dai “compro oro”, non vi pare? Si estrae anche dal prestito usurario che utilizza spesso la garanzia di qualche oggettino in oro. Poi c’è da considerare anche il riciclaggio di furti in appartamenti o scippi, mentre è molto raro il caso di caveau svaligiati, però, in compenso, quando capita si tratta di grandi quantitativi. Poi c’è anche da considerare il caso di un grande produttore di oro che si trovi momentaneamente in difficoltà per la sua esportazione, ad esempio la Russia di Putin che per via di quelle famose sanzioni per la questione ucraina, ha qualche problema da superare.
Come si vede, per quanto primitivo, anche il trading dell’oro fisico dà le sue soddisfazioni. Certo, tutti canali un po’ clandestini, anzi, ad essere precisi, un po’ illegali, però può valerne la pena, anche perché, magari, quell’oro non è andato direttamente dal compro oro o dall’esportatore sotto embargo al tale operatore del settore, magari ha viaggiato un po’ da una parte all’altra e, strada facendo, si è ripulito. Poi si sa che l’oro è inodore.
Insomma, l’oro è sempre l’oro, vi pare? Questa volta, però, possono esserci strane fluttuazioni fra fisico e finanziario.
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