Non sono per prendere come puro gioco delle parti il bisticcio Renzi - Juncker. Certo quest'ultimo, dicono le cronache, tende a straparlare già dalle 11 del mattino, mentre il nostro presidente del consiglio non ha bisogno di incentivi alcolici per dirne delle sue, tuttavia la crisi è vera. È la crisi crescente di un sistema europeo che fa acqua da tutte le parti, immigrazione e euro in primo luogo. Ma che è impossibilitato a riformarsi per la stessa struttura autoritaria liberista che si è data, nella quale solo la Germania decide in politica economica e la Francia in politica estera. La crisi europea si aggrava poi con la mancata ripresa mondiale, che fa crollare le Borse.
Ma c'è anche il ripartire della crisi italiana, di cui la crisi bancaria e borsistica è solo la spia. Rispetto a cinque anni fa, quando la crisi dello spread sui conti pubblici portò alla destituzione consensuale di Berlusconi e al governo Monti, oggi la crisi è dei conti privati. Le nostre banche hanno crediti inesigibili per trecento miliardi e siccome la ripresa vera c'è solo nella propaganda renziana, il loro buco rischia di diventare uno scoperto devastante. Come nella crisi dei mutui negli USA anni fa.
Dopo aver speso 4000 miliardi per salvare banche inglesi, tedesche e francesi ora la UE dice no ai salvataggi pubblici e impone che le banche del sud Europa si salvino coi soldi dei risparmiatori. È successo a Cipro, si sta facendo in Grecia, è toccato a noi con Banca Etruria. Renzi è stato un bravo soldatino della Troika, ha fatto credere agli italiani che agiva in proprio mentre in realtà eseguiva gli ordini, quelli che sono stati scritti nella lettera Draghi - Trichet dell'agosto 2011. Evidentemente ebbro di successi mediatici, il presidente del consiglio si è illuso di poter fare in proprio. Si è messo a ciarlare di flessibilità dei conti mentre la crisi ripartiva. Era ovvio che gli sarebbe stato ricordato da quale fonte viene davvero il suo potere.
Chi conosceva Renzi solo pochi anni fa? Chi poteva prevedere che un confuso e pasticcione presidente della provincia di Firenze sarebbe diventato leader supremo del PD e capo del governo? Chi non crede alle favole, almeno in politica, dovrà ammettere che una scalata così improvvisa e veloce è sospetta. Soprattutto se viene in mente un documento della Banca JP Morgan del 2013 che sosteneva che le Costituzioni antifasciste europee dovessero essere superate, per poter attuare le riforme liberiste necessaire alla finanza internazionale. Grazie all'appoggio dei poteri forti e delle loro televisioni Renzi è diventato quello che è oggi, altrimenti starebbe ancora a sciacquare i panni in Arno.
Questo sostegno si è combinato con quello del peggiore presidente della storia della Repubblica, Giorgio Napolitano e cosi Renzi ha dato il via alle riforme che voleva l'Europa delle banche, cioè licenziamenti facili, privatizzazioni, distruzione della Costituzione. Fatto questo lavoro evidentemente il nostro ha pensato di poterne rivendicare i meriti e ha chiesto all'Europa qualche soldo in più per le proprie campagne elettorali. Ma siccome la crisi è ripartita gli è stato subito detto di no: la Costituzione va distrutta, ma il fiscal compact deve essere rispettato...
Cosi il povero Renzi si è trovato sotto lo stesso ingrato fuoco che colpì Berlusconi cinque anni fa: il potere bancario divora i suoi figli.
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