Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

25/01/2016

Iran - Rohani in Italia a caccia d'investimenti

Comincia oggi il viaggio del presidente iraniano Hassan Rohani in Europa, più precisamente in Italia e in Francia. Una visita fortemente voluta – la prima ufficiale in Europa – e prevista per lo scorso novembre, poi rimandata a causa degli attentati di Parigi, che si prefigge di rinsaldare le relazioni politiche tra la Repubblica Islamica, a lungo tenuta nell’isolamento internazionale, e i governi europei. Ma soprattutto, che vuole riallacciare quelle relazioni economiche andate perdute dall’imposizione delle sanzioni internazionali a partire dal 2006.

Rohani, infatti, sarà accompagnato da 60 tra imprenditori e direttori di aziende pubbliche del paese, e il mondo economico italiano aspetta con ansia l’appuntamento di domani mattina all’hotel Parco dei Principi per il Business Forum Iran-Italia con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: la speranza, che trapela sia sulla stampa italiana che su quella iraniana, è di riportare le relazioni economiche tra i due paesi ai livelli del 2011, quando i contratti furono congelati in virtù delle misure punitive imposte dalla comunità internazionale a Teheran per via del suo programma nucleare considerato controverso.

Un mercato appetitoso, quello iraniano, che fa ritrovare quasi intoccati i posti nei settori in cui Roma era più attiva: metallurgia, siderurgia, automobili, infrastrutture e costruzioni, ma soprattutto l’agognato settore petrolifero, di cui l’italiana ENI era una delle principali presenze straniere e uno dei maggiori compratori del greggio iraniano. Sulla questione si era espresso qualche giorno fa anche il presidente dell’ENI Claudio Descalzi, che si era detto “felice che l’Iran sia tornato – come dichiarato ai microfoni della RAI – perché questo permetterà di diversificare l’approvvigionamento energetico del sistema europeo”. Ma aveva anche avvertito che la Repubblica islamica necessiterà di “150 miliardi di dollari di investimenti per avere un reale impatto sul mercato globale, e 150 miliardi di dollari non si trovano facilmente dall’oggi al domani”.

Un mercato intero da ricostruire, quello iraniano, provato dagli anni dell’isolamento internazionale, colpito duramente dalla crisi economica mondiale che ha contribuito alla recessione degli anni 2012-2013 e che ha ricominciato piano piano a rialzarsi solo con l’elezione di Rohani nel 2013 e con la distensione sul programma nucleare. Ora che la prima tranche di 100 miliardi di dollari di beni congelati è stata rilasciata come da accordo, siglato lo scorso luglio con le potenze del 5+1, l’economia iraniana può ricominciare a sperare, ma analisti ed economisti avvertono che saranno molti i sacrifici che dovrà fare Teheran.

C’è poi la spinosa questione della disoccupazione, in continua crescita: secondo l’ultimo report diffuso dalla Banca Mondiale, il tasso di disoccupazione della Repubblica Islamica si attestava a 11,4 per cento nel 2014 contro il 10,4 per cento dell’anno precedente. Particolarmente colpite sono le donne (20,3 per cento contro il 8,7 per cento degli uomini) e i giovani tra i 15 e i 29 anni (17,9 per cento per gli uomini e 39 per cento per le donne in questa fascia di età).

Secondo l’agenzia ufficiale IRNA, inoltre, l’Iran necessita di modificare e migliorare il proprio sistema finanziario per spianare la strada alla presenza di aziende straniere nel paese: sempre secondo l’ultimo report della Banca Mondiale, il settore finanziario – come tutti gli altri settori dell’economia – è dominato dalle banche pubbliche. Il contesto imprenditoriale, secondo i dati della Banca Mondiale, resta infatti restrittivo, con il paese che si è piazzato al 130esimo posto sui 189 paesi esaminati nel 2015 per la loro capacità di business. All’interno della regione MENA, solo Algeria, Gibuti, Iraq, Libia, Siria, Cisgiordania e Gaza sono gli unici paesi che seguono l’Iran nella classifica.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento