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28/01/2016

Banche, bail in ed offerte americane

Ho appena fatto in tempo a scriverlo la settimana scorsa che prontamente è arrivato (con intera pagina pubblicitaria  sulla “Repubblica” e sul “Corriere”) il rilancio dell’offerta della Goldman Sachs che offre obbligazioni decennali in dollari Usa a queste condizioni:

– cedola fissa 6,00% per i primi due anni;

– cedola variabile Usd 3 mesi con valore minimo 1,25% p.a. e massimo 6% p.a. dal terzo anno alla fine della scadenza (al lordo degli eventuali oneri fiscali).

Provo a tradurre in soldoni (mi pare il caso di dirlo) per i non addetti: c’è un signore che offre titoli obbligazionari (dunque cui non si applicano le regole del bail in,  anche qualora l’emissione avvenisse da parte della emittente europea e non dalla casa madre)  il cui rendimento netto si aggirerebbe intorno al 4% ed in una moneta che si sta apprezzando sull’Euro, per cui, alla fine, il rendimento potrebbe essere anche superiore. Lasciamo perdere le altre clausole pure interessanti, per non essere dispersivi e andiamo al sodo, magari con un esempio.

L’avvocato Sempronio ha un capitale pari a 200.000 euro attualmente investito in parte in voci diverse presso una banca italiana che, si e no, gli dà il 3% netto ma che, soprattutto, lo espone al rischio di un prelievo forzoso dal suo conto in caso di bisogno, sulla base delle norme stabilite dal bail in.

Ha come alternative:

a – investire il titoli di stato ad un rendimento non superiore al 2% netto con qualche eccezione per gli ultra ventennali e con una tendenza (almeno per ora) al ribasso ed in una moneta la cui tendenza attuale e prevedibile è al deprezzamento;

b – investire nell’offerta della Goldman al 4% netto per un decennale, in una moneta tendenzialmente in apprezzamento.

Voi cosa fareste? Se ci fosse Massimo Catalano di “Quelli della Notte” direbbe: “E’ molto meglio prendere più soldi e con meno rischi ed una moneta che sale di valore, che prendere meno, con più rischi ed in una moneta calante”. Vi pare?

E, dunque, mi pare normale che una bella fetta dei clienti con conti oltre i 100.000 Euro andrà alla ricerca di occasioni di investimento sottratte al rischio bail in e, scartati i titoli di Stato per la loro scarsa appetibilità, si dirigerà verso l’offerta Goldman. Non ci suole molto a capire che banche italiane e ministero del Tesoro si troveranno nelle condizioni di dover, prima o poi, alzare i rispettivi interessi. Il che non gioverà alla contabilità delle une e dell’altro.

Il Bail in, allo stato attuale,  si applica ai conti superiori ai 100.000 Euro, ma, quando i conti di quell’entità si saranno assottigliati sin quasi a scomparire, sarà gioco forza o entrare in una spirale di debito sempre più difficile da gestire oppure, man mano abbassare il livello al di sopra del quale si applica il “diritto di prelievo”, contando sul fatto che i piccoli risparmiatori hanno meno propensione alla mobilità. Il denaro costerà di più e, di riflesso, le banche non potranno offrire altro che mutui sempre più costosi a privati ed imprese.

Quanto allo Stato, ovviamente un rialzo degli interessi si tradurrà in un aumento della pressione fiscale (come se ce ne fosse bisogno), ed il risultato finale per cittadini ed imprese sarà: mutui più costosi e tasse più alte.

Perfetto, il massimo della linea Pd: “la via italiana al fallimento”.

Ho l’impressione che, già dai prossimi mesi, le tendenze di mercato saranno sempre peggiori. Allegria!

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