Tra quelli che non stati invitati e quelli che hanno detto che non ci
saranno, il negoziato sulla Siria patrocinato dalle Nazioni Unite, che
riprende oggi a Ginevra, è segnato dalle assenze.
Non ci sono i curdi, alla cui partecipazione si è opposta la
Turchia, membro Nato che vuole a tutti i costi la caduta dell’odiato
presidente siriano Assad. Né si siederà al tavolo l’opposizione
sostenuta dai sauditi. Ieri l’High Negotiations Committee, nato
a dicembre dall’accordo tra alcuni dei maggiori gruppi dell’opposizione
siriana, ha annunciato che non parteciperà ai colloqui, poiché non sono
state soddisfatte le condizioni che aveva posto, tra cui il
raggiungimento di un accordo per far entrare aiuti nelle città sotto
assedio. In Siria sono una quindicina i centri abitati assediati sia
dalle truppe di Assad sia dai ribelli. Ci dovrebbe essere, invece, una
delegazione inviata dal presidente siriano.
Per l’inviato Onu Staffan de Mistura la strada è tutta in salita.
Ieri ha inviato un videomessaggio speranzoso ai siriani (“il negoziato
non può fallire”), stritolati da una guerra che ha fatto oltre 260mila
morti e milioni di sfollati e rifugiati. La lista dei partecipanti non è
stata resa nota e, forse, potrebbe cambiare nel corso dei colloqui che
dureranno sei mesi. Sono parte del piano Onu licenziato un anno fa a
Vienna, che prevede che i negoziati portino a un governo di transizione,
al varo di una nuova Costituzione e alle elezioni.
Paiono obiettivi davvero lontani, questi, guardando al campo di
battaglia che forse deciderà più della diplomazia le sorti della Siria.
In seguito all’intervento russo, la posizione di Assad si è rafforzata
ed è assai improbabile che possa essere estromesso dal potere, come
vorrebbero Ankara e Riad. Non è neanche chiaro quale sia l’opposizione
legittimata a trattare. Per non parlare dell’Isis e anche dei
qaedisti di Al Nusra che, ovviamente, non sono a Ginevra, ma in Siria
occupano ampi territori. Mosca e Washington in parte collaborano
(sostengono i curdi siriani contro l’Isis) in parte sono su fronti
opposti (i russi al fianco di Assad, gli americani con i turchi e i
sauditi).
A Ginevra i colloqui si terranno in stanze separate, con de Mistrura
che farà la spola tra le diverse delegazioni. L’obiettivo più immediato
potrebbe essere quello del raggiungimento di qualche tregua o l’apertura
di qualche corridoio umanitario, che potrebbero ridurre il numero dei
morti. Magari anche il numero dei profughi, aspetto che preme molto ai
Paesi europei poco propensi ad accogliere il flusso di rifugiati che sta
producendo il conflitto siriano.
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