Gloria scrive:
Cara Eretica, seguo da tantissimo tempo il tuo blog e la tua pagina, le trovo illuminanti, anche grazie alla possibilità che offri ad ognuno di poter raccontare la propria storia. La mia non è una storia, è semplicemente uno sfogo derivante dalla polemica scoppiata sul web negli ultimi giorni, per intenderci, quella delle studentesse che fanno foto in reggiseno a sostegno della propria università.Stefania, sullo stesso argomento, scrive:
Non entro nel merito dell’utilità dell’iniziativa, non mi interessa. Non sta a me decidere per cosa qualcun’altra debba ritenere utile spogliarsi, ed è proprio questo il punto: non spetta a me e non dovrebbe spettare a nessun altro. Continuo a leggere di eventi del tipo “lanciamo croccantini alle universitarie che si spogliano”, di campagne, come quella dell’udu milano, dove le ragazze fanno foto tenendo in mano quaderni con citazioni autorevoli che esaltano l’intelligenza, la libertà ( ma non quella di poter decidere di essere frivole), e condannano la bellezza, ché la bellezza non serve a niente.
Esaltare l’intelligenza non è mai un male, per carità, ma includerla all’interno di una dicotomia ineludibile dove se sei bella, se decidi di mostrarti per ragioni tue e tue soltanto, non puoi essere intelligente, non concluderai nulla nella vita e i tuoi poveri genitori ti pagano le tasse per vedere te che mostri una foto in reggiseno, questo dovrebbe essere inaccettabile. Sai meglio di me, sia tu che gli utenti di questa pagine, che la maggior parte degli insulti proviene dalle loro colleghe, che riempiono i propri profili social e le foto delle altre con commenti del tipo “ brave, grazie a voi l’emancipazione delle donne sta andando a puttane!!!”, come se veramente conoscessero il significato della parola con cui riempiono le loro bocche.
Perché emancipazione DEVE voler dire che io sono libera di essere e di fare quello che decido, emancipazione NON DEVE E NON PUO’ significare, come loro intendono, essere libere sì, ma soltanto di agire entro i limiti che la morale altrui impone. Se decidi di essere libera sul serio, di decidere in autonomia, allora per te è finita: non sei adatta a studiare, perché non è che puoi spogliarti e costruirti anche un futuro, non saprai fare la madre ( e sicuramente tua madre è una puttana come te, visto come sei venuta su) perché educherai male i tuoi figli ( che comunque dovrai partorire, perché altrimenti che donna sei) .
La caccia alle streghe non è mai finita, e io sono preoccupata, profondamente preoccupata. E non lo sono perché delle mie colleghe hanno scelto di fotografarsi le tette. Lo sono perché per una di loro che mostra le tette ci sono 100 imbecilli pronti a ergersi su un piedistallo per insegnarle come dovrebbe vivere, per insegnarle che sta sbagliando tutto, che se si comporta così tutto quello che otterrà in cambio sarà uno stigma, una lettera scarlatta immaginaria che l’accompagnerà durante i numerosi insuccessi che costelleranno la sua vita.
Sono preoccupata perché questi insulti, questi atteggiamenti, provengono dai miei giovanissimi coetanei. Questo mi terrorizza, mi fa capire quanto siamo lontani anni luce dalla vera liberazione dei corpi ( accettati solo se perfetti e in tv, nelle copertine, e nelle immagini del profilo sulla spiaggia) e dal rispetto della libertà altrui, sbandierata ma accettata solo se conforme ai criteri socialmente accettati.
Ti ringrazio per avermi ascoltata. Ti abbraccio e ti ringrazio ancora per le tue storie.
Gloria
Cara femminista che stai lì a bacchettare sulle tette esposte delle studentesse, che sei la stessa che sentenzia sull’utero surrogato, sulle donne da salvare perché hanno scelto di sfruttare il sesso per il proprio vantaggio economico, che addita le pornostar di ledere i diritti, l’immagine o la dignità della donna, ecco, cara femminista, secondo me stai scambiando lucciole per lanterne, gli effetti per le cause, paternalismo per femminismo.
Il fatto che tutti questi argomenti siano legati al sesso non è un caso. Ma il sesso è una cosa, la dignità un’altra. E il fatto che tu non faresti certe cose perché non ti fanno sentire a tuo agio o perché ti hanno insegnato che le brave donne non le fanno, non significa che qualcun’altra non possa sentirsi libera di disporre del proprio corpo come crede: sarà maggiorenne pure lei e magari non ha nessuna voglia e nessun bisogno di essere salvata. La dignità? Capisco di più un cattolico, che almeno a lui glielo ha detto Dio che il sesso è peccato e di conseguenza non può venderlo, non può esporlo, non può giocarci, non può trarne piacere, può solo usarlo per procreare.
Ma se una donna per gioco, al pari dei suoi colleghi uomini, decide di appiccicarsi l’hashtag dell’università sul sedere, perché poi i moralisti social inveiscono solo contro le studentesse? Il problema è il corpo esposto o il corpo sessuato delle donne? E quando, cara femminista, hai detto che vendere due tette per mozzarelle era immorale e maschilista: sarà pure maschilista, ma il problema sono le tette o il maschilismo? Siamo sicure che coprendo le prime scompaia anche il secondo? O la dignità si misura in taglie o in diritti.
Le vere battaglie sono altre, sono quelle per la parità di trattamento sul lavoro, per un’educazione del rispetto nelle scuole, per la prevenzione contro la violenza, per l’autodeterminazione, 194 e pillole varie comprese. Parlare di dignità a proposito delle scelte e dei gusti sessuali delle donne mi sembra invece solo oscurantismo, che non fa altro che giocare a favore del più classico degli stereotipi maschilisti: la brava ragazza, possibilmente moglie e madre, contro la zoccola.
E quindi le studentesse si saranno pure divertite, al pari dei loro colleghi uomini, a esibire il proprio corpo. Si può considerare di buono o di cattivo gusto, questo è soggettivo. Ma non venirmi a parlare di femminismo.
A me e ad altre che mi hanno scritto non importa se una donna mostri o non mostri le tette, qualunque sia la ragione per cui ritiene di farlo. Si può fare una intelligente analisi antisessista, parlando di simboli, linguaggi, ma la libertà di queste donne è assolutamente scontata e nessuno può intaccarla. Il fatto che mostrino le tette per me non vuol dire che siano meno intelligenti di quelle che non le mostrano, perciò mi spiace notare come paternalisti e matrone, al solito, giochino a fare la divisione tra donne perbene e donne per male.
Io volentieri presterei un pezzo di cu.lo a quelle che mostrano le tette e anche un pezzo di cervello a quelle che mostrano la fronte. Il fatto che una donna mostri le tette non autorizza nessun@, e il fatto è che a farlo sono tantissime donne (nessuna sorpresa), a chiamarla “ca.gna” o “zocc.ola”. Lo slut shaming non ha giustificazione e quel che per loro è nato come uno scherzo, probabilmente, sta diventando una roba che le segna a vita, che uccide la loro reputazione. E poi si chiedono perché non mostrino le facce? In Italia è moralmente garantito il fatto che se mostri tette e faccia tu sia semplicemente libera di farlo senza che una immensa quantità di cyberbull* si lanci su di te? Perciò parliamo della lettera scarlatta che viene appuntata sul petto alle donne che hanno partecipato al contest e non agli uomini che hanno fatto lo stesso. Perché le donne sono sbagliate e gli uomini no?
Infine, come osservano le amiche di Bossy, è iniziato anche lo slut shaming contro ‘ste ragazze che hanno partecipato allo spotted. Qualcosa da dire al riguardo?
Fonte
Ste bagarre dimostrano che se una volta era il piccolo borghese ad essere un po' coglione (grazie Gaber), in tre decenni lo sono diventati gruppi consistenti di quelli che si definiscono progressisti.
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