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18/01/2016

Domani a Bologna il raduno europeo dell'estrema destra

In questi tempi di iperattivismo dell'ultra destra, sabato 16, proprio in contemporanea con le manifestazioni contro la guerra promosse da Eurostop a Milano e Roma, a Modena ci sono stati lanci di lacrimogeni contro gli antifascisti scesi in piazza per contrastare un presidio di Roberto Fiore contro gli immigrati.

Una storia che si ripete di città in città: polizia intenta a salvaguardare l'incolumità dei forzanuovisti, democratici in presidio per tutelare la memoria di un passato deformato ai loro scopi, antifascisti gasati e dispersi perchè considerati "problema di ordine pubblico".

I fatti di Modena, riportati nei giornali locali quasi quanto quelli di Milano e Roma, preannunciano una “strana” riunione, che avrà luogo domani 19 gennaio, a Bologna. Quella del movimento "Alliance for peace and freedom" (Apf), una sigla rassicurante che però nasconde il coordinamento dell'estrema destra europea guidato dal leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Quella di domani dovrebbe essere una riunione privata alla quale parteciperanno "i rappresentanti patriottici che sono stati eletti come consiglieri, sindaci o membri dei parlamenti regionali".

L'appuntamento è stato lanciato da una sigla giovane (l'Apf è nata a febbraio del 2015) ma decisamente "ben piazzata", contando tra le sue file organizzazioni e partiti ultranazionalisti, di estrema destra e apertamente neofascisti e neonazisti di ben 10 paesi europei, tra cui spicca la greca Alba Dorata. Un incontro, quello di domani, che mira a “stabilire una rete europea a livello istituzionale", spiega apertamente Fiore. È dunque legittimo leggere l'iniziativa come un passo in avanti verso un più efficace coordinamento e una stabilizzazione dei rapporti dell'opzione politica neofascista in campo oggigiorno all'interno dell'UE. Un'opzione certo distante dall'essere seriamente presa in considerazione dalle borghesie europee, ma non è il caso di stare tranquilli: se dovessero fallire le opzioni liberiste di Renzi o quelle fascio-populiste alla Salvini-Le Pen, in campo resterebbero solo un'uscita a sinistra – che l'establishment vuole assolutamente evitare – oppure un'opzione forte ed esplicitamente autoritaria – da dirigere e sfruttare.

Si tratta di un passaggio importante e pericoloso nel coordinamento tra le destre estreme europee, che viene programmato proprio a Bologna, una delle città simbolo della resistenza italiana, quasi a sfregio del passato, ma che evidentemente testimonia la debolezza e l'ignavia del Partito Democratico e di tutta la sinistra in questi anni.

Il sindaco PD Virginio Merola si lascia sfuggire un "non rompano le palle" che pare più uno sfogo contro l'ennesimo evento che disturba la sua quiete cittadina, che una presa di posizione politica. Forse bisogna capirlo, troppe gatte da pelare per il povero sindaco bolognese: prima la manifestazione di Salvini dell'8 novembre, che lo portò a militarizzare la città (ovviamente per bloccare gli antifascisti...) e ad assistere ai saluti romani provenienti da quella folla di "brave persone" che l'anti-Matteo nazionale aveva portato in piazza; poi il presidio dei fascisti di FN contro gli immigrati in via Mattei... ed ora l'ennesima seccatura. Tutto in pochi mesi. Ha poi aggiunto Merola: "La nostra città è antifascista (ma non per merito delle istituzioni, ndr) quindi dico solo: vedete di non fare troppi danni e, se possibile, questa iniziativa fatela da un'altra parte". Insomma una preghiera che cadrà nel vuoto.

Bologna ha visto negli ultimi anni diversi presidi e raduni della destra svolgersi con il benestare delle istituzioni, ultimo quello della destra fascio-leghista di Salvini. La crescita della destra estrema passa attraverso la propaganda populista messa in atto dalle nuove forme che essa ha assunto in questi anni, si traduce nel tentativo di riconquistare spazio nei quartieri e nelle piazze, grazie anche all’incapacità delle amministrazioni cosiddette democratiche di difendere gli interessi popolari e di contrastare tali appuntamenti, al loro asservimento alle politiche di austerity, all'adozione di parti sempre più consistenti delle formazioni xenofobe e autoritarie.

I sindacati Cgil, Cisl e Uil, l'Anpi, l'Arci e Libera hanno promosso un presidio per domani alle 17.30, ricordando che questo evento a Bologna “offende la memoria dei partigiani e della Resistenza”. Parole che oggi sembrano un inutile esercizio retorico, di fronte alla lenta ma costante crescita della destra neofascista in Italia. Nulla viene detto rispetto alle dinamiche attuali della destra dentro e ai confini dell'UE, nulla riguardante il ruolo che in Ucraina o in Grecia hanno queste formazioni nel tutelare gli interessi della Troika. I casi quindi sono due: o i cosiddetti "democratici" vivono fuori dal mondo, o gli sta bene che le cose vadano come stanno andando. Sarebbe, ci sembra, il tempo di iniziare a considerare l'antifascismo non per quel che ha rappresentato, ma piuttosto per quel che può e deve rappresentare al giorno d'oggi, inserendolo nelle dinamiche reali e attuali, contrastando le derive xenofobe sforzandosi di comprendere come queste sono complici e strumentali rispetto alle dinamiche di potere esistenti.

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