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15/01/2016

Quanto è libera Wikipedia? 15 anni fa la nascita della più nota enciclopedia on-line

Nel 2000 a San Francisco Jimmy Wales (economista, 34) e Larry Sanger (filosofo, 32), decidono di creare un nuovo sito che riesca a fare concorrenza a Encarta, l’enciclopedia on-line della Microsoft. Lo chiamano “Nupedia”. I contenuti inseriti, non coperti da copyright, avrebbero potuto essere utilizzati liberamente dai lettori. Per revisionarli vennero scelti alcuni esperti, e il carattere collettivo del loro lavoro sarebbe stato garanzia di una maggiore imparzialità. Si trattava però di un procedimento lento e macchinoso, per cui alla fine si decise di consentire a chiunque lo volesse di inserire delle voci. Fu scelto il nome “Wikipedia” dalla parola hawaiana “Wiki” (rapido). Il sito di Wikipedia venne lanciato il 15 gennaio 2001, e per sottolineare la natura non commerciale dell’operazione fu scelto il suffisso “.org”. Attualmente è il 7° sito del mondo per numero di visite (60 milioni di accessi al giorno). È disponibile in 280 idiomi tra i quali dialetti e lingue morte.

La versione italiana è costituita da circa 280 milioni di parole a fronte dei 50 milioni dell’Enciclopedia Treccani. Wikipedia non ha personale stipendiato e si regge su donazioni e contributi di privati e aziende che coprono i costi per i server e le altre spese di gestione. Di farla crescere si occupa un esercito di circa 38 milioni di volontari di cui più di 70mila attivi. La regola fondamentale è che non si può inserire niente che non sia già stato pubblicato altrove. Il codice di condotta impone di riportare le fonti in maniera equilibrata (cioè sia pro che contro una determinata tesi), privilegiare un’ottica globale e non localistica, evitare il marketing politico o commerciale ed escludere le voci che riguardano eventi futuri. Esistono gruppi di discussione con lo scopo di creare un consenso sull’impostazione delle pagine.

Il sito riceve dalle 25.000 alle 60.000 richieste di aggiornamento al secondo, e verificare la credibilità dei contenuti inseriti non è semplice, ma da una ricerca pubblicata nel 15 dicembre 2005 dalla rivista Nature emerge che la credibilità di Wikipedia è più o meno pari a quella dell’Enciclopedia Britannica. Dal canto suo l’Enciclopedia britannica ha pubblicato numerosi articoli per confutare questa tesi. Esiste un gruppo di amministratori (diversificati per livelli di responsabilità) che hanno la possibilità di cancellare contenuti e bloccare gli utenti “rompiscatole”. Il loro ruolo è quindi talmente centrale che il carattere “orizzontale” del sito rimane praticamente sulla carta. Chi sono gli amministratori? Come vengono scelti in realtà?

Una descrizione entusiastica è quella offerta dal libro “Te la dò io Wikipedia”, di Francesco Bini, ma naturalmente esistono numerosi articoli di segno opposto, che ironizzano sulle bufale “storiche” e criticano la scarsa imparzialità del sito soprattutto su temi “caldi” di politica internazionale come l’America Latina o il Medio Oriente. C’è chi ipotizza l’influenza di potenti lobby che ne condizionerebbero i contenuti, e in proposito è uscita nel 2007 la “lista nera dei manipolatori” compilata dal sito “Wikipedia scanner”: vi comparivano i governi di Usa e Portogallo (?!), multinazionali come la Microsoft, organizzazioni internazionali (Onu, Amnesty International) e grandi gruppi mediatici (Bbc, New York Times, Reuters). Alcuni mesi fa l’Indipendent ha pubblicato la notizia che alcuni truffatori avrebbero tentato di ricattare personaggi famosi minacciandoli di alterare le loro biografie. Chi invece ha aggiunto alla biografia di Tony Blair la qualifica di ubriacone e maniaco sessuale sembra aver agito per puro divertimento.

Per quanto ci riguarda, noi spesso consultiamo Wikipedia per i nostri articoli e consigliamo un utilizzo “laico” del sito. Wikipedia può essere una buona fonte di “partenza” dalla quale si possono ricavare informazioni di base da approfondire consultando poi altre fonti. Fatto sta che tempo fa avevamo deciso di creare la pagina di Senza Soste ma il contenuto non fu accettato. Nonostante avessimo tutte le registrazioni formali come testata, qualcuno degli amministratori (chi?) non ci riteneva un media abbastanza “ufficiale”. Ci riproveremo a breve e vi faremo sapere...

Nello Gradirà

Pubblicato sul numero 111 (gennaio 2016) dell'edizione cartacea di Senza Soste


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