Per i pezzi di ricambio la Piaggio utilizza un'altra fabbrica, la Ceva, che a sua volta subappalta i propri lavoratori in numerose aziende. D'altronde, il "dividi et impera" è sempre in voga e gli appalti e sub-appalti ne costituiscono un ottimo strumento. Tant'è che Sandro, operaio addetto alla parte logistica, ha cambiato 5 ditte nel corso degli ultimi 10 anni.
Pubblichiamo di seguito un'intervista realizzata ai Cobas Lavoro Privato di Pisa che spiega nei dettagli la grave vicenda, le condizioni di lavoro e le lotte realizzate nello stabilimento toscano.
Seguiranno aggiornamenti perché non staremo a guardare, ma saremo parte attiva della mobilitazione di solidarietà che già si sta costruendo in queste ore, al fianco di Sandro e del Cobas Pisa, con il Coordinamento di Lavoratori e Lavoratrici Livornesi e la Rsu Piaggio!
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Sandro Giacomelli ha 58 anni, la sua salute è malferma, non è una categoria protetta ma avrebbe i requisti per esserlo. La sua storia dimostra che in Italia esistono ancora avanguardie sindacali e sociali disposte a mettersi in gioco, a rischiare sulla loro pelle, a subire minacce più o meno velate, intimidazioni, a pagare la loro irriducibilità di classe con i licenziamenti, le denunce e gli arresti.
Sandro fa parte del cobas lavoro privato di Pisa e lavorava in una cooperativa appaltatrice di Ceva e Piaggio nel polo logistico di Pontedera. Lo abbiamo intervistato al telefono mentre Sandro si trovava davanti al polo logistico, davanti alla fabbrica che lo ha licenziato per incontrare colleghi e delegati sindacali della Dna, per preparare insieme a loro le prossime mobilitazioni.
Un licenziamento per giusta causa o un licenziamento politico?
La data del licenziamento è del 28 dicembre 2015 ma la raccomandata arriva a casa mia dopo alcuni giorni. Sono stato licenziato per giustificato motivo soggettivo come troviamo scritto nella lettera della azienda, la Dna che poi è solo l'ultima assegnataria del subappalto del confezionamento ricambistica e spedizioni, contratto che deriva dalla società Ceva detentrice dell'appalto per la gestione del magazzino Piaggio.
In questi ultimi 20 anni la forza lavoro alla Piaggio è stata decimata, ci sono stati i licenziamenti di massa negli anni ottanta che hanno espulso dalla fabbrica la classe operaia più combattiva e politicizzata, poi sono arrivate le esternalizzazioni (i lavoratori della Ceva provengono dalla Piaggio).
Una desertificazione industriale con produzioni delocalizzate in Vietnam e in altri paesi per l'irrisorio costo della manodopera locale. La prima sconfitta politica del movimento sindacale è stato subire prima l'aumento dei ritmi produttivi poi la delocalizzazione, il calo della produzione nello stabilimento di Pontedera. I sindaci del pci, pds e ora del pd si sono sempre contraddistinti per servilismo verso i padroni della Piaggio, gli enti locali fanno ormai da cassa di risonanza per le ragioni dell'azienda, mai si sono realmente opposti alle decisioni che stanno impoverendo la Valdera.
È evidente che la giustificazione addotta dalla azienda non sta piedi. In tanti anni non ho mai avuto una contestazione di addebito, ne sono arrivate ben 6 negli ultimi 4 mesi, contestazioni costruite per farmi fuori dalla fabbrica. Io sono un uomo e un sindacalista scomodo e scomoda è la presenza dei cobas lavoro privato soprattutto ora che sono annunciati 17 esuberi su un organico di 120 dipendenti. Cacciarmi fuori dalla fabbrica alla vigilia dell'incontro sindacale convocato per questi 17 esuberi non è casuale, una tempistica perfetta visto che è da tutti risaputa l'opposizione dei cobas.
Impugnerete il licenziamento?
Ovvio per quanto sia difficile il ricorso alla Magistratura in tempi in cui la cultura giuridica del lavoro è impostata sul jobs act. Sarebbe utile costruire una inchiesta per sapere quanti siano stati i licenziamenti di delegati e lavoratori scomodi da quando hanno introdotto le normative che restringono i diritti, quindi ben prima dei decreti attuativi del jobs e delle tutele crescenti.
In ogni caso il licenziamento è stato impugnato e il tribunale sarà chiamato a decidere sulla natura discriminatoria del provvedimento.
Io voglio andare fino in fondo e con me ci sono i compagni e le compagne del cobas lavoro privato, del resto quanto accaduto a me è un monito per molti altri e non solo alla Dna ma in tutto l'indotto Piaggio e nel mondo cooperativo. Proveranno a screditarmi in ogni modo, pensate che in questi anni ho avuto numerosi problemi di salute (documentati) ma nonostante tutto sono ancora in produzione.
Lavoro dal 2006 nell'appalto della Ceva, forse pochi sanno che gli appalti in media cambiano ogni 2 anni, con licenziamenti della forza lavoro e seguenti riassunzioni. Inutile dire che ogni tornata di licenziamenti è seguita da trattative che nel corso degli anni sono state anche vittoriose, pensate che a noi applicavano un contratto padronale con paga oraria di 4 euro lordi.
Anche per ottenere l'adozione nel nostro appalto del contratto nazionale multiservizi sono state necessarie lotte e scioperi.
Lunga è la lista delle aziende che si sono susseguite, la cooperative Etruria, Adl e Pega, poi la World Service srl, che a seguito dello scandalo per truffa allo Stato per 80 milioni del Gruppo Viesse – di cui faceva parte – ha lasciato il passo nel 2013 all'attuale Dna. Insomma questi continui cambi dell'appaltatore rappresentano una costante minaccia ai lavoratori, alle loro retribuzioni e serve grande attenzione per scongiurare cambi di appalto al ribasso.
Perché cambiano continuamente gli appalti?
Qual'è il loro obiettivo? Massimizzare i profitti e minimizzare i costi. In questo modo costiamo di meno e lavoriamo di più, con minori diritti rispetto ai dipendenti Ceva, infatti noi abbiamo il contratto nazionale multiservizi e loro il commercio. Facciamo due conti? Ci sono circa 350 euro in meno in busta paga per il personale Dna che poi spesso e volentieri subisce anche carichi di lavoro più onerosi.
La strategia della Piaggio qual è?
Spremere lavoratori e lavoratrici di cooperative e piccole aziende facendo leva sulla applicazione di contratti sfavorevoli e sulla ricattabilità dei lavoratori e delle lavoratrici che temono di perdere ore, salario e lo stesso posto. Allo stesso tempo si scatenano guerre tra poveri per difendere il proprio posto di lavoro. La Piaggio ha allargato gli appalti e la responsabilità di questa situazione è dei sindacati che stanno in Piaggio, non tutti ovviamente, che hanno accettato questa continua esternalizzazione
A nostra volta, come cobas della Dna, abbiamo difeso con i denti i posti di lavoro, in questi anni la logica del massimo ribasso è divenuta comunque sempre meno sostenibile anche dal punto di vista padronale, dopo avere spremuto la forza lavoro per le ditte appaltatrici la situazione si fa critica e con ridotti margini di profitto senza considerare la conflittualità dei cobas in azienda. Da qui nascono i continui cambi di appalto seguiti da vertenze, scioperi, presidi e assemblee per non perdere un euro o un lavoratore con il nuovo appalto. La divisione tra comparti sindacali (metalmeccanici, commercio e multiservizi) non è di aiuto, se tutti avessimo il medesimo contratto non ci sarebbero le condizioni per appaltare al ribasso e il nostro potere di acquisto e di contrattazione non sarebbe così basso.
Nonostante che tu sia stato rsu e rsa, il licenziamento è arrivato.
Nelle aziende susseguitesi sono sempre stato rappresentante sindacale, rsa o rsu. Mai avuta una contestazione disciplinare, insomma se fossi stato un fannullone o un piantagrane mi avrebbero sanzionato anche nel passato. O no?
Dal 2013 con Dna si sono aperti alcuni conflitti, primo tra tutti la vertenza per i buoni pasto. Nell'aprile 2015 ci fu lo sciopero per rivendicare condizioni di vita e di lavoro dignitose, uno sciopero riuscito che bloccò la produzione con grande disappunto di Ceva e Piaggio che non sono certo all'oscuro della situazione, anzi spingono per la normalizzazione sindacale negli appalti.
Pensate alla fatiscenza del vecchio capannone ove per anni siamo stati prima del trasferimento al Polo di Pontedera, con temperature polari in inverno e tropicali in estate, prima si mangiava sugli scalini un panino portato da casa o acquistato agli alimentari, una condizione priva di ogni dignità.
Abbiamo ottenuto il ticket giornaliero di 5,20 euro, 100 euro netti al mese, questo risultato è costato scioperi, presidi e una elevata conflittuale sindacale. In qualità poi di rappresentante dei lavoratori alla sicurezza e vedendo per anni derise le istanze in materia di salute e sicurezza mi sono rivolto alla Asl che intervenne dimostrando la fondatezza delle nostre richieste e sanzionando l'azienda. Da qui nascono le reali motivazioni del licenziamento.
Dall'estate 2015 sono partite sempre più numerose contestazioni di addebito, richieste di spiegazioni, sanzioni disciplinari fino al licenziamento.
Voglio ribadire che il mio licenziamento, il continuo tentativo di estromettere i cobas dai tavoli delle trattative sono funzionali a una strategia aziendale che vede protagonisti non solo i vertici Dna ma anche i vertici di Piaggio e Ceva. Voglio fare un piccolo ma significativo esempio: solo poche settimane fa siamo stati convocati dalla direzione aziendale che in ben due occasioni ha ripetuto la sua decisione: 17 esuberi. Si partiva dalla accettazione di dimissioni, ma nel frattempo la trattativa si è arenata senza quella proposta scritta che era stata richiesta dai delegati.
Non è stato possibile neppure arrivare ad un verbale di incontro. Personalmente mi sono anche impegnato a trovare colleghi disponibili al licenziamento anticipato, ma come era possibile muoversi senza prima conoscere le condizioni, senza una quantificazione dell'incentivo all'esodo.
Per farla breve, il responsabile Lintel (il guppo di cui fa parte Dna) disse che non ci sono soldi, quindi per l'azienda la volontà non era quella di incentivare l'esodo ma licenziare senza sborsare un solo euro.
Il mio licenziamento arriva a pochi giorni dall'incontro decisivo, quello in cui la Dna vorrà ottenere i licenziamenti senza sborsare un euro.
Il mio licenziamento sta a dimostrare che il padronato non accetta sconfitte, la decisione di licenziarmi è basata esclusivamente sul fatto che si è voluto cacciare dalla fabbrica un operaio "contro".
Quanto accade a me oggi, presto potrebbe accadere a tutti gli altri, se negli appalti siamo a rischio anche nelle aziende madri la situazione non è certo rosea, quindi mettiamo in pratica il motto: se toccano uno, toccano tutti.
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