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19/03/2016

“Le monde ou rien”: a proposito di libertà di dissenso sotto lo stato di emergenza

 
Ieri Parigi, una settimana dopo la grande manifestazione del 9 marzo contro la loi de travail, ha visto le sue strade riempite di migliaia di studenti, lavoratori, precari che hanno espresso con determinazione il loro rifiuto di questa legge che si iscrive in un contesto ben più ampio di austerity e di politica neoliberista che sempre di più colpisce le vite di ognuno. La giornata di lotta è cominciata ieri mattina con diversi blocchi e barricate alle entrate delle università e licei, per poter permettere a tutti e tutte di raggiungere la partenza dei cortei previsti per la giornata. Nonostante le cariche, i gas e gli accerchiamenti della polizia gli studenti medi con forza e rabbia sono riusciti a portare a termine il percorso del corteo che ha raggiunto République per la partenza comune con gli spezzoni universitari e dei lavoratori. La manifestazione del pomeriggio si è conclusa poi in place d’Italie accerchiata da un grande schieramento di forze dell’ordine che hanno tollerato la presenza di tutt* coloro che dopo la marcia sotto il primo sole parigino si sono riuniti prima di ripartire per le assemblee che avrebbero concluso la giornata.

In particolare, un’assemblea interfacoltà era stata chiamata a Tolbiac in modo tale da permettere un coordinamento che andasse al di là delle categorie e dei settori di studio e di lavoro. Questo appuntamento, tra cosiddetti “non affiliati” a strutture partitiche o sindacali, voleva venire incontro all’esigenza di molt* di intendere questa legge come la semplice punta di un iceberg di capitalismo dilagante e di organizzarsi collettivamente per agire nelle reali contraddizioni del sistema. La presidenza aveva preventivamente chiuso la facoltà per impedire il momento di discussione ma nonostante ciò un centinaio di persone sono riuscite ad entrare nell’aula magna e ad occuparla temporaneamente. Poco dopo al di fuori dell’università decine e decine di camionette e di agenti antisommossa hanno accerchiato gli ingressi impedendo alle persone che ancora volevano unirsi all’assemblea di entrare. A questo punto numerosi CRS accompagnati dalla BAC (Birgade Anti-Criminalité) sono riusciti a penetrare nell’università e poi nell’aula, distruggendo a colpi di manganellate le barricate di fortuna costruite con tavoli e lavagne, sgomberandola facendo uscire con violenza da una porticina sul retro gli studenti presenti. Al di fuori un vero e proprio comitato di accoglienza ha accerchiato per un’ora le persone presenti, dopo un primo tentativo di forzare il cordone di CRS alcuni sono riusciti a uscire nonostante il gas al peperoncino e le manganellate, in questo frangente la BAC ne ha approfittato per procedere a degli arresti. Alla fine di un’estenuante attesa e dopo il rifiuto di identificazione come condizione per essere liberati gli studenti rimasti vengono fatti uscire a gruppetti e possono raggiungere i compagn* che intanto si erano riuniti nelle vie intorno in segno di solidarietà.

Ecco quello che significa stato di emergenza. Le alte sfere dell’università complici con la polizia impediscono assemblee utilizzando la forza, arrestando e picchiando. Da Parigi a Torino la libertà di dissenso viene fatta in briciole, la volontà di chi si oppone con forza alle politiche che tentano di metterci in ginocchio viene criminalizzata, ma non si cede il passo. La mobilitazione continua, oggi l’assemblea sopravvissuta alla repressione si terrà nell’aula magna occupata dell’università di Paris8 per dare la solidarietà agli/alle arrestat* e andare avanti con ancora più determinazione.

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