La Comune di Parigi è un avvenimento raramente citato nei libri di testo, ma che può essere considerato un distillato di esperienza rivoluzionaria per le rivendicazioni che ha prodotto e i limiti contro cui si è scontrata. Il nostro percorso di lettura non aspira ad essere l’ennesimo prodotto degli accademici del marxismo: studiare la nascita, lo sviluppo e la sconfitta della Comune di Parigi ha senso solo se ci permette di meglio calibrare strumenti e parole d’ordine future.
Il termine “Comune” non deve trarre in inganno. Pur essendo ripreso dalla tradizione contadina medievale, si tratta del primo esperimento di governo della classe operaia. La Comune non fu un organismo di tipo parlamentare come lo immaginiamo oggi, in cui la democrazia viene falsamente esercitata attraverso un voto espresso ogni cinque anni, scegliendo tra esponenti politici che in ultima analisi difendono lo status quo. I cittadini della Comune, pur appartenendo a correnti politiche differenti, eleggevano delegati che percepivano salari operai e che potevano essere rimossi in qualsiasi momento. Fin dai primi giorni, la Comune varò leggi e misure in difesa dei lavoratori. Questi provvedimenti, che emergeranno nel dettaglio lungo il percorso di lettura che pubblichiamo, mantengono un’attualità sconcertante se pensiamo che vennero adottati oltre un secolo fa.
La mancanza di una forza politica chiaramente rivoluzionaria causò un ritardo nell’insurrezione parigina; nel frattempo, i tentativi rivoluzionari promossi a Lione, Marsiglia e Tolosa vennero repressi, lasciando la capitale nel totale isolamento. Nonostante la confusione e l’incertezza che dominavano le varie correnti politiche parigine, la Comune riuscì a proclamare alcune delle riforme prestabilite. Purtroppo l’assedio condotto dall’esercito prussiano e da quello di Versailles ne resero difficile l’attuazione. Va però segnalato che il governo rivoluzionario commise il fatidico errore di non prendere mai il controllo della Banca di Francia, che finanziando Thiers e la controrivoluzione di fatto consentì la repressione della stessa Comune.
Da questo elemento emerge forse la lezione principale che ci proviene da questa esperienza: la rivoluzione non può semplicemente impadronirsi della macchina statale mantenendone la struttura, ma deve costruire uno stato radicalmente nuovo, con una propria organizzazione politica ed economica. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale era ancora molto lontano da questa idea. Marx ed Engels ebbero modo di approfondirne l’elaborazione proprio durante l’esperienza della Comune, mettendo alla prova anche l’intuizione contenuta nel Manifesto del Partito Comunista a proposito della “dittatura del proletariato”. Questi temi verranno successivamente sviluppati dallo stesso Marx ne La guerra civile in Francia e da Lenin in Stato e Rivoluzione, due scritti che abbiamo appositamente inserito nel percorso di lettura.
Per adempiere al compito di costruire un nuovo stato che ponga le basi per la sua stessa estinzione, le classi sfruttate devono imporsi sui vecchi sfruttatori. Si tratta dunque della dittatura della maggioranza su un’esigua minoranza: cos’è questa se non la massima espressione della democrazia in una società ancora divisa in classi?
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Cronologia della Comune di Parigi
Pur essendo strutturali, le contraddizioni su cui si fonda il capitalismo abitualmente restano sotto la superficie. Mascherate dall’ideologia dominante, emergono di rado, ma quando si palesano l’esplosione sociale è inevitabile. La presa di coscienza determina una rottura con il sistema vigente e le sue regole. La consapevolezza di potersi affidare unicamente alle proprie forze spinge la classe a divenire protagonista del cambiamento. Si tratta del primo passo mosso dalla rivoluzione, a cui ne devono seguire molti altri in termini di organizzazione e proposta politica; ma come si giunge a questo punto?
Per comprendere le ragioni che conducono ad un salto qualitativo, sia esso una spinta rivoluzionaria o un arretramento della lotta di classe, è necessario analizzare le condizioni materiali pregresse.
Iniziamo dunque la pubblicazione del percorso di lettura con una cronologia degli eventi che anticiparono e caratterizzarono la Comune di Parigi. Avere una panoramica storica del periodo consentirà una lettura più approfondita del tracciato che ha condotto all’insurrezione e, d’altra parte, fornirà le basi per comprenderne anche la sconfitta.
2 settembre 1870: Napoleone III viene sconfitto nella battaglia di Sedan e si arrende ai prussiani. I costi della guerra sono stati scaricati sul proletariato e la resa rischia di aggiungerne altri. La consapevolezza del tradimento di Napoleone III inizia a diffondersi tra la popolazione.
4 settembre 1970: A Parigi i repubblicani si mobilitano per ottenere riforme sociali e proseguire la guerra. Viene proclamata la Terza Repubblica e instaurato un governo provvisorio con Leon Gambetta Ministro dell’Interno.
18 settembre 1870: Le armate prussiane arrivano alle porte di Parigi. Ha inizio l’assedio che durerà 138 giorni. Un terzo del territorio francese è occupato dai prussiani.
7 ottobre 1870: Gambetta lascia Parigi in mongolfiera e si reca in Provenza, per riorganizzare la difesa nazionale e formare movimenti di guerriglia nei territori occupati. Esponente dei repubblicani radicali, è contrario all’armistizio con i prussiani, a differenza del Governo di Difesa Nazionale.
31 ottobre 1870: Manifestazione radicale a Parigi sotto la guida di Flourens, insegnante ateo, materialista e antibonapartista. Occupato l’Hotel de Ville per un giorno.
3-7 novembre 1870: Elezioni a Parigi, i monarchici-conservatori prevalgono con 321mila voti contro i 52mila repubblicani. Nelle 20 municipalità di quartiere (Arrondissements), invece, il risultato è ribaltato.
5 gennaio 1871: Inizia il bombardamento di Parigi, già stremata dalla fame e dal freddo.
22 gennaio 1871: Nuova manifestazione radicale davanti all’Hotel de Ville. Muore il contestatore Sapia.
26 gennaio 1871: Armistizio firmato. Le ostilità vengono sospese per 21 giorni e i fortini consegnati ai tedeschi.
8 febbraio 1871: Elezione dell’Assemblea Nazionale. Dopo la fuga di Napoleone III non è chiaro chi governi legittimamente la Francia e abbia potere di negoziare la pace. Il governo appena eletto non riesce a formare una maggioranza stabile. Nei territori non occupati prevale nettamente la destra monarchica, decisa a restaurare l’Impero e a firmare la pace. A Parigi, invece, 36 deputati su 43 sono repubblicani e ostili a firmare l’armistizio. Tra questi ci sono: Leon Gambetta, Victor Hugo e Giuseppe Garibaldi. La Guardia Nazionale è dalla loro parte.
12 febbraio 1871: Prima seduta dell’Assemblea Nazionale a Bordeaux. Si va nella direzione di un trattato di pace umiliante e del ritorno della monarchia.
17 febbraio 1871: Il conservatore Adolphe Thiers viene designato capo dell’esecutivo del nuovo governo da parte dell’Assemblea Nazionale.
24 febbraio 1871: Continuano le manifestazioni, questa volta sotto la Bastiglia. Parigi si trova in una situazione semi-insurrezionale. I Municipi degli Arrondissements si sono resi indipendenti dal potere centrale e vengono gestiti in autonomia dai Comitati Popolari di Quartiere. Al Casino di Vauxhall si tiene un’assemblea di 2mila delegati della Guardia Nazionale che dà vita alla Federazione della Guardia Nazionale per il presidio e la sicurezza degli Arrondissements.
26 febbraio 1871: Firma dei preliminari di pace a Versailles, ratificati dall’Assemblea Nazionale il 1° marzo. La Guardia Nazionale raduna 400 cannoni fabbricati grazie ai fondi di sottoscrizione raccolti da Victor Hugo. Il giorno successivo sfilano sotto la Bastiglia cantando la marsigliese per ricordare la II Repubblica del 1848.
1-2 marzo 1871: L’Assemblea Nazionale approva i preliminari di pace e i prussiani occupano simbolicamente Parigi per tre giorni. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale invita tutti i cittadini alla calma per evitare un massacro. La città si copre di bandiere nere a lutto.
3 marzo 1871: La Federazione Repubblicana della Guardia Nazionale è ufficialmente costituita con lo scopo di difendere la Repubblica come unica forma di governo possibile. Può contare su 400 cannoni e 180mila fucili. La I Internazionale Socialista partecipa alla Federazione con i delegati Varlin, Pindy e Bouit. Per contrastare questa iniziativa, l’Assemblea Nazionale nomina De Paladines nuovo comandante della Guardia Nazionale. Si tratta di una provocazione aperta, essendo un’antica prerogativa degli ufficiali quella di eleggere il proprio superiore.
10 marzo 1871: L’Assemblea Nazionale si trasferisce a Versailles, esautorando Parigi dal ruolo di capitale. Vengono varate una serie di misure, tra cui la revoca della sospensione degli affitti e delle scadenze commerciali, causando un’ondata di fallimenti di esercizi commerciali. E’ il caos. Il giorno seguente il generale Vinoy ordina la soppressione di 6 giornali rivoluzionari e la chiusura dei circoli politici di Parigi.
15 marzo 1871: La Federazione Repubblicana della Guardia Nazionale elegge il Comitato Centrale. Il giorno successivo Thiers entra a Parigi per “pacificare la città” e riunire il Consiglio dei Ministri. Il vero obiettivo è quello di requisire i cannoni ai repubblicani. Blanqui, esponente della sinistra rivoluzionaria, viene arrestato. Resterà in carcere fino al 1877.
18 marzo 1871: Fallisce il primo tentativo di Thiers di impossessarsi dei cannoni. Ha pianificato un colpo a sorpresa per la notte tra venerdì e sabato, ma sbaglia i calcoli. Il popolo parigino risponde con l’insurrezione e la costruzione di barricate in città. Alcuni soldati dell’Assemblea Nazionale fraternizzano con i rivoluzionari e si uniscono a loro. Thiers è costretto a fuggire da Parigi. Due generali governativi, Lecomte e Thomas, vengono fucilati. Quest’ultimo era stato il mandante di una dura repressione operaia nel 1848. In serata vengono occupate caserme e prefetture, ormai evacuate.
19 marzo 1871: A Parigi si instaura il governo rivoluzionario a carattere socialista, presieduto provvisoriamente dal Comitato Centrale della Guardia Nazionale, installatosi all’Hotel de Ville. I primi provvedimenti presi dal governo sono: ripristino del blocco degli affitti e delle scadenze commerciali, abolizioni delle norme restrittive imposte durante lo stato di assedio, liberazione dei detenuti politici, soppressione dell’esercito regolare – ormai fuggito – e armamento dei cittadini nella Guiardia Nazionale.
20-25 marzo 1871: Versailles è ufficialmente capitale di Francia, la maggioranza degli impiegati statali vi si trasferisce lasciando Parigi in uno stato di abbandono amministrativo. La Guardia Nazionale e i cittadini armati occupano tutti i fortini della città. L’Assemblea Nazionale non riconosce la legittimità del governo rivoluzionario.
26 marzo 1871: Elezioni del consiglio municipale, noto con il nome di “Comune di Parigi”. La componente socialista supera quella borghese repubblicana, favorevole ad un accordo con Thiers. Si instaura il primo governo proletario della storia, anche se l’assedio di Thiers non permetterà alla Comune di attuare tutti i punti del proprio programma. Deputati e consiglieri parigini eletti sono distinguibili con una fascia rossa e a disposizione dei cittadini. Ne fanno parte 33 operai, 15 professionisti (avvocati, medici), 14 impiegati, 12 giornalisti, 5 piccoli imprenditori.
28 marzo 1871: Proclamazione della Comune sulla piazza dell’Hotel de Ville davanti ad una folla di 100mila persone. Il nuovo governo delinea i propri intenti: separazione dello Stato dalla Chiesa, istruzione laica e gratuita, salario operaio per chi detiene cariche pubbliche, elezione e revocabilità dei magistrati, promozione e sostegno delle associazioni dei lavoratori.
29 marzo 1871: L’Assemblea Comunale procede alla costituzione di nove commissioni per affrontare le problematiche più urgenti. Viene poi eletta una Commissione Esecutiva, composta da un delegato per ogni commissione, con il compito di coordinare tutto. L’organo di governo supremo della Comune resto comunque l’Assemblea Comunale. A differenza delle funzioni amministrative così regolate, le attività finanziarie rimangono in mano alla Banca di Francia, che mantenne la propria autonomia, in equilibrio tra la Comune e il Governo di Versailles. Questo fu uno dei principali motivi di fallimento della Comune di Parigi.
31 marzo 1871: L’Assemblea della Comune nomina il delegato Puidy governatore del palazzo dell’Hotel de la Ville con il compito di garantirne il funzionamento e predisporre i mezzi per una eventuale defisa dell’edificio.
1 aprile 1871: Viene proclamato il decreto di separazione tra Comune (Stato) e Chiesa, con conseguente soppressione dei finanziamenti al clero. I beni delle congregazioni religiose vengono confiscati, ma rimane libertà di culto. Nel frattempo Thiers ha costituito un esercito per schiacciare la Comune nel sangue e inizia l’assedio alla città. Nonostante qualche tentativo di blocco, i rifornimenti e la posta arrivano regolarmente. La Borsa funziona normalmente e la Banca di Francia mantiene i propri sportelli aperti.
2-10 aprile 1871: Ha inizio la guerra civile. Da Versailles organizzano bombardamenti e riescono a catturare alcuni militanti fondamentali della Comune, tra cui Flourens e Duval, entrambi assassinati. Per tutelarsi contro le infiltrazioni di Versailles, la Comune emette il Decreto Ostaggi, con cui ordina l’arresto di tutti i collaboratori del Governo e la fucilazione di tre ostaggi ogni comunardo arrestato.
11 aprile 1871: Costituzione dell’Unione delle Donne per la difesa di Parigi e la cura dei feriti. La partecipazione femminile alla Comune è molto attiva attraverso vivandiere, cantiniere, infermiere e addette alle ambulanze.
17-22 aprile 1871: Elezione del Comitato della Federazione degli Artisti promossa e curata dal pittore Gustave Courbet, alla quale aderiscono anche Manet e altri artisti illustri. Il Comitato ha l’obiettivo di garantire la libera espressione delle arti svincolata da qualsiasi condizionamento o privilegio accademico. Courbet farà riaprire i musei del Louvre, di Storia Naturale e i saloni delle Tuileries. Appello alla solidarietà del popolo rurale e creazione delle macellerie municipali per calmierare il prezzo della carne. I verbali delle sedute dell’Assemblea sono pubblicati sul Journal Officiel. Vengono costruite delle mongolfiere per inviare in provincia i documenti e contrastare le calunnie di Versailles.
27-30 aprile 1871: Vengono soppresse Les Ammendes, ritenute salariali e multe applicate indiscriminatamente dai datori di lavoro. Viene proibito il lavoro notturno ai panettieri e riformati gli orari di lavoro perché siano meno stressanti. Istituzione del Comitato di Salute Pubblica. Nel frattempo i comunardi chiedono la fine dell’assedio da parte di Thiers, più volte respinto.
8-9 maggio 1871: Ultimatum di Thiers e nuova avanzata di Versailles nella periferia parigina.
10 maggio 1871: Firma del Trattato di Francoforte. L’Alsazia e la maggior parte della Lorenza vengono cedute alla Germania. I francesi dovranno pagare un’indennità di guerra pari a 5 miliardi di franchi.
12-15 maggio 1871: Proposta di riforma dell’istruzione, che prevede l’estromissione del clero (52% degli insegnanti), il raddoppio dei salari e la parità di trattamento per uomini e donne, la soppressione di dogmi e la promozione di una cultura generale affiancata all’insegnamento professionale. Divisione sulle sorti del Comitato di Salute Pubblica. Pubblicazione di un manifesto della minoranza. I controrivoluzionari continuano la riconquista di Parigi.
16 maggio 1871: Abbattimento della Colonna Vendome, statua simbolo di guerra e militarismo contro la fratellanza. Lo stesso giorno viene emanato il Decreto di requisizione delle officine abbandonate dai padroni scappati a Versailles. Gli operai iniziano la gestione autonoma delle fabbriche.
17 maggio 1871: Decreto sulle pensioni, con conseguenza soppressione delle differenze tra figli legittimi/naturali e donne sposate/conviventi.
21-27 maggio 1871: Dopo circa un mese di assedio, le truppe guidate dal Thiers entrano a Parigi, dando inizio alla drammatica “settimana di sangue”. 130mila uomini guidati dal comandante Mac-Mahon operano con crudeltà inaudita per reprimere la Comune. Vengono utilizzate anche le “nuove” bombe al petrolio, in grado di provocare vasti incendi. Il fuoco viene utilizzato anche dai comunardi per ritardare l’avanzata di Versailles, le cui fila sono ingrossate anche da delinquenti reclutati per continuare il massacro e le esecuzioni sommarie.
28 maggio 1871: L’esperienza della Comune di Parigi si conclude definitivamente, ma saccheggi e fucilazioni indiscriminate continueranno per mesi. Il bilancio è di oltre 30mila comunardi uccisi – contro gli 877 morti di Versailles – e oltre 43mila tra arrestati e deportati. Nelle elezioni di luglio i repubblicani sono ancora 99 su 114, di cui 17 su 21 eletti nella città di Parigi.
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