I tromboni europeisti che difendono l’euro, la BCE, i tagli allo stato sociale e le politiche di austerità hanno sempre spiegato che sacrifici e miserie erano il prezzo da pagare per fare parte della superiore civiltà europea. Di quale materia sia fatta questa civiltà lo si vede con l’accordo unanime dei governi della Unione Europea con quello turco di Erdogan. Il massacratore dei curdi, colui che fa chiudere i giornali e che è accusato di essere tra i responsabili del Califfato, riceverà 6 miliardi di euro per riprendersi profughi e migranti. Quei profughi che fuggono in Europa dalle stragi compiute da eserciti ed armi voluti e pagati dall’Europa stessa e dagli Stati Uniti.
L’Unione Europea e la NATO esportano la guerra, ma rifiutiano di importare le sue vittime, proprio loro che hanno fatto del libero mercato una divinità, un dio che così si dimostra tanto falso e imbroglione quanto feroce.
Con questo infame accordo avremo la più grande deportazione di massa dalla fine della seconda guerra mondiale. E siccome questa Europa non rinuncia mai al delirio burocratico che accompagna le sue decisioni, decine di migliaia di persone finiranno nelle terre di nessuno, in quei moderni lager chiamati hotspot, in attesa di essere catalogate come deportati ufficiali. Perché come ai tempi del nazismo tutto deve essere registrato.
Erdogan ha affermato che non accetta lezioni di democrazia e civiltà da una Europa che affonda i migranti nel fango.
Ecco l’Unione Europea è riuscita a far dire una cosa vera anche al capo del governo turco. Che ha anche ottenuto di aprire le trattative per l’entrata del suo paese nella UE. L’uomo giusto per il posto giusto.
E non si venga a dire che queste decisioni vengono prese come male minore dai governi liberal-socialisti e democristiani, per evitare le vittorie dei partiti xenofobi. È una storia che l’Europa ha già vissuto, quando i suoi governi cosiddetti democratici patteggiavano col fascismo per evitarne l’ascesa.
Alla fine le sole cose che ancora uniscono questa Europa incivile sono l’euro e le politiche di austerità, l’ingiustizia sociale e la conseguente guerra ai poveri e ai migranti.
Basta, bisogna uscire dal fango. Rompere l’Unione Europea è oggi la precondizione per riavere democrazia, solidarietà e eguaglianza sociale, e per potersi definire europei senza doversene vergognare.
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I punti dell’accordo secondo l’agenzia Associated Press:
i punti chiave dell’accordo raggiunto oggi tra Ue e Turchia per frenare un flusso senza precedenti di migranti verso l’Europa in cambio di concessioni per Ankara.
– Il rientro dei migranti. E’ il punto centrale dell’intesa. “Tutti i migranti irregolari che dal 20 marzo 2016 attraversano l’Egeo dalla Turchia alle isole greche saranno riportati in Turchia”. Questo riguarda sia i rifugiati che fuggono guerre e persecuzioni sia i migranti economici e vale qualunque sia il paese d’origine del migranti. Dal 20 marzo, domenica, funzionari turchi saranno inviati nelle isole greche e funzionari greci in Turchia.
Il testo dell’intesa dice che si tratta di una “misura temporanea e straordinaria, necessaria per porre fine alle sofferenze umane e ripristinare l’ordine pubblico”. Per rispettare il diritto internazionale, i migranti saranno “registrati senza indugi e le richieste di asilo saranno esaminate individualmente dalle autorità greche”. Coloro che non si faranno registrare e coloro le cui richieste saranno respinte torneranno indietro. L’agenzia Onu per i rifugiati assisterà i ritorni, in base a una clausola aggiunta ieri sera. Tutti i costi saranno coperti dalla Ue.
L’Unione inoltre “accetta l’impegno della Turchia che i migranti tornati in Turchia verranno protetti in base agli standard internazionali”.
– Uno per uno. Per ciascun rifugiato siriano che torna in Turchia dalle isole greche un altro siriano verrà trasferito dalla Turchia alla Ue. L’idea è di ridurre gli incentivi per i rifugiati siriani ad affidarsi agli scafisti, dando loro buone chances di essere trasferiti direttamente dai campi profughi turchi. Donne e bambini avranno la precedenza, in base ai “criteri di vulnerabilità dell’Onu”. Priorità anche a coloro che non sono già stati deportati dalla Grecia. La Ue metterà a disposizione i 18mila posti già concordati, oltre ai 54mila del piano di “relocation” dei rifugiati da Italia e Grecia, che non è mai decollato. Se il numero si avvicinerà a 72mila lo schema verrà “rivisto”, se supererà la cifra sarà “interrotto”.
– Visti. La Ue è d’accordo ad anticipare l’abolizione dei visti per i cittadini turchi che si recano nell’area Schengen a giugno 2016 “posto che tutti i benchmark siano stati realizzati”. Nella pratica è quasi impossibile per la Turchia soddisfare le 72 richieste avanzate da Bruxelles, specialmente in tempi brevi.
– Più aiuti. La Ue ha concordato di accelerare il pagamento di tre miliardi di euro in aiuti per i rifugiati in Turchia, già decisi al vertice di novembre. Inoltre è d’accordo a mobilitare “fino a un massimo di altri tre miliardi entro fine 2018”, ma solo dopo che i primi tre miliardi saranno spesi.
– Nuovi capitoli. La Ue e la Turchia hanno concordato di aprire entro luglio un nuovo capitoli negoziali per l’adesione di Ankara all’Unione, in stallo da tempo. La preparazione di altri capitoli proseguirà “a ritmo accelerato”. Ma, con riferimento a Cipro, che da lungo blocca le procedure di adesione per le tensioni con la Turchia, la preparazione avverrà “senza pregiudizio alle posizioni degli Stati membri nel rispetto delle norme in vigore”.
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