In Ucraina, a Krivoj Rog, è stato inaugurato nei giorni scorsi il primo monumento ai caduti “eroi” dell’Operazione “antiterrorismo” nel Donbass, titolava ieri Pravda.ru.
Oggi, il tribunale di Donetsk (in Russia, nella regione di Rostov sul Don) ha riconosciuto la “eroina” per eccellenza della spedizione punitiva contro la Novorossija, l’elicotterista Nadežda Savčenko, colpevole dell’assassinio sia dei giornalisti della rete statale russa VGTRK, Igor Korneljuk e Anton Vološin, sia di tentato omicidio di civili e di ingresso illegale in Russia. La Savčenko, il 17 giugno 2014, in volo sul Donbass in qualità di correttore di tiro, avrebbe trasmesso alla Guardia nazionale a terra le coordinate della posizione dei giornalisti, nei pressi di Lugansk, consentendo ai neonazisti di “Ajdar” di aprire il fuoco. Quale organizzatore del delitto è stato riconosciuto il comandante del battaglione “Ajdar”, Sergej Melničuk. In attesa della sentenza di condanna, che dovrebbe essere annunciata domani – la Savčenko rischia fino a 23 anni di colonia – nel verdetto odierno si dice che “Dotata di addestramento militare e di esperienza per aver partecipato a operazioni di guerra in Iraq, essendo in vacanza, su iniziativa personale, Nadežda Savčenko si è unita al battaglione “Ajdar”, comandato da Sergej Melničuk, nella città di Ščaste, nell’area di Lugansk, per partecipare al conflitto armato nel sud-est dell’Ucraina. Nadežda Savčenko ha accettato volontariamente di partecipare al bombardamento di artiglieria da obici D-30 contro i civili che si erano rifiutati di riconoscere la legittimità delle autorità ucraine”. In tutto, sarebbero stati esplosi sei colpi di proiettili ad alto potenziale da tre obici D-30. Il caso di Melničuk è incluso in un procedimento separato.
Nei giorni e nelle settimane scorse, i media occidentali si erano battuti il petto per le condizioni di salute dell’aviatrice – che qualcuno in Ucraina propone addirittura per il Nobel per la pace – ripetutamente in sciopero della fame ma, sorprendentemente, trovata sempre in condizioni più che normali dai medici che quotidianamente la visitavano. Ecco che oggi Komsomolskaja Pravda riporta una notizia a dir poco curiosa. Gli avvocati della novella Jeanne d’Arc hanno rivelato che la loro assistita sarebbe ricorsa a un metodo di “dieta” che le ha consentito addirittura di prendere peso. Nadija avrebbe infatti fatto a meno soltanto di cibi solidi, ricorrendo a semolini e miscele per l’infanzia, ricche di vitamine e aminoacidi. Insomma, una buona sceneggiata a uso e consumo dei media nostrani.
Tornando alla sentenza, l’accusa si è basata su deposizione di testimoni, risultati di perizie (criminali, psicologo-psichiatriche, gentico-molecolari) anche tecniche. D’altronde, a dispetto dei liberali” di casa nostra che ne hanno difeso la “purezza”, lei stessa ha più volte ricordato le proprie imprese: “Mi chiedete se ho ucciso? Sì, ho ucciso”, ha dichiarato nei video girati in carcere “l’ispiratrice ideale del battaglione Ajdar”, come l’ha definita il testimone processuale Evgenij Kolomiets, ex funzionario della LNR. “Alcuni miliziani, ex prigionieri delle forze ucraine, hanno raccontato di come “Proiettile” – lo pseudonimo della Savčenko – si distinguesse per particolare crudeltà, sia nei confronti dei prigionieri militari, che di quelli civili”. Con parole che mettono in ombra i metodi yankee a Guantanamo, l’ex sindaco di Užgorod, Sergej Ratušnjak, aveva raccontato all’ucraina Nashnews.org delle testimonianze di un insegnante e un prete di Novoajdar (nei pressi di Lugansk), “miracolosamente sopravvissuti al fanatismo e alle torture della nuova eroina di majdan”. I due avevano detto che la aviatrice-puntatore “non si limitava semplicemente a picchiare, ma mutilava e uccideva. Picchiava con un tubo i genitali dei prigionieri legati mani e piedi e spegneva loro le sigarette negli occhi”.
Oggi, dopo che il tribunale ha emesso la sentenza di colpevolezza, il direttore del Consiglio presidenziale russo per lo sviluppo civile e i diritti umani, Mikhail Fedotov, ha dichiarato che la sentenza potrebbe dare avvio allo scambio di Nadežda Savčenko coi cittadini russi detenuti in Ucraina Aleksandr Aleksandrov e Evgenij Erofeev; questo, sempre che il verdetto non venga appellato. La Savčenko, finora, ha sempre dichiarato di non aver intenzione di ricorrere, qualunque sia la sentenza; ma il ricorso potrebbe comunque venire dalla Procura russa.
Stamani, prima dell’emissione della sentenza, il corrispondente di guerra Dmitrij Stešin, giunto a Donetsk (di Rostov) insieme al giornalista britannico Graham Phillips, aveva dichiarato: “Spedite Savčenko in una colonia alla miniera 67 di Gorlovka; per lei, in quanto puntatrice, sarà interessante”. Il riferimento è a uno dei punti più tragici che non hanno mai cessato di essere bombardati dalle artiglierie ucraine.
Mentre dall’Europarlamento si afferma (per ora) che non ci saranno sanzioni aggiuntive contro la Russia legate alla sentenza Savčenko, dall’Ucraina si sta gridando allo scandalo per il fatto che “la Russia non permette l’ingresso nel paese del gruppo di sostegno”.
Domani si conosceranno i termini della condanna.
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