Di Robert Berke* – OilPrice
(Traduzione a cura di Giorgia Grifoni)
Come riportato in tutto il
mondo, la decisione della Russia di ridurre notevolmente la sua presenza
militare in Siria – sopraggiunta con così poco preavviso – ha lasciato
il mondo incredulo a tentare di trovare delle spiegazioni. Dopo aver
salvato la posizione del governo siriano da una sconfitta certa e dopo
aver garantito una tregua parziale, con l’arrivo di una conferenza di
pace imminente, il ritiro parziale è visto da molti come un messaggio al
governo di Assad di non dare l’aiuto militare della Russia per
scontato, ed essere più flessibile nei prossimi negoziati di pace.
Se assumiamo che tutte le guerre sono essenzialmente guerre
commerciali in larga scala, e che in Medio Oriente coinvolgono quasi
sempre l’energia, la mossa russa in Siria può essere vista da una
prospettiva diversa. L’economia russa è attualmente in fase di
recessione, in parte come risultato delle sanzioni occidentali, ma molto
più seriamente colpita dal crollo dei prezzi del petrolio.
Le relazioni di riscaldamento della Russia con l’Arabia Saudita hanno
contribuito a determinare un congelamento della produzione di petrolio
targato OPEC-Russia che l’Iran rifiuta di rispettare. Con il
ritiro dalla Siria, la Russia ha mitigato un’importante faida politica
con i sauditi sul sostegno russo ad Assad, una mossa che aumenta al
tempo stesso le prospettive di un accordo russo-saudita sui tagli alla
produzione di petrolio.
Inoltre, molti pensano che la Russia stia aumentando la pressione sui
suoi alleati perché siano più flessibili non solo nei colloqui di pace,
ma anche nei tagli alla produzione di petrolio. Con il ritiro
dello scudo aereo protettivo russo, le forze di terra di Iran e
Hezbollah in Siria sono improvvisamente esposte alla minaccia di
attacchi aerei sauditi e turchi. Sarà la minaccia di un’incombente
catastrofe militare in Siria a costringere l’Iran a rispettare i tagli
di produzione?
Molti addetti ai lavori del greggio ritengono che dopo decenni di
sanzioni punitive occidentali, l’industria petrolifera iraniana non sia
in condizione di soddisfare la sua quota dichiarata per la produzione:
per questo un accordo sui tagli potrebbe causare solo un piccolo
sacrificio.
Le azioni della Russia potrebbero aver scongiurato altre minacce per
le sue attività. Ricordiamo che Robert Kennedy Jr., nipote del
presidente ucciso degli Stati Uniti, ha recentemente pubblicato un
articolo sul portale Sputnik, sostenendo che il motivo
principale per il tentativo dell’Occidente di rovesciare il governo di
Assad era quello di costruire una conduttura di gas naturale dal Qatar
che attraversasse la Siria – inglobando la sua recente scoperta di
riserve off-shore – e proseguisse attraverso la Turchia verso l’Unione
Europea. Insomma, un importante concorrente per la russa Gazprom.
Ristabilendo il governo di Assad in Siria, e in modo permanente
mettendo le sue forze nelle basi siriane, i russi hanno collocato un
ostacolo impenetrabile allo sviluppo del gasdotto del Qatar. La Russia
si è anche piazzata nel punto focale di altre nuove scoperte di
giacimenti off-shore di gas nel Mediterraneo orientale, tra Israele,
Cipro e la Grecia.
Non è difficile immaginare un nuovo gasdotto russo verso l’Europa che serva questi nuovi partner. Un allentamento delle sanzioni potrebbe anche portare alla
realizzazione dei piani a lungo termine in stallo di Gazprom per un
secondo gasdotto sotto il Mar Baltico in Germania per la Russia e i suoi
partner, Royal Dutch Shell, la tedesca E.ON e la OMV austriaca?
Se è così, possiamo essere certi che gli Stati Uniti si opporranno
fermamente a tali piani. Come ha dichiarato George Friedman, fondatore
del think tank Stratfor, il peggior incubo europeo per l’America è
un’alleanza tra la Germania e la Russia.
I tempi del ritiro russo non potrebbe essere più casuali, dal momento
che avvengono al culmine della crisi europea per i rifugiati, una crisi
che è stata causato dall’appoggio dell’Europa al tentativo saudita-turco
di rovesciare Assad. Per la prima volta in quattro anni, la tregua in
Siria offre una tregua anche per i rifugiati siriani, in fuga dai
bombardamenti e dagli attacchi costanti, e aumenta le prospettive di
implementare la sicurezza all’interno della loro terra d’origine.
Tutto questo fa parte dello stratagemma siriano della Russia?
Mosca sta rischiando per ricevere qualche briciola di gratitudine
europea, aiutando ad arginare la fuga di rifugiati ai suoi confini, con
il pay-off in termini di alleggerimento delle sanzioni e il via libera
al completamento dei propri progetti di gasdotti in lunga fase di
stallo?
No, Putin non potrebbe aver calcolato tutto a questo livelli. Oppure sì?
*Robert Berke è un analista finanziario di energia con esperienza come consulente del governo per lo Stato dell’Alaska
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