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22/04/2016

Yemen - Oggi si aprono i negoziati in Kwait

Con tre giorni di ritardo si aprono oggi in Kuwait i negoziati per porre fine alla guerra in Yemen. A gestire il dialogo saranno le Nazioni Unite che da mesi tentano di portare al tavolo le due parti, senza successo.

Stavolta a far sperare per un negoziato reale è la tregua in corso da due settimane tra la coalizione a guida saudita e il movimento ribelle Houthi. Una tregua a metà visto che gli scontri non sono in realtà mai terminati. Oggi, comunque si parte: la delegazione Houthi è arrivata ieri, quella governativa-saudita era già in Kuwait dalla scorsa settimana.

Il team di negoziatori del governo Hadi e di Riyadh aveva lanciato un ultimatum agli Houthi: nessun dialogo se non si fossero presentati al tavolo entro oggi. Erano stati proprio i ribelli a ritardare il via al negoziato lunedì a causa della mancanza di basi comuni. In particolare il movimento chiedeva rassicurazioni sull’agenda, troppo fumosa, e la fine dei bombardamenti della coalizione. Ottenuta la garanzia di una fine dei raid sauditi, la delegazione Houthi è partita per il Kuwait. Resta in ballo la risoluzione Onu 2216 che impone ai ribelli di abbandonare le armi e ritirarsi dalle zone occupate dal settembre 2014.

Il movimento Houthi ha più volte accettato di aderire alla risoluzione in cambio di un dialogo diretto con l’Arabia Saudita e garanzie della propria partecipazione politica nelle istituzioni yemenite, senza ricevere però impegni in tal senso da Riyadh. E come atto di buona volontà ha accettato la scorsa settimana il rientro del governo yemenita nella capitale Sana’a e un governo di unità nazionale con un nuovo primo ministro ma con Hadi come presidente fino alle prossime elezioni. Un passo importante ai fini del negoziato che si scontra però con gli obiettivi della petromonarchia: i sauditi vogliono uscire da una guerra che non riescono a vincere certi di mantenere la propria stretta sullo Yemen.

Ma questa stretta non potrà essere garantita perché all’attuale debolezza di Riyadh, sia economica che diplomatica, si aggiunge un pericoloso vacuum politico figlio di oltre un anno di operazione militare. Lo Yemen va ricostruito sia fisicamente che politicamente, un obiettivo ostacolato dalla crescita repentina di forze interne e poteri paralleli, a partire dai movimenti secessionisti meridionali e da Al Qaeda nella Penisola Arabica che ha occupato intere città e le gestisce ora a livello amministrativo con il sostegno delle tribù locali.

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