Urne aperte oggi fino alle 18 (ora locale) per quasi 17 milioni di iraniani
per i ballottaggi delle elezioni parlamentari di febbraio. In ballo vi
sono 68 seggi (sui 290 totali del parlamento) che stabiliranno
definitivamente chi, tra le forze moderate o quelle più restie ad un
riavvicinamento con l’Occidente, controllerà la prossima legislatura
nella Repubblica Islamica. Due mesi fa un blocco di riformisti vicini al presidente Rouhani ha ottenuto la maggioranza dei voti
(106 seggi a fronte dei 64 conquistati dai radicali e 52 dagli
indipendenti). A febbraio un peso fondamentale lo hanno avuto i giovani
sotto i 35 anni (oltre il 60% della popolazione) e le donne che hanno
visto nel tandem riformista-centrista l’opzione per un’ulteriore
apertura del Paese dentro e fuori i confini.
Nel primo turno il voto fu duplice: oltre al votare per il
parlamento (il Majlis) i cittadini furono chiamati anche ad eleggere i
membri dell’Assemblea degli Esperti, il corpo che nomina il leader
supremo. Nella provincia di Teheran, la più popolosa del Paese,
i riformisti hanno vinto tutti e 30 i seggi parlamentari disponibili e
15 dei 16 seggi disponibili all’Assemblea degli Esperti (sugli 88 posti
complessivi). Un risultato, quest’ultimo, molto importante perché mai
come questa volta – affermano molti analisti – è alta la possibilità che
i nuovi membri eletti potrebbero partecipare all’elezione del
successore dell’attuale Guida Suprema, l’Ayatollah 76enne Alì Khamenei,
ormai malata da tempo.
I risultati delle votazioni rappresentano il primo test per
Rouhani dopo l’accordo sul nucleare raggiunto con le grandi potenze (tra
cui gli Usa) nei mesi scorsi. Sebbene il voto parlamentare di
fatto non produca grandi cambiamenti nelle politiche iraniane, è
tuttavia vero che un risultato convincente delle forze riformiste
potrebbe rafforzare la figura di Rouhani e, di conseguenza, favorire le
sue riforme in ambito sociale ed economico. I moderati, che si
presentano ai ballottaggi di oggi con 58 candidati, hanno bisogno di
ulteriori 40 seggi per potersi assicurare il controllo del nuovo
parlamento. Indipendenti e falchi presentano complessivamente
78 candidati. Ciascun parlamentare eletto resta in carica 4 anni.
Secondo quanto ha dichiarato il ministro degli interni, Abdolreza
Rahmani Fazli, i risultati delle votazioni si dovrebbero conoscere
sabato. I lavori parlamentari inizieranno invece a fine maggio.
Negli ultimi giorni molte figure di spicco del mondo politico e
religioso iraniano hanno esortato i cittadini a recarsi alle urne. Tra
questi, anche l’Ayatollah Khaminei. ”L’importanza dei ballottaggi – ha
dichiarato mercoledì – non è inferiore a quella del primo turno [di
febbraio]. Abbiamo bisogno che tutti partecipino. Il voto è decisivo”.
Inviti simili sono stati fatti dai principali schieramenti politici.
In particolare da quello riformista che considera (non a torto) le
elezioni di oggi un vero e proprio referendum sulla politica di
distensione con l’Occidente portata avanti dal presidente iraniano e dal
ministro degli esteri Zarif che è culminata con l’accordo sul
nucleare.
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