28/04/2016
La Germania svela gli scheletri nell’armadio. Aperti gli archivi sulla “Colonia Dignidad”
Il governo tedesco tramite il ministero degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, ha annunciato che renderà accessibile la documentazione sulla tristemente famosa “Colonia Dignidad”. Ovvero quel tranquillo villaggio cileno a 350 chilometri a sud di Santiago del Cile, diventato luogo d’asilo per decine di criminali nazisti fuggiti dall’Europa dopo la sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale. I documenti su questa enclave nazista in America Latina sarebbero dovuti restare inaccessibili ancora per dieci anni. A creare il clima e le pressioni affinché le autorità tedesche decidessero di anticipare l’accessibilità al dossier, è un film-inchiesta uscito a febbraio e che a partire dal 26 maggio sarà in Italia. Il film si chiama «Colonia dignidad» , il regista è premio il Oscar Florian Gallenberger.
Nei documenti dell’archivio, fino ad ora top secret, è possibile ricostruire come i gerarchi nazisti abbiano potuto lasciare la Germania nel 1945 e, attraverso la cosiddetta “Ratline” (il sentiero dei topi) e l’organizzazione Odessa (ossia Organisation der Ehemaligen SS-Angehörigen ,in tedesco Organizzazione degli ex-membri delle SS), si siano rifugiati in America Latina, in Argentina e Cile soprattutto, ma anche in Paraguay.
Molto spesso il porto di partenza era quello di Genova e quelli di transito erano nella Spagna franchista. Sono note le complicità delle gerarchie vaticane che si adoperarono per mettere in salvo i criminali nazisti e i loro collaboratori in altri paesi: dagli ustascia croati ai collaborazionisti francesi del governo di Vichy. C’era la rete organizzata del vescovo Alöis Hudal specializzata nella fuga dei criminali di guerra tedeschi; una seconda dedicata per gli ustascia croati, diretta e coordinata da Padre Krunoslav Draganović, segretario dell’Istituto Croato di San Girolamo. A fuggire furono criminali nazisti come Gerhard Bohne, medico nazista che operò nel castello di Hartheim; Ante Pavelic, dittatore croato; Bilanovic Sakic, responsabile del campo di concentramento di Jasenovac; Franz Stangl, comandante del campo di concentramento di Treblinka; Josef Mengele; Adolf Eichmann; Erich Priebke; Klaus Barbie, Il boia di Lione; Walter Rauff, l’inventore dei camion-camera a gas; Eduard Roschmann, l’ex comandante del ghetto di Riga; Alois Brunner, responsabile dello sterminio di oltre 140.000 ebrei. In America Latina spesso trovarono colonie di emigrati tedeschi pronti ad accoglierli e a riciclarli.
Ma la Colonia Dignidad è stata anche altro e ben peggio di un enclave per fuoriusciti. Dopo il golpe di Pinochet in Cile, i criminali nazisti che vi si erano rifugiati e sistemati, diventarono “volenterosi torturatori” al servizio della giunta militare golpista. Gli «squadroni della morte» cileni portarono decine di prigionieri alla «Colonia Dignidad» dove dopo essere stati torturati per giorni e settimane diventeranno “desaparecidos”. Nella lista dei prigionieri torturati e poi scomparsi c’è anche un italiano: Juan Bosco Maino Canales che compare anche nelle carte del processo agli aguzzini del “piano Condor” (1) che si sta celebrando al tribunale penale di Roma.
Ma a Colonia Dignidad e in altre enclavi simili, era possibile anche incrociare neofascisti italiani come Delle Chiaie, criminali nazisti come Klaus Barbie o fascisti francesi responsabili delle atrocità nella guerra dell’Algeria, sia come uomini del governo De Gaulle sia come agenti dell’Oas che si oppose con la violenza alla decolonizzazione algerina. I fascisti italiani latitanti in Cile disponevano di una villetta vicino ad Avenida de los dos Leones e utilizzavano anche un appartamento della Dina (la polizia segreta cilena) in Avenida Portugal, che era ufficialmente – come copertura – una agenzia di stampa: la famosa Aginter Press che aveva uffici anche nella Spagna franchista e nel Portogallo della dittatura militare crollata nel 1974 con la Rivoluzione dei Garofani. A Santiago del Cile trovarono rifugio Stefano Delle Chiaie, Vincenzo Vinciguerra, Maurizio Giorgi, Pierluigi Pagliai, l’ex deputato del Msi Sandro Saccucci, e altri fascisti, soprattutto di Ordine Nuovo.
“Per molti anni, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, i diplomatici tedeschi hanno volto lo sguardo dall’altra parte”, ha ammesso il ministro degli esteri tedesco durante la presentazione del film. Parole che avremmo voluto sentire anche in Italia, dove invece la scoperta dell’”Armadio della vergogna” (2) negli scantinati del Tribunale Militare in via Acquasparta a Roma, fu del tutto fortuita e i dossier sui criminali nazisti colpevoli di eccidi in Italia furono secretati e sepolti per decenni in nome dell’alleanza tra Italia e Germania nella Nato durante la guerra fredda con l’Urss.
Note:
(1) Il Piano Condor era il coordinamento repressivo delle dittature militari in America Latina negli anni Settanta che provocò migliaia di omicidi sommari, scuole di tortura comuni, scomparsa di migliaia di oppositori politici della sinistra.
(2) L’Armadio della Vergogna fu “scoperto” nel 1994 nei sotterranei di una sede del Tribunale Militare. Conteneva 695 fascicoli e 2274 notizie di reato sui crimini commessi dai nazifascisti durante l’occupazione dell’Italia dal 1943 al 1945. Fu la tenacia di un giornalista della vecchia guardia, Franco Giustolisi scomparso alcuni anni fa, a portare alla scoperta di questo armadio con le ante rivolte verso il muro e che nessuno aveva mai voluto girare.
Fonte
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento