La storia delle spie è spesso fatta di fantasmi. Uomini che operano ma non esistono, uomini ombra. Durante la lavorazione di “L’insolita morte di Erio Codecà“, ci siamo imbattuti in uno di essi: Jacob Magura, un romeno che era rimasto sostanzialmente sepolto sotto la polvere della Storia.
Abbiamo notizie di Magura per la prima
volta a Londra, nel 1949. Formalmente Magura era l’addetto commerciale
della legazione romena, ma le sue attività Oltremanica non devono essere
state proprio limpidissime se, da un articolo del The Register Guard
del 2 febbraio 1949, sappiamo che venne espulso dal Paese con tanto di
comunicato stizzito del ministro degli esteri Ernest Bevin.
Circa un mese dopo, in una dichiarazione
ripresa dal Niagara Falls Gazette, Charles Robinson e William Watson,
ex-diplomatici inglesi in servizio in Romania, asserivano che si
trattava di un personaggio che aveva preso «parte attiva a cospirazioni di macchinatori, spie e sabotatori». Ma quali erano state queste operazioni segrete sarebbe emerso solo alcuni anni dopo.
Nel giugno del ’53 Magura, in quel
momento addetto commerciale della legazione romena di Berna, era sul
treno Como-Chiasso. Fermato per un controllo documenti, ed approfittando
della momentanea assenza del capotreno, si buttava dal convoglio in
corsa. Perché? Nello stesso momento, erano eseguiti arresti in tutto il
nord Italia. Dietro c’era qualcosa di grosso: contrabbando. Putiferio
sui giornali. Metalli strategici, si diceva, e di gran valore: qualcuno
parlò di mezzo miliardo di dollari. Forniture statunitensi che sarebbero
dovute finire alle aziende italiane, in un’ottica di sostegno alla
futura Comunità Europea di Difesa, e invece...
Di più non possiamo rivelare. Ci limitiamo a dire che Magura era cervello fino e figura di spicco dell’intelligence comunista di quegli anni:
la mente che tirava le fila di un immenso gioco. La CIA è il FBI non lo
avevano particolarmente in simpatia. A lui lo statunitense Charles
Siragusa, storico agente federale dell’Antidroga, dedica un capitolo del
suo libro di memorie, “La pista del papavero“. Siragusa parla del romeno con odio e ammirazione. In eguali quantità. Non ci risulta che Jacob Magura sia mai stato preso.
"Jacob Magura sorride di un
sorriso assassino. «Io non sono cosi comprensivo nelle cose della mia
vita. E poi non sono mai stato ambasciatore.»
Ridacchia come un bambino, scopertamente e senza compromessi
d’etichetta. Spazza prima le ghette immacolate che gli coprono le scarpe
di vernicetta, e poi i sottilissimi baffi. Torna a guardarmi."
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