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28/04/2016

Libia. Intervento militare per accaparrarsi il bottino

La pantomima della richiesta del cosiddetto premier libico di “aiuto” alle potenze occidentali per stabilizzare il paese, svela definitivamente lo scenario di intervento militare e coloniale contro la Libia e le sue risorse.

In Libia c’è il 38% del petrolio del continente africano pari all’11% dei consumi europei. La maledizione della Libia è anche quella di avere un greggio di qualità e a basso costo, che fa gola alle multinazionali in tempi di bassi prezzi petroliferi. La Libia già oggi è un bottino da 130 miliardi di dollari che potrebbero quadruplicare dividendo il paese in due o tre regioni sotto il controllo delle potenze occidentali (la Tripolitania all’Italia, la Cirenaica a Gran Bretagna ed Egitto, il Fezzan alla Francia) e affondando le mani sui miliardi del Fondo sovrano libico giacente a Londra.

In questi cinque anni, spesso inascoltati, abbiamo denunciato il piano di destabilizzazione e divisione della Libia messo in campo già nel 2011 da Francia, Gran Bretagna e Italia. La minaccia dell’Isis e quella degli scafisti, si sono dimostrati pretesti agitati strumentalmente per legittimare quella che ormai si configura come una vera e propria spartizione coloniale di un paese e delle sue risorse.

Siamo scesi in piazza più volte nei mesi scorsi proprio per denunciare questo scenario. Ci auguriamo che l’ingordigia e l’arroganza di potenze come Francia, Italia, Gran Bretagna e dei loro alleati in Medio Oriente conosca nelle sabbie libiche l’amara lezione che i movimenti di resistenza anticoloniali gli hanno inflitto nei decenni trascorsi.

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