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08/06/2016

Tendenze elettorali europee: tra forze anti-sistema e crisi delle socialdemocrazie

Hofer ha mancato l’elezione di un pelo ed io non sarei così allegro per il risultato perché quando si voterà per le politiche, con quel risultato sarà lui il nuovo cancelliere: lui quei voti li ha presi da solo, Van der Belien ha vinto con il voto di tutti gli altri messi insieme, quel che non è possibile fare alle politiche. Comunque, quel che ci interessa qui è che, per la prima volta dalla fine della guerra, un movimento semi-fascista prende quasi il 50% dei voti in un paese di lingua tedesca. Bruttissimo segno.

Magari la Fpo ha caratteri più marcati, ma l’avanzata di forze antisistema di destra è una tendenza evidente nel resto d’Europa. Non tutte possono essere definite para fasciste, e sicuramente non lo sono l’Ukip in Inghilterra, la lista olandese di Pyn Fortuin o Afd in Germania, mentre di un fascismo abbastanza annacquato possiamo parlare per il Fn della Le Pen, al contrario, propriamente fascisti sono quelli di Alba Dorata in Grecia o quelli di Jobbik in Ungheria, mentre il partito di Orban non è poi molto distante da esso. Della Lega non c’è bisogno di dire.

Osserviamo che, pur se ben più debolmente, si affaccia una opposizione antisistema a sinistra con Podemos in Spagna, l’Alleanza della Sinistra Verde Nordica e, anche se in modo assai confuso, questo ruolo in Italia è assolto dal M5s e un movimento similare sta sorgendo in Portogallo.

Per converso, in Europa sta implodendo l’area dei partiti “della legittimazione” (democristiani, socialdemocratici, liberali e conservatori) che sino a pochi anni fa, esaurivano quasi del tutto lo spazio politico europeo con percentuali medie intorno all’85-90%. Oggi, assommati, superano a stento il 50% dell’elettorato europeo. E’ significativo anche il risultato di quelle aree politiche che stanno sul crinale fra “partiti della legittimazione” ed opposizione anti sistema di sinistra (Comunisti, socialisti di sinistra e verdi), come dimostra il fatto che a battere Hofer sia stato un verde, mentre la vecchia Spo è quasi scomparsa (grazie al cielo!).

Colpisce in particolare il tracollo della socialdemocrazia europea, quasi scomparsa in Austria, e Grecia, in procinto di esserlo in Francia, in forte affanno in Spagna, Germania, Inghilterra, dove registra le percentuali più basse da molti decenni. La socialdemocrazia sembra destinata a non sopravvivere alla sua svolta liberista.

I liberali hanno una crisi simile, dopo qualche effimero successo come quello inglese di sei anni fa, e, peraltro, partendo da percentuali ben meno ricche della socialdemocrazia. Resistono un po’ meglio i democristiani, i gaullisti ed i conservatori, più a loro agio nel clima liberista.

Negli Usa osserviamo l’irresistibile ascesa di un personaggio a dir poco discutibile e discussissimo come Trump che replica l’ondata del populismo di destra europeo, mentre, sull’altro versante si afferma un democratico anomalo come Bernie Sanders, da sempre autodefinitosi socialista, il che, negli Usa, significa una collocazione antisistema.

Difficile non scorgere il nesso fra queste tendenze elettorali ed il persistere della crisi economica da otto anni. Emerge con prepotenza una domanda politica che eccede i limiti del sistema e minaccia di travolgerlo. Soprattutto nel voto di destra è evidente la reazione a molte paure indotte dalla globalizzazione: la paura identitaria verso l’immigrazione, la paura dell’impoverimento dovuto alla perdita del lavoro, all’erosione dei risparmi, alla folle pressione fiscale.

Tutto questo si incanala abbastanza naturalmente a destra, sia perché la destra cavalca temi come l’ostilità all’immigrazione, sia perché più incline a proporre ricette miracolistiche e “semplici” da propagandare. Ma questo è anche il prodotto delle insufficienze della sinistra radicale, sempre in bilico fra una scelta decisamente antisistema e il “richiamo della foresta socialdemocratica”. La vicenda greca ne è un esempio eloquente: Tsipras non ha avuto il coraggio che la situazione gli richiedeva ed è rifluito nel servizio al sistema, finendo di espropriare il suo paese da piccolo e spregevole traditore quale è. Una lezione da meditare (di cui ho scritto diverse volte anche in passato).

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