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05/06/2016

Ucraina: Poroshenko non sa a che santo votarsi

Sembra che Petro Poroshenko, alla maniera del montanaro gettato per la prima volta in acqua, stia un po’ annaspando e cerchi di aggrapparsi ora a questo, ora a quel fragile rametto che galleggia vicino a lui, ma che non potrà mai tenerlo a galla.

Ieri ha definito i tatari di Crimea “avamposto della ucrainicità” e si è detto convinto della necessità che Kiev debba procedere alla “creazione di un’autonomia crimeano-tatara”, riponendo su essa le speranze per il ritorno della penisola all’Ucraina. Pur non essendo una novità degli ultimi giorni gli scambi di favori tra la Kiev golpista e la Turchia erdoganiana in campo economico, militare e, specificamente, la collaborazione tra “Lupi grigi” e altre formazioni fasciste turche e Medžlis dei tatari di Crimea, la dichiarazione di Poroshenko segue di appena due giorni la richiesta di autonomia avanzata da Lenur Isljamov, il coordinatore del blocco economico della Crimea. Il quale, d’altra parte, parlando evidentemente a nome del Medžlis e del suo leader Mustafa Džemilev, ha ampliato la pretesa alla richiesta di propri governo, presidente, passaporto e esercito, gettando il seme, scrive Novorosinform, perché la Crimea divenga il Kosovo dell’Ucraina. Un pericolo oltremodo teorico: sul tema della Crimea, dopo le dichiarazioni di Putin della settimana scorsa, è tornata ieri anche la presidente del Consiglio di federazione (senato) russo, Valentina Matvienko. Intervenendo al Forum internazionale al palazzo Livadia (l’ex residenza imperiale in cui nel febbraio1945 si riunì la conferenza di Jalta), Matvienko ha detto che la questione dell’appartenenza della Crimea è chiusa e non verrà più posta in discussione. “La riunione è avvenuta non solo in conformità al diritto internazionale, ma anche dai punti di vista morale e storico ha trionfato la giustizia” ha aggiunto. Dunque, su quel fronte, le chances di Poroshenko sembrano davvero scarse.

E anche l’iniziale euforia per il ritorno in patria di Nadezhda Savchenko e la sua proclamazione a “eroe dell’Ucraina” sembra aver già lasciato il posto a fitte ombre sui rapporti tra i due. E’ questo, quindi un ulteriore laccio da cui sembra doversi districare Poroshenko, confuso dalle voci (per ora solamente voci) sul ruolo tutt’altro che amichevole di Nadezhda nei suoi confronti. Dopo gli “allarmi” lanciati dai fans della neonazista subito la grazia concessale da Vladimir Putin, circa un presunto scambio di persona con un agente del Cremlino, tali voci hanno non accennano a placarsi. La persona che ha occupato lo scranno alla Rada sarebbe in realtà un provocatore russo, inviato a Kiev per mettere in difficoltà Poroshenko e organizzare un colpo di stato: ieri è toccato addirittura a un deputato del Blocco di Opposizione (la frazione parlamentare che costituisce una sorta di “opposizione di sua maestà” alla coalizione governativa), Vadim Rabinovich, a dire che “Putin ci ha rifilato un golpe. Savchenko è un leader nazionale; uno dei principali candidati alla presidenza e diventerà la Margaret Tatcher ucraina. Dopo due anni di sciopero “solido” della fame è arrivata in una forma fisica perfetta e con una eloquenza unica. Non capisco come questo possa essersi realizzato dal nulla”.

Ma anche la giocondità manifestata da Poroshenko mentre annunciava l’accordo sulla garanzia al credito per 1 miliardo di $ che Washington concederà a Kiev non appare convinta, e nemmeno convincente. Il credito verrà concesso dagli USA, ma in cambio della loro “partecipazione” (tradotto: direzione) alla lotta anticorruzione in Ucraina tra le file della Procura generale. “A fine giugno o inizio luglio arriveranno alcuni consiglieri USA e verrà creata un’ispezione generale; la condizione è stata la firma per la garanzia al credito”, ha detto Petro Poroshenko, forse un po’ confuso su quale sia la condizione e quale l’effetto. E, forse, sin d’ora avendo in mente, lui stesso, il finale della vicenda della ben più celebre ispezione generale rifilata dal “Revisore” di gogoliana memoria.

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